Banca d’Italia: euro digitale non minaccerà banche. Abi: conti 2022 non solo per i tassi
Uno studio di via XX Settembre avverte: «Effetti contenuti, se la domanda comporterà una riduzione dei depositi al dettaglio inferiore al 15%»
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L’euro digitale non minaccerà la stabilità delle banche private con una «fuga» del denaro di risparmiatori e investitori dai loro depositi verso la moneta virtuale della Bce a patto che vengano presi alcuni accorgimenti come la riduzione delle riserve in eccesso e ,un aumento dei finanziamenti interbancari e dell’emissione di obbligazioni. Mentre è ancora in corso la discussione su se avviare la fase del progetto finale (la decisione sarà presa da Francoforte in autunno e vi sta lavorando il componente del board Fabio Panetta), uno studio della Banca d’Italia prova a dissipare i timori espressi da una parte del sistema bancario e finanziario.
«Gli effetti dell’euro digitale sulla raccolta del sistema bancario italiano - si legge - sarebbero nel complesso contenuti, se la domanda fosse tale da comportare una riduzione dei depositi al dettaglio inferiore al 15 per cento e la sua emissione avvenisse in un contesto di ampia liquidità e raccolta stabile per le banche».
Intanto, dal Festival dell’Economia di Torino, parla il presidente dell’Abi Antonio Patuelli: «Non si faccia l’errore di pensare che i consuntivi del 2022 di alcune banche italiane, molto positivi o solo positivi, dipendano principalmente o esclusivamente dall’aumento dei tassi di interesse avvenuto da luglio in poi. Si farebbe un errore concettuale perché erano già evidenziati in nuce nel primo semestre 2022. Sarebbe un’ingenerosa, ingiusta e molto parziale visione. Ci sono state fortissime operazioni di ripatrimonializzazione delle banche con giganteschi aumenti di capitale, forti accantonamenti annuali, fortissime ristrutturazioni».
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