Banca Ifis sospende lo shopping: «Occorre mettere ordine nel business»
di Vittorio Carlini
3' di lettura
«Vogliamo concentrarci sulla crescita per linee interne. E poi ricercare maggiori sinergie tra le varie attività del gruppo, senza escludere razionalizzazioni del business». Luciano Colombini, nuovo amministratore delegato di Banca Ifis, riassume così le priorità strategiche a sostegno dell’istituto. «Una società - rileva il manager - che in passato ha compiuto diverse acquisizioni ma che ora deve riuscire ad estrarre maggiore valore dalle operazioni realizzate».
Cosa intende dire?
Penso, ad esempio, alle competenze di Interbanca nella finanza straordinaria. Oltre l’erogazione del credito, dobbiamo essere in grado di offrire servizi di consulenza alle piccole e medie imprese. Puntiamo a crescere nel Nord Est dell’Italia dove, dopo le note vicende legate a Veneto Banca e Popolare Vicenza, ci sono spazi per ampliare l’attività.
Già, ampliare l’attività: resta il focus sui crediti deteriorati?
Sì, insieme al segmento imprese, sono strategici per la banca. Vogliamo migliorare la gestione e il recupero delle posizioni deteriorate. Quest’ultima attività è il vero driver dei profitti nel mondo degli Npl.
Tra gennaio e marzo scorsi, però, le nuove acquisizioni di portafogli di Npl sono state quasi nulle.
Di là dal fatto che la mia nomina è avvenuta dopo la chiusura del primo trimestre, si è trattato di una dinamica stagionale. Di recente abbiamo acquisito nuove posizioni per circa 600 milioni di valore nominale. E ne stiamo valutando ulteriori 1,5 miliardi. Siamo presenti in tutte le operazioni che consideriamo interessanti. Ciò detto sottolineo che, riguardo alle valutazioni dei crediti problematici su cui il mercato aveva ventilato qualche dubbio, ho trovato una situazione trasparente. L’approccio della banca è stato, e sarà, improntato a serietà e prudenza. Non c’è bisogno di rettifiche straordinarie sul segmento Npl né sulla qualità dell’attivo.
Sempre riguardo ai numeri al 31 marzo scorso, il rapporto tra costi e ricavi è salito al 57,2%. Una dinamica non positiva…
Il numero, oltre agli oneri legati al Fondo nazionale di risoluzione, è soprattutto l’effetto contingente dell’acquisizione di Fbs. C’è bisogno di un po’ di tempo per integrare la società e portare a regime l’operazione. Ciò detto serve un maggiore controllo dei costi. Nel piano industriale, che presenteremo in autunno, un focus è sugli oneri operativi. Il target sarà, a fine piano, di arrivare finanche alla riduzione di circa il 10% dell’attuale base costi.
Lei ha indicato l'eventualità di razionalizzare il business: vale a dire?
È presto per definire singole operazioni. In generale posso dire che, ad esempio, è al vaglio l’ipotesi di riordinare in un’unica direzione centrale le varie funzioni commerciali a sostegno delle imprese: dal factoring al leasing fino alla finanza strutturata.
Novità sul fronte della raccolta?
A fianco di quella retail in Italia, che è fondamentale, vogliamo aggiungere altre forme di funding all’estero. In autunno avvieremo la partecipazione in Germania a una piattaforma che fa marketing in favore delle banche commerciali italiane. Il risparmiatore di quel Paese esegue il bonifico sulla piattaforma che, poi, viene iscritto sui conti dei nostri istituti.
Di là dalle strategie, il mercato è stato sorpreso dall’uscita di scena del precedente ceo con cui l’istituto veniva identificato. Si è pensato al disimpegno dell’azionista di riferimento.
Non è così. Il presidente Sebastien Egon Fürstenberg, tramite la finanziaria “La Scogliera”, ha voluto riaffermare la sua posizione di azionista di controllo. La nomina di suo figlio Ernesto quale vicepresidente è il segnale di come si stiano gettando le basi per un avvicendamento senza soluzioni di continuità.
Gli investitori, in realtà, hanno mostrato perplessità proprio rispetto a quest’ultima mossa…
Dubbi assolutamente infondati. Ernesto Furstenberg è entrato in cda come vicepresidente senza deleghe operative con un approccio proattivo e capacità di ascolto. Ciò detto la società è contraddistinta da una solida corporate governance che garantisce efficienza, e trasparenza, nell’ambito gestionale.
Infine il titolo in Borsa: da inizio anno è calato più del settore di riferimento. La preoccupa?
Il nostro rapporto tra prezzo e patrimonio netto è circa 0,46 volte. Un valore superiore a quello di molte altre banche italiane. Poi: è ovvio che gli investitori attendano le nuove linee strategiche del gruppo. Per questo stiamo approntando il nuovo business plan.
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