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Banche ko, con collasso Svb possibile stop a stretta Fed e Bce

Bper e Banco Bpm cedono oltre 8-9 punti, male anche Finecobank, Intesa e gli altri finanziari. A Zurigo Credit Suisse a nuovi minimi storici. Pesa il caos negli Stati Uniti

di Paolo Paronetto

(AFP)

3' di lettura

(Il Sole 24 Ore Radiocor) - Il caos bancario negli Stati Uniti, con il fallimento di Silicon Valley Bank e l'intervento delle autorità americane per fermare il contagio, continua a pesare anche sugli istituti di credito del Vecchio Continente. Le quotazioni sui principali listini europei risentono non solo dell'aumento dell'incertezza, ma anche della possibilità che la Federal Reserve abbandoni l'ipotesi di nuovi aggressivi rialzi dei tassi, eliminando dallo scenario il principale fattore di sostegno dei ricavi bancari. Il sottoindice Stoxx a livello continentale cede il 3,75% e le vendite colpiscono tutti i titoli principali. A Piazza Affari i titoli delle banche arrivano a registrare anche ribassi del 10%: perdono infatti quota Banca Mediolanum, Unicredit, Mediobanca, Intesa Sanpaolo, Finecobank, Banco Bpm e Banca Pop Er. Nel resto d'Europa, a Parigi Bnp Paribas cede il 3,83%, Societé Generale il 3,76% e Credit Agricole il 3,28%. A Francoforte Deutsche Bank lascia sul terreno il 3,86%, mentre a Madrid le vendite colpiscono Bbva (-4,06%), Caixabank (-4,08%), Santander (-4,6%), Bankinter (-5,4%) e Banco Sabadell (-5,91%). A Londra -3,23% per Lloyds e -3,04% per Hsbc, che ha comprato per una sterlina la controllata britannica di Svb. A Zurigo male Credit Suisse (-7,65%), che tocca i nuovi minimi storici, e Ubs (-3,08%).

Per analisti possibili rischi per intero settore

Silicon Valley Bank non è una banca sistemica, ma le conseguenze del suo fallimento rischiano di colpire l'intero settore a causa della gestione del suo collasso da parte delle Autorità Usa. E' il giudizio di Bestinver, che punta il dito contro il «fondo di salvataggio sistemico sostenuto da tutte le banche virtualmente creato da Fed, Tesoro e Fdic». «Le autorità di regolamentazione in pratica hanno diffuso il rischio di una banca e i futuri rischi di altri istituti falliti sugli istituti in buona salute», scrivono gli analisti. «Ora tutte le banche che falliranno saranno sostenute dalle altre e i premi per il rischio degli istituti solidi aumenteranno», aggiunge Bestinver, che traccia il parallelo con il fondo Atlante varato in Italia nel 2016 per salvare la Popolare di Vicenza e Veneto Banca. «E' stata una mossa decisamente sbagliata da parte delle autorità italiane e ora gli Stati Uniti l'hanno ripetuta», conclude.

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Piace l'azione tempestiva della Fed e delle autorità Usa

Detto questo, gli analisti apprezza l'intervento tempestivo delle autorità americane. «Valutiamo positivamente l a pronta decisione delle autorità americane per far fronte al rischio di panico dei depositanti in modo da evitare il rischio contagio», scrivono gli analisti di Intermonte, notando che Svb è «un caso particolare, una banca con solo il 3% dei depositanti con depositi sotto 250mila dollari, attivi molto concentrati a favore di start up, fintech, crypto valute e missmatch asset liability molto pronunciati». «L’impatto della crisi americana - notano d'altra parte gli esperti - potrebbe avere come effetti collaterali un minore rialzo dei tassi da parte di Fed e Bce e una maggiore competizione sui depositi». Proprio la stretta aggressiva della politica monetaria ha messo le ali lo scorso anno ai bilanci bancari, che si aspettavano un simile sostegno anche nei prossimi mesi, almeno fino a metà 2023. Al momento tuttavia, al vertice di marzo appare escluso un nuovo rialzo di 50 punti base e sta crescendo addirittura la probabilità di un mantenimento dello status quo. I future sui Fed Fund considerano probabile al 76,8% un rialzo di 25 punti base, mentre l'ipotesi tassi invariati (esclusa fino a venerdì) è ora data per probabile al 23,2%. Ieri anche gli analisti di Goldman Sachs, del resto, hanno spiegato di non attendersi più un incremento dei tassi al vertice Fed del 22 marzo.

Credit Suisse su nuovi minimi storici

Credit Suisse si inabissa alla Borsa di Zurigo, toccando nuovi minimi storici. Nello tsunami bancario causato dai fallimenti delle statunitensi Svb e Signature Bank, il titolo del gruppo elvetico è arrivato a cedere quasi 11 punti, avendo in precedenza toccato il nuovo minimo storico di 2,115 franchi ed è la maglia nera dell’indice Stoxx Europe 600, oltre che dello Smi. Il titolo ha perso il 22% dall’inizio di marzo e quasi il 70% negli ultimi 12 mesi. Gli operatori fanno notare che il CS risente del timore di contagio più di altre istituzioni bancarie, perché da tempo è indebolito dai suoi propri problemi. Sulla scia di scandali e infortuni finanziari, il gruppo ha chiuso in perdita gli ultimi cinque trimestri e ha annunciato che registrerà una perdita anche quest’anno, dopo il rosso di 7,3 miliardi del 2022. Il CS ha avviato un profondo riassetto dopo i miliardi persi per i prestiti accordati al fondo speculativo Archegos, che è fallito e aver investito 10 miliardi di dollari nei fondi legati alla britannica Greensill Capital, che a sua volta ha fatto bancarotta. I problemi del gruppo hanno messo in fuga i clienti del Wealth Management, che hanno ritirato 100 miliardi di fondi dalla banca nell’ultimo trimestre del 2022.

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