ServizioContenuto basato su fatti, osservati e verificati dal reporter in modo diretto o riportati da fonti verificate e attendibili.Scopri di piùConcorrenza

Balneari, la Corte Ue: le concessioni italiane non possono essere rinnovate automaticamente

Il giudice di Lussemburgo si è espresso sul ricorso dell’Autorità italiana per la concorrenza contro le proroghe concesse senza appalto pubblico da Ginosa (Taranto), un piccolo comune della costa tarantina per il quale sono le norme nazionali ad avere la meglio su quelle europee. Fdi: presto tavolo tecnico per mappatura delle spiagge

di Andrea Carli

Balneari, Santanchè: "Rischio sanzioni? UE capisca nostre peculiarità"

7' di lettura

Le concessioni di occupazione delle spiagge italiane non possono essere rinnovate automaticamente ma devono essere oggetto di una procedura di selezione imparziale e trasparente. I giudici nazionali e le autorità amministrative sono tenuti ad applicare le norme pertinenti di diritto dell'Unione, disapplicando le disposizioni di diritto nazionale non conformi alle stesse. È quanto ha sottolineato la Corte di giustizia dell’Unione europea nella causa C-348/22 sul tema delle concessioni balneari.

La direttiva Bolkestein

La Corte fa riferimento alla direttiva Bolkestein. In base a questa direttiva, per l'assegnazione di concessioni di occupazione del demanio marittimo, gli Stati membri devono applicare una procedura di selezione tra i candidati potenziali qualora il numero di autorizzazioni disponibili per una determinata attività sia limitato per via della scarsità delle risorse naturali. L'autorizzazione è rilasciata per una durata limitata adeguata e non può prevedere la procedura di rinnovo automatico. Sebbene queste disposizioni, ricorda la Corte di giustizia Ue, siano state recepite nell'ordinamento giuridico italiano, una legge del 2018 (legge 145, “Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2019 e bilancio pluriennale per il triennio 2019-2021”) ha previsto che le concessioni in essere fossero prorogate fino al 31 dicembre 2033, al fine di disporre del tempo necessario allo svolgimento di tutte le attività essenziali per la riforma delle concessioni.

Loading...

Il ricorso dell’Agcm contro la delibera del comune di Ginosa

Di conseguenza il Comune di Ginosa ha prorogato, con delibera del 24 dicembre 2020, le concessioni di occupazione del demanio marittimo nel suo territorio. Ritenendo che tale delibera violasse i principi di concorrenza e libertà di stabilimento, l'Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (AGCM) ha notificato a detto comune un parere motivato, ricordandogli l'obbligo di una previa procedura ad evidenza pubblica e rilevando che le disposizioni nazionali di proroga automatica delle concessioni dovevano essere disapplicate.

La decisione della Corte Ue sui balneari

Visualizza

La pronuncia della Corte di giustizia Ue

Il giudice di Lussemburgo si è dunque espresso sul ricorso dell’Autorità italiana per la concorrenza contro le proroghe concesse senza appalto pubblico da Ginosa (Taranto), un piccolo comune della costa tarantina per il quale sono le norme nazionali ad avere la meglio su quelle europee. Va ricordato che la Corte non risolve la controversia nazionale. Spetta al giudice nazionale risolvere la causa conformemente alla decisione della Corte. Tale decisione vincola egualmente gli altri giudici nazionali ai quali venga sottoposto un problema simile.

