Banche deboli in Borsa, il mercato teme che l'effetto tassi sia agli sgoccioli
Secondo Deutsche Bank gli analisti si interrogano sulla sostenibilità del boom dei ricavi. Tagliata a "sell" la raccomandazione su Mediobanca
di Paolo Paronetto
2' di lettura
(Il Sole 24 Ore Radiocor) - Banche deboli a Piazza Affari dove, dopo un avvio contrastato, i titoli degli istituti di credito hanno progressivamente perso terreno. Nonostante gli ottimi risultati 2022, spiegano dalle sale operative, il mercato inizia a mettere in dubbio la sostenibilità di una crescita dei ricavi in gran parte spinta dal rialzo dei tassi di interesse. Un elemento di attenzione in questo senso è arrivato anche dal colosso Hsbc, che pur annunciando risultati 2022 in netto rialzo e un possibile dividendo straordinario, ha presentato una guidance 2023 giudicata «prudente», facendo pensare agli investitori che l'effetto tassi possa aver già raggiunto il picco.
Le banche italiane, da parte loro, sono messe sotto i riflettori anche da uno studio di Deutsche Bank sull'intero comparto, intitolato «Meglio delle attese è peggio delle attese». Gli esperti confermano che, nonostante risultati «decisamente migliori delle previsioni» nel quarto trimestre, la reazione dei titoli in Borsa è stata «meno brillante», con solo Banca Mps (+4% rispetto alla media del settore), Intesa Sanpaolo (+3%) e Unicredit (+3%) capaci di fare meglio dei competitor dopo la pubblicazione del bilancio. «Secondo noi - scrivono dall'istituto tedesco - gli investitori stanno cominciando a distinguere in base alla qualità dei numeri relativi al margine di interesse e alla sua sostenibilità da qui in avanti». In quest'ottica, le banche «non ancora pronte a migliorare la guidance di utile per azione non vengono premiate da un miglioramento dei multipli di mercato». Deutsche ritiene in particolare che il business bancario "core" di Banco Bpm, Credem e UniCredit potrebbe continuare a fornire sorprese positive, con un trend di margine di interesse migliore del previsto, e «rafforza» il "buy" su Intesa Sanpaolo, che «ora è la terza banca in Europa per redditività», grazie a «un ritorno sul capitale attraente, una posizione patrimoniale migliorata e multipli ancora relativamente bassi». Rivisto al ribasso, invece, il giudizio su Mediobanca (-1,23% a 10 euro a Piazza Affari) a "sell" dal precedente "hold". Il target price è di 9,8 euro. Secondo gli analisti i ricavi di Piazzetta Cuccia «hanno poco spazio per accelerare nei prossimi anni, sia considerando il margine di interesse (Mediobanca non ha la stessa sensibilità all'aumento dei tassi delle banche commerciali) che le commissioni (che hanno beneficiato di volumi record nell'investment banking)». L'istituto, inoltre, «quota a premio rispetto alla media delle banche italiane», mentre la quota Delfin, appena sotto il 20%, «potrebbe frenare il titolo in futuro, dato che non facilita opzioni di M&A».
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