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Banche, per le big con tassa extra profitti una stangata potenziale da 2,5 miliardi nel I semestre

Il conto salato per le prime sei banche italiane scenderebbe a 1,55 mld se per Intesa Sanpaolo e UniCredit si considerassero soltanto i numeri delle attività commerciali italiane. La tassazione extra profitti vale invece 1,2 miliardi sul 2022

di Paolo Paronetto

3' di lettura

(Il Sole 24 Ore Radiocor Plus) - Un salasso da 2,47 miliardi solo sui conti del primo semestre 2023 delle prime sei banche italiane, cifra che scenderebbe a 1,55 miliardi se per Intesa Sanpaolo e Unicredit si considerassero soltanto i numeri delle attività commerciali italiane. A tanto - secondo quanto ricostruito da Radiocor - potrebbe ammontare il gettito della tassazione sugli extra profitti approvata dal governo in base alle nuove percentuali comunicate poco fa da Palazzo Chigi. Difficile proiettare i numeri sull'intero 2023, anche valutando la possibilità di azioni correttive da parte degli istituti, ma è comunque da notare che nessuna banca aveva segnalato considerevoli rallentamenti del margine di interesse nelle sue previsioni di fine anno.

Dall'analisi dei bilanci a giugno 2023 pubblicati da Intesa Sanpaolo, UniCredit, Mps, Banco Bpm, Bper e Mediobanca e dai calcoli, naturalmente provvisori, indicati dal testo del decreto, la parte del margine di interesse eccedente un incremento del 10% rispetto al primo semestre del 2021 è pari infatti complessivamente a circa 6,18 miliardi. Cifra decisamente superiore alla parte eccedente un incremento del 5% del margine di interesse dell'intero 2022 rispetto al 2021 (pari a "solo" 2,98 miliardi) e che quindi andrebbe presa come base imponibile ai termini della norma. In attesa dei numeri di fine 2023, i calcoli, come detto, sono per forza di cose provvisori e non omogenei: per Intesa, UniCredit, Mps, Banco Bpm e Bper si tratta infatti di semestrali, mentre per Mediobanca è in esame l'intero esercizio 2022-2023. Per Bper c'è inoltre un problema di perimetro, cambiato considerevolmente rispetto al primo semestre 2021. Volendo prendere come riferimento invece i bilanci 2022 (per la parte eccedente un +5% sul 2021), la tassa sugli extra profitti sarebbe pari a circa 1,2 miliardi (414 milioni se per Intesa e UniCredit si prendesse solo la parte italiana).

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I numeri delle singole banche

Scendendo nel dettaglio dei conti dei singoli istituti, le tassazioni teoriche sugli extra profitti del primo semestre 2023 sarebbero pari a 969 milioni per Intesa Sanpaolo (443 milioni considerando solo la Banca dei Territori), 790 milioni per UniCredit (392 per le sole attività italiane), 173 milioni per Banco Bpm, 265 milioni per Bper, 176 milioni per Mps e 98 milioni per Mediobanca (intero esercizio). Considerando invece i parametri relativi all'esercizio 2022, la tassa sarebbe di 454 milioni per Intesa Sanpaolo (zero considerando la sola Banca dei Territori, che nel 2022 ha registrato un incremento del margine di interesse inferiore al 5% rispetto al 2021), 472 milioni per UniCredit (174 milioni per le sole attività italiane), 68 milioni per Banco Bpm, 98 milioni per Bper, 102 milioni per Mps e zero per Mediobanca (che nell'esercizio 2021-2022 ha registrato un incremento del margine di interesse inferiore al 5% sul 2020-2021).

Per Jefferies possibile impatto 4,9 mld nel 2023

«Le nostre stime sull'impatto cumulato» della tassa sugli extra profitti sulle principali banche italiane «indica 4,9 miliardi». Lo scrivono gli analisti di Jefferies, notando che l'esecutivo «potrebbe ammorbidire la versione finale della legge, che deve ancora passare dall'approvazione parlamentare». Gli analisti sottolineano inoltre che la revisione delle soglie per il calcolo della base imponibile rispetto alle indiscrezioni iniziali «è uno sviluppo marginalmente positivo». In ogni caso l'impatto patrimoniale cumulato sul Cet 1 secondo Jefferies sarebbe pari a 60 punti base, «considerevole, ma gestibile in un contesto di elevati coefficienti patrimoniali del settore». In particolare si andrebbe da un impatto di 340 punti base per Finecobank (che ha un Cet 1 al 23%), ai 30 punti base per Mediobanca. Quanto a Intesa Sanpaolo e UniCredit, poi, «l'impatto è stimato tra i 50 e i 70 punti base sul margine di interesse totale e dipenderà anche dal perimetro geografico a cui il governo applicherà la tassa». Quanto all'effetto sugli utili, secondo Jefferies si può calcolare in media al 24% del consensus 2023, con la situazione peggiore in capo a Bper, colpita per il 46% del risultato atteso nell'intero esercizio a causa anche delle «acquisizioni che hanno avuto un impatto positivo sul margine di interesse». Quanto agli altri istituti, l'impatto sarebbe al 35% dell'utile atteso per il 2023 per Credem, al 29% per Banco Bpm, al 28% per la Popolare di Sondrio, al 26% per Finecobank, al 26% per Intesa Sanpaolo, al 24% per Banca Generali, al 18% per UniCredit e al 15% per Mediobanca.

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