Banche, oltre 10mila assunzioni entro il 2023. Il 30% arriverà dalle lauree Stem
In banca si continua ad assumere, anche se cambiano e si ampliano le professionalità richieste: le nuove assunzioni vedranno nei prossimi anni una riduzione dei laureati in economia (50%) e una forte crescita (fino al 30%) dei laureati in discipline “STEM”: Sciences, Technology, Engineering, Mathematics.
di Alessandro Graziani
3' di lettura
Tagli ed esuberi di personale, certo. Ma non solo. In banca si continua ad assumere, anche se cambiano e si ampliano le professionalità richieste. La trasformazione digitale in atto nel settore richiede skills tecnologiche finora poco diffuse nelle banche. La conseguenza è che le nuove assunzioni, guardando alle provenienze universitarie, vedranno nei prossimi anni una riduzione dei laureati in economia (50%) e una forte crescita (fino al 30%) dei laureati in discipline “STEM”: Sciences, Technology, Engineering, Mathematics.
È quanto risulta da un'indagine condotta da Il Sole 24 Ore su dieci tra i maggiori istituti di credito, che nei piani industriali dei prossimi tre anni - accanto ai noti piani di prepensionamenti - prevedono l'assunzione di 10.000 nuovi dipendenti. Livello destinato a salire se, oltre alle banche tradizionali, nel conteggio si inseriscono anche le “specialiste” del risparmio come Mediolanum, Fineco e Banca Generali o neobanks come Illimity.
A livello assoluto le due grandi banche Intesa Sanpaolo e UniCredit sono naturalmente quelle che, secondo i piani annunciati per il triennio 2021-2023, assumeranno più personale dipendente: 3.500 per il gruppo Intesa Sanpaolo, 2.600 per UniCredit. In entrambi i casi a fronte di uscite e prepensionamenti, possibili grazie alla legge su quota 100, si raggiungerà la media di un nuovo assunto ogni due uscite nell'ambito di accordi definiti con i sindacati.
La ristrutturazione del settore è destinata a proseguire ancora per molti anni ma se la trasformazione digitale sta portando le banche, come più volte è stato documentato dalle statistiche, alla riduzione delle filiali e quindi del numero dei bancari allo “sportello”, è interessante provare a capire come stanno cambiando i profili professionali richiesti dalle banche. E da quali facoltà universitarie si andrà ad attingere per potenziare il personale.
Stando alle indicazioni che arrivano dagli uffici HR, si diceva, emerge che la quota dei laureati in economia sarà ancora la principale ma non andrà oltre il 50% dei neoassunti, mentre dovrebbe rimanere stabile al 20% la percentuale dei dipendenti in arrivo dalle facoltà umanistiche e giuridiche. In netta crescita invece, con punte fino al 30%, i laureati nelle cosiddette discipline “stem”: Science, Technology, Engineering, Mathematics. Da qui le banche attingeranno le risorse per rafforzare le nuove professionalità di cui il settore ha bisogno: sviluppatori di software e di architetture di information technology, specialisti di user e custodir experience, data scientist e analisti dei dati.
L’avvento del digital banking non è però l'unico driver delle nuove assunzioni in banca. A contare, e molto, sono anche i diversi modelli di business che le banche hanno adottato negli ultimi anni. Chi ha mantenuto la proprietà delle società prodotto, e tra questi chi come Intesa Sanpaolo ha deciso di puntare con forza sulle assicurazioni, nei prossimi anni assumerà personale per sviluppare prodotti e servizi che vadano oltre l'attività bancaria tradizionale. Una strategia che, pur su scala più ridotta, per gli stessi motivi viene adottata anche da banche di piccole e medie dimensioni come Credem e Banca Sella. Due tra i pochi istituti italiani che, insieme a Mediobanca, aumenteranno il numero dei dipendenti anche al netto delle uscite proprio per i piani di crescita nelle attività diverse dalla banca tradizionale (private banking, consulenti del risparmio). E tra le piccole-medie banche spicca il numero di assunzioni che prevede di fare in tre anni il Gruppo Sella, da anni tra i più' all'avanguardia nella trasformazione digitale, che punta ad assumere 764 nuovi dipendenti tra skills in ambito STEM e risorse da destinare al private banking e alla banca tradizionale.
Sempre più essenziale per tutte le banche contattate dal Sole24Ore è la collaborazione tra gli istituti e i principali atenei universitari italiani, spesso estesa alla co-progettazione e al finanziamento di master di specializzazione post laurea (come quello in digital marketing tra Credem e Università di Modena e Reggio Emilia). Ulteriore elemento di novità nei piani di rafforzamento del personale bancario è l'accentuazione dello Smart working che, dopo il test riuscito durante la fase acuta della pandemia, è destinato a entrare nel “new normal” delle banche. Con ripercussioni sