Banca del Piceno potenzia i servizi
L’istituto pronto a investire in postazioni bancomat di ultima generazione e sulla managerializzazione del personale. Utile netto nei primi 9 mesi del 2023 oltre 7 milioni (contro i 10 di tutto il 2022). Nuovi prestiti ai clienti per 90 milioni
di Michele Romano
4' di lettura
Con i suoi seimila soci, 47 mila clienti, 206 dipendenti, 28 filiali e 79 comuni presidiati tra Civitanova Marche e Giulianova, Banca del Piceno è oggi la più grande Bcc tra Marche, Abruzzo e Molise. Un territorio ampio, con un tessuto economico omogeneo, caratterizzato dalla piccola dimensione e dalla prevalenza del manifatturiero, della bioagricoltura e del turismo.
La storia della banca inizia nel 1898 con la nascita della Cassa Rurale dei Prestiti di Castignano e Rotella, alla quale seguirono la Cassa Rurale dei Risparmi di Montalto Marche (1901), la Cassa Rurale dei Prestiti di Acquaviva Picena (1902), la Cassa Rurale di Prestiti San Giacomo di Monteprandone (1903); dopo varie fusioni, avviate negli anni ’70 e intensificatesi negli anni ‘90, nel dicembre 2017 una stretta di mano sancì la nascita di quella che, il mese dopo, è diventata Banca del Piceno. Per Banca d’Italia, quella tra Banca Picena Truentina e Banca del Piceno, fu una fusione perfetta, «una svolta epocale» la definisce oggi Alfio Bagalini, che da agosto scorso ha assunto la carica di presidente, e le anime delle due compagini hanno pari dignità e peso nel consiglio di amministrazione, «smentendo con i fatti quel luogo comune secondo il quale una piccola realtà bancaria preferisce crescere da sola». Una delle valutazioni contenute nel piano industriale prevedeva di allargare la base e completare la copertura territoriale, «già ottima perché nata dalla fusione di due istituti di credito che avevano un secolo di storia e non presentavano sovrapposizioni». Il nome Banca del Piceno ha poi messo tutti d’accordo: «al centro ci sono le persone e non c’è solo un’area geografica» e la vocazione locale della banca, «porta a una convergenza di interessi con le imprese che operano nel territorio». La sede centrale è ad Acquaviva Picena, all’interno di palazzo Sciarra acquistato dall’istituto di credito nei primi anni Duemila, ristrutturato nella sua parte storica e ampliato: due anni di lavori per realizzare un corposo intervento, che di fatto lo ha reso uno degli edifici di pregio delle Marche.
I fondamentali di Banca del Piceno sono solidi: l’utile netto del 2022 ha sfiorato i 10 milioni di euro e sono già oltre 7 milioni quelli relativi ai primi 9 mesi del 2023 (nel 2021 era di 1,15 milioni), gli impieghi verso clientela sfiorano i 690 milioni, i fondi propri superano gli 89, il Cet1 è pari al 23,58% e la copertura NPL al 61,01%; i numeri dei primi 9 mesi di quest’anno evidenziano nuove erogazioni di prestiti alla clientela per 90 milioni di euro, con un’impennata di richieste legate, per quanto riguarda il settore delle costruzioni, al bonus sisma e al 110%, e su progetti di innovazione, formazione e internazionalizzazione delle imprese.
«Abbiamo una missione precisa verso i soci e il territorio e la solidità della banca ci aiuta ad essere ottimisti», sottolinea il vicepresidente vicario Claudio Censori, ricordando che Banca del Piceno ha sostenuto la fase di ricostruzione post sisma erogando 12 milioni. Del resto, essere banca di comunità, com’è nel dna del credito cooperativo, significa non solo fare utili, ma essere utili: «La consapevolezza di essere mutualistici, nel senso di dare nel rispetto di tutti, è basilare e vogliamo essere proattivi - osserva il presidente -. Ascoltiamo le necessità del territorio di riferimento e siamo orgogliosi di essere al fianco delle associazioni del volontariato, del terzo settore, della sanità, cercando di dare un contributo sostanziale all’aumento della qualità della vita della società. Essere vicini alla gente significa anche salvaguardare non solo il territorio, ma anche un patrimonio fatto di storia, tradizione, valori». E in questa direzione vanno anche i Premi di Studio, assegnati annualmente agli studenti diplomati o laureati con il massimo dei voti, «un modo concreto per essere orgogliosi della loro vita scolastica».
Nel 2024 non è in programma l’apertura di nuovi sportelli, ma un’accelerazione sul fronte dei servizi. «Continueremo a rispondere agli stimoli che arrivano dall’esterno e, innanzitutto, non lasceremo i piccoli comuni sguarniti, anzi avremo un posizionamento ancora più marcato – spiega Censori -. Significa che, laddove si presenteranno opportunità di mercato, dovute al fatto che altri competitor lasciano il territorio, la Banca del Piceno sarà pronta a subentrare con nuovi servizi, con postazioni bancomat di ultima generazione e attraverso il potenziamento e una maggiore managerializzazione del personale in alcune filiali che consideriamo chiave».
«La stabilità di Banca del Piceno, la possibilità di usufruire delle competenze di Iccrea ci fa sentire a tutti gli effetti co-protagonisti attivi dello sviluppo della nostra comunità, economica e sociale – conclude il presidente Bagalini -. Un rapporto speciale con il territorio che continuerà a rinnovarsi negli anni, così come è stato da 125 a questa parte». Radici che arrivano al 1458, come ha ricordato Sergio Gatti, direttore generale di Federcasse, quando nacque ad Ascoli Piceno il primo Monte di Pietà d’Italia, «il bisnonno di tutte le banche».
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