Con questa sentenza, la Corte ha dichiarato, in primo luogo, che la direttiva Bolkestein (direttiva 2006/123/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 12 dicembre 2006, relativa ai servizi nel mercato interno) si applica a tutte le concessioni di occupazione del demanio marittimo, a prescindere, a tal proposito, dal fatto che esse presentino un interesse transfrontaliero certo o che riguardino una situazione i cui elementi rilevanti rimangono tutti confinati all'interno di un solo Stato membro. In secondo luogo, il diritto dell'Unione non osta a che la scarsità delle risorse naturali e delle concessioni disponibili sia valutata combinando un approccio generale e astratto, a livello nazionale, e un approccio caso per caso, basato su un'analisi del territorio costiero del comune in questione. È necessario che i criteri adottati da uno Stato membro per valutare la scarsità delle risorse naturali utilizzabili si basino su parametri obiettivi, non discriminatori, trasparenti e proporzionati. In terzo luogo, dall'esame non è emerso alcun elemento idoneo ad inficiare la validità della direttiva relativa ai servizi nel mercato interno. Poiché, da un lato, il fondamento giuridico di un atto deve basarsi sul suo scopo e sul suo contenuto e, dall'altro, la direttiva ha l'obiettivo di agevolare l'esercizio della libertà di stabilimento dei prestatori nonché la libera circolazione dei servizi, il Consiglio ha correttamente deliberato a maggioranza qualificata, conformemente alle disposizioni del Trattato. In quarto luogo, l'obbligo, per gli Stati membri, di applicare una procedura di selezione imparziale e trasparente tra i candidati potenziali, nonché il divieto di rinnovare automaticamente un'autorizzazione rilasciata per una determinata attività sono enunciati in modo incondizionato e sufficientemente preciso dalla direttiva. Poiché tali disposizioni sono produttive di effetti diretti, i giudici nazionali e le autorità amministrative, comprese quelle comunali, sono tenuti ad applicarle, e altresì a disapplicare le norme di diritto nazionale non conformi alle stesse.

Fdi: presto tavolo tecnico per mappatura delle spiagge

«La sentenza di oggi della Corte di Giustizia Ue sui balneari - ha detto Gianluca Caramanna, capogruppo di Fratelli d’Italia in commissione Attività produttive e responsabile del Dipartimento Turismo del partito - è da leggere attentamente. Se da un lato ribadisce alcuni principi già noti, dall’altro conferisce piena legittimità e rafforza l’utilità del lavoro impostato dal governo con il tavolo tecnico, che sarà chiamato a breve a predisporre la mappatura delle aree demaniali. Su questa base, siamo certi, il governo potrà continuare il dialogo in corso con la Commissione Ue, al fine di arrivare in tempi brevi ad una normativa che definisca una volta per tutte la questione, garantendo un quadro certo agli operatori e alle amministrazioni coinvolte».

Sib: si applica Bolkestein a condizione che risorsa sia scarsa, governo avvii verifiche

«Nella sua sentenza odierna i giudici della Corte di Lussemburgo hanno confermato quanto già chiarito nella loro precedente sentenza Promoimpresa del 14 luglio 2016. Il presupposto per l’applicazione della direttiva Bolkestein alle concessioni demaniali marittime ad uso turistico ricreativo è ’la scarsità di risorsa’, e cioè l’impossibilità del rilascio di nuove concessioni». È quanto ha sottolineato Antonio Capacchione, presidente del Sindacato italiano balneari aderente a Fipe/Confcommercio. «È stato chiarito poi - spiega - che “la scarsità” deve essere stabilita combinando un approccio generale con una valutazione caso per caso. Sotto questo aspetto la Corte smentisce il Consiglio di Stato che, con le note sentenze dell'adunanza plenaria, si è arrogato un compito che spetta allo Stato, stabilendo la scarsità con criteri generici ed astratti e non effettuando una valutazione caso per caso. Questa valutazione costituisce una novità importante sulle possibili soluzioni, che restano di esclusiva prerogativa del nostro Stato. Il Governo pertanto acceleri nella ricognizione delle concessioni demaniali marittime vigenti per la verifica della “scarsità della risorsa” sia, poi, convocato, con urgenza, il tavolo istituito con la recente legge 14 del 24 febbraio scorso. Si emani, nel più breve tempo possibile, una nuova legge che superi le disposizioni fissate dal precedente Governo, effettuando un corretto bilanciamento fra l’esigenza di una maggiore concorrenza con la tutela dei diritti dei concessionari attualmente operanti».

Sulle concessioni balneari Italia osservata speciale

Sul tema delle concessioni balneari e del rispetto della direttiva Bolkestein l’Italia ha un ruolo abbastanza delicato: quello di “osservato speciale”, sotto la lente della Commissione europea. Bruxelles è in pressing: chiede che il governo trovi «urgentemente» una soluzione per salvaguardare la concorrenza e garantire la «trasparenza» e l’«imparzialità» delle procedure di gara. La partita sui balneari si intreccia con le altre che l’Italia sta giocando con l’Ue: dalla terza rata del Pnrr al Mes, al Patto di stabilità.

