Banca Carige, una settimana per decidere il nuovo board
Il Fondo interbancario e i trentini di Cassa Centrale Banca stringono sulla selezione dei nuovi vertici: circola anche il nome di Alessandro Decio, attuale ad di Sace
di Luca Davi
2' di lettura
Mentre i commissari straordinari di Carige annunciano di non essere in lizza per il rinnovo del board, i futuri azionisti di peso - il Fondo interbancario e Ccb - stringono sulla scelta dei nuovi vertici. Entro fine mese, il Fondo interbancario - che a valle dell’aumento di capitale da 700 milioni avrà una quota tra il 73% e l’82% della nuova Carige- dovrebbe esaminare la lista dei nove membri che comporranno il nuovo Consiglio .
Al momento le valutazioni sono in corso, visto che l’advisor Spencer Stuart ha chiuso la procedura di selezione dei possibili candidati. Evidente che le caselle di rilievo saranno quelle del nuovo a.d., oltre che del presidente. Nomi che non possono essere certo sgraditi all’altro socio di peso, Ccb, che a tendere - una volta esercitata la call, realisticamente al termine del 2020 - potrebbe salire dal 9% post-aumento a una quota compresa tra l’82% e il 91%. Ancora da trovare la quadra in particolare sul nome del futuro a.d., per cui negli ultimi giorni sul mercato circola il nome di Alessandro Decio, attuale ceo di Sace.
Il passo indietro dei commissari
Si vedrà. Di certo a fare un passo indietro sono stati i commissari straordinari, Fabio Innocenzi, Pietro Modiano e Raffaele Lener. Che spazzano via così ogni ipotesi di un futuro reincarico, anche in qualità di futuri membri del consiglio, una volta terminato il commissariamento il prossimo gennaio. «Riteniamo che sia importante già da oggi - scrivono i commissari in una lettera ai dipendenti Carige - comunicarvi che non saremo noi a guidare la banca post commissariamento in linea con quanto raccomandato dall’articolo 12 del “Codice deontologico per i componenti degli organi delle procedure di gestione delle crisi (gestione provvisoria, amministrazione straordinaria, liquidazione coatta amministrativa) delle banche e degli altri intermediari sottoposti a vigilanza». L’articolo in questione prevede infatti che i Commissari Straordinari «evitino di assumere cariche (o anche solo incarichi) presso l’intermediario interessato per un anno dopo la fine della procedura».
Il pensiero per i dipendenti
Un’indicazione «giusta», dicono Innocenzi e Modiano, che ha spinto per una mossa all’insegna dell’opportunità, benchè formalmente non obbligata. I due manager peraltro erano stati nominati - «con una decisione con pochi o nessun precedente» - commissari dalla Vigilanza dopo aver ricoperto il ruolo di a.d. e presidente. Il pensiero finale di Innocenzi e Modiano va in particolare ai dipendenti con cui è « difficile pensare di non lavorare più al vostro fianco. Sono stati mesi intensissimi anche dal punto di vista umano ed il legame che si è creato va ben oltre i rapporti squisitamente professionali».
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