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Bancari i più colpiti in Borsa da crisi Ucraina, a Milano affonda Unicredit

Vendite su tutto il settore in Europa: l'austriaca Reiffeisen, la francese SocGen e il gruppo italiano sono tra i più esposti verso Mosca

di Paolo Paronetto

Mercati, ora la tempesta rischia di essere perfetta

3' di lettura

(Il Sole 24 Ore Radiocor Plus) - L’attacco russo all'Ucraina affonda i titoli bancari in tutta Europa e a Piazza Affari. L’aumento generale dell'avversione al rischio e le possibili ripercussioni economiche legate alle nuove sanzioni su Mosca spingono infatti gli investitori ad alleggerire le posizioni sul settore, che mette a segno la peggiore prestazione di giornata a livello continentale con un calo vicino al 6% del sottoindice Stoxx.

Tutti gli istituti monitorano l’escalation

Tutti i principali istituti, riferiscono fonti di mercato, in queste ore stanno monitorando con attenzione l'escalation della crisi ucraina, studiando i potenziali impatti sulle proprie attività e i piani per limitarli.

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Il mercato, naturalmente, mette nel mirino in primo luogo le banche europee con maggiore esposizione diretta alla Russia: in base ai calcoli di Autonomous, all'austriaca Reiffeisen fa capo il decimo gruppo bancario russo con impieghi per 11,6 miliardi, Societé Generale attraverso Rosbank è undicesima con 10,4 miliardi e UniCredit è quattordicesima con circa 8 miliardi (e 14 miliardi in termini di asset totali secondo gli analisti di Bestinver).

Intesa Sanpaolo, da parte sua, si ferma a un'esposizione di 5,5 miliardi in termini di impieghi. Alla Borsa di Vienna i titoli Reiffeisen perdono così oltre il 16%, mentre a Parigi Socgen è in calo del 7,5% e a Piazza Affari Unicredit è la peggiore e anche Intesa Sanpaolo accusa significativi cali. Tra i principali titoli milanesi le vendite colpiscono anche Banco Bpm,Banca Generali, Banca Mediolanum e Banca Pop Er.

Intesa ha 28 sportelli e mille dipendenti in Russia

Per quanto riguarda nel dettaglio i due big di casa nostra, il presidente di Intesa, Gian Maria Gros-Pietro, ha ribadito che l'istituto tiene «la situazione sotto osservazione». «Abbiamo un ministro degli Esteri, abbiamo un governo, abbiamo un’Unione europea, facciamo parte della Nato, quindi le banche si uniformano alle decisioni che vengono prese dalle istituzioni», ha sottolineato.

Intesa Sanpaolo Russia ha una rete di 28 sportelli e circa mille dipendenti. L'esposizione al rischio sovrano russo è limitata a circa 50 milioni. «Noi non facciamo geopolitica - aveva spiegato l'a.d. Carlo Messina a inizio febbraio -. Noi rispettiamo le regole che ci sono nell'ambito internazionale». «Rispetteremo le regole che verranno definite di volta in volta - aveva aggiunto -, ma non vedo che problemi ci possano essere per noi in Russia che per noi, tra l'altro, e' anche profittevole».

Unicredit, in Russia generato il 3% dei ricavi

UniCredit, da parte sua, nel Paese ha una rete di 72 sportelli e un'esposizione al debito sovrano di circa un miliardo. La controllata russa rappresenta circa il 3% dei ricavi e del capitale allocato del gruppo e la banca ha segnalato di recente che tutte le esposizioni presentano un elevato grado di copertura.

A fine gennaio l'amministratore delegato Andrea Orcel aveva spiegato che UniCredit «resta in Russia», dove ha «sempre avuto una presenza superiore al costo del capitale». «Siamo contenti», della presenza in Russia, aveva aggiunto, «e siamo impegnati» a mantenerla, anche perché «non ha impatti significativi sul nostro costo del rischio visto anche la dimensione sul totale delle nostre attività».

Orcel aveva tuttavia ammesso di aver deciso di ritirarsi dalla due diligence per acquisire la russa Otkritie proprio «visto il contesto politico». Nel 2021 UniCredit ha realizzato nel Paese un utile di 180 milioni, in crescita del 48,5% rispetto al 2020.

Per quanto riguarda infine l'esposizione alla Russia dei settori bancari dei singoli stati europei, i dati della Banca dei regolamenti internazionali aggiornati a giugno 2021 citati in un report del Credit Suisse mettono ai primi posti Italia, Francia e Austria. Per gli istituti italiani e francesi l'esposizione complessiva è superiore ai 30 miliardi di dollari, mentre per quelli austriaci e' intorno ai 22-23 miliardi di dollari.

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