La mossa di prorogare di un anno le concessioni

A dare fuoco alle polveri del lungo confronto sull’asse Roma-Bruxelles nelle ultime settimane è stato il decreto Milleproroghe, con il via libera all’ulteriore dilazione di un anno - fino al 31 dicembre 2024 - delle concessioni (termine differibile di un ulteriore anno in caso di contenziosi o impedimenti per i Comuni che devono chiudere le procedure di gara). Un rinvio che, in quanto del tutto contrario alla linea delineata dalla Commissione europea, non è “andato giù” al commissario Ue per il Mercato interno, Thierry Breton.

Le possibili conseguenze

La decisione della Corte di giustizia «potrebbe avere delle conseguenze» che, secondo fonti della Commissione, l’Italia - al pari di altri Paesi sotto infrazione come Spagna e Portogallo - non potrà esimersi dal prendere in considerazione per decidere che strada imboccare. Anche perché i giudici chiariranno una volta per tutte se la Bolkestein sia «valida e vincolante» per tutti i Ventisette, pur essendo stata adottata a maggioranza e non all’unanimità, o se lasci «spazi discrezionali» nell’applicazione. Il dilemma sta tutto nell’accettare o meno di fare quelle gare «trasparenti e non discriminatorie» previste dell’Ue.

Ue: faremo monitoraggio rigoroso su Italia

Ora che la Corte ha deciso che va applicata la direttiva sui servizi, a stretto giro potrebbe essere inviata a Roma la lettera che la Commissione tiene da tempo nel cassetto, con la richiesta di conformarsi al diritto europeo. Sulle concessioni la prima ministra italiana Giorgia Meloni nell’incontro con il commissario Thierry Breton la scorsa settimana «ha assicurato che le autorità nazionali in Italia applicheranno molto rapidamente la legislazione europea e che le autorità nazionali procederanno ad allineare la legislazione nazionale italiana alle norme europee - ha ricordato nelle ultime ore una portavoce della Commissione europea nel corso del briefing quotidiano con la stampa -. Naturalmente effettueremo un monitoraggio diretto e molto rigoroso della situazione e saremo in costante contatto con le autorità italiane a questo proposito».

Lo spettro della lettera di Bruxelles

Bruxelles, che ha aperto nei confronti dell’Italia una procedura di infrazione nel 2020, rimproverandoci di chiudere alla libera concorrenza il settore delle aziende balneari, potrebbe dunque inviare a Roma un parere motivato, con il quale presentare richiesta formale di conformarsi al diritto europeo. Il governo avrebbe due mesi di tempo, quindi fino a tutto giugno. Poi, se da parte dell’Italia non dovesse arrivare una “soluzione”, Bruxelles potrebbe ricorrere al “pugno duro”. Ovvero il fatto che Roma risulta inadempiente nell’applicazione della direttiva sui servizi nel mercato europeo comune (direttiva dell’Unione Europea 2006/123/CE) verrebbe segnalato alla Corte di giustizia Ue. Insomma, l’Italia verrebbe deferita, e rischierebbe una multa salata.

Il bivio

Il governo si trova davanti a un bivio: o imboccare prima dell’estate la strada che conduce alla piena conformità con il diritto Ue, oppure andare allo scontro frontale con Bruxelles. Dagli ultimi incontri che l’esecutivo ha avuto con esponenti della Commissione, a cominciare da quello che si è svolto giovedì 13 aprile a Palazzo Chigi tra Meloni e Breton, sembrerebbe che l’opzione nei piani del governo sia la prima, ossia che non ci sia la volontà di andare al muro contro muro. La leader di FdI avrebbe rassicurato sulla volontà di rivedere la proroga delle concessioni balneari al 31 dicembre 2024, espressa nel Milleproroghe, anticipandone la scadenza per venire incontro alle richieste dell’Ue.

Per quanto riguarda un possibile intervento correttivo, alla luce del pressing Ue, sembra guadagnare quota uno specifico decreto legge. Meloni ha promesso che avrebbe tenuto conto delle osservazioni del presidente della Repubblica Sergio Mattarella che, nel promulgare il Milleproroghe, aveva sottolineato come il parlamento avesse aggiunto al decreto norme sui balneari in contrasto con le decisioni dei giudici italiani (il Consiglio di Stato) e con il diritto europeo. Le prossime ore potrebbero aiutare a capire come si risolverà la partita. E, soprattutto, se si risolverà.

Riproduzione riservata ©

loading...

Loading...

Brand connect

Loading...

Newsletter

Notizie e approfondimenti sugli avvenimenti politici, economici e finanziari.

Iscriviti