la commissione d’inchiesta

Banche, Corte Conti Lazio: su derivati Tesoro valutazioni Mef inadeguate

di Redazione Online

(ANSA)

3' di lettura

Con il derivato stipulato con Morgan Stanley e chiuso anticipatamente, «lo Stato italiano ha pagato 4 miliardi di euro nel giro di tre mesi». È quanto ha detto il procuratore presso la procura regionale del Lazio della Corte dei Conti Andrea Lupi in audizione alla commissione di inchiesta sulle banche. «Secondo noi il danno c'è stato - ha detto Lupi - ed è collegato a comportamenti ampiamente colpevoli non solo dei responsabili di Morgan Stanley ma anche dei dirigenti del Tesoro». Il procuratore ha sottolineato infatti che il vantaggio per il Tesoro di circa 40 milioni l’anno che garantivano tali derivati non può certo essere paragonato ai 4 miliardi che il Tesoro poi ha dovuto sborsare.

Corte Conti: su derivati valutazioni Mef inadeguate
Accuse ribadite in audizione dal sostituto procuratore presso la procura regionale del Lazio della Corte dei Conti Massimiliano Minerva, secondo il quale il Mef, che stipulò con Morgan Stanley un derivato nel 1994, mostrò una «sostanziale inadeguatezza delle proprie strutture ministeriali, soprattutto per quanto riguarda la valutazione del rischio». In particolare la responsabile del debito pubblico, Maria Cannata, ebbe «comportamenti omissivi». Un comportamento secondo Minerva «sconcertante perché l’amministrazione al momento della sottoscrizione di prodotti finanziari non è pienamente consapevole delle alee che assumeva». Secondo quanto hanno poi precisato i procuratori della Corte dei Conti, ci vollero 20 anni perché i vertici del Tesoro arrivassero alla consapevolezza delle clausole asimmetriche che di fatto favorivano Morgan Stanley. Tuttavia anche dal 2007 quando Cannata dichiarò di esser venuta a conoscenza di tali clausole «se ne sottovaluta la portata». In sostanza, secondo Minerva, fino al 2007 il ministero non sa e «dal 2007 al 2011 il ministro non fa nulla per cercare di ricondurre questa clausola a una dimensione sostenibile».

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Maccarone: influenza nefasta da scelta Ue su Tercas
«Io non ho dubbi che quella della commissione sia una posizione illegittima. Qualcuno ce lo deve dire, auspicabilmente ce lo dirà la Corte di Giustizia». È
quanto ha detto invece in audizione il presidente del Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi (Fitd) Salvatore Maccarone, parlando della decisione europea di considerare aiuti di stato l'intervento dello stesso Fitd in banca Tercas. Certo è che, secondo quanto riferito da Maccarrone, l’interpretazione della norma sugli aiuti di Stato da parte della Commissione Ue relative all’intervento del Fondo interbancario di tutela dei depositi (Fitd) su Banca Tercas «ha avuto un’influenza nefasta sulla possibilità di intervenire sulle banche» del Centro - Banca Marche, Etruria, Cariferrara e Carichieti - poi andate in risoluzione a novembre 2015. Un salvataggio delle 4 banche finite in risoluzione, da parte dello schema volontario del Fitd sarebbe stato infatti «meno oneroso per le banche italiane» che hanno avuto un esborso di 1,5 miliardi di euro in più.

Tabellini: credito all'economia non cresce in modo adeguato
Audizione davanti alla commissione d'inchiesta anche per Guido Tabellini, ex rettore della Bocconi, secondo il quale l'offerta di credito all'economia delle banche presenti in Italia non sta crescendo «in modo adeguato». L'ex rettore, convocato per dare la sua valutazione sulla genesi della crisi del debito sovrano, nota che la montagna di sofferenze accumulate dalle banche italiane non è stata frutto di politiche di credito «sbagliate nel loro complesso» ma «della severità della crisi». Il giudizio, aggiunge Tabellini, non assolve singole banche che potrebbero aver sbagliato le loro politiche creditizie per errori o comportamenti fraudolenti» . Per le banche italiane 70 miliardi di sofferenze nette, la fotografia a giugno scorso, sono ancora un fardello importante.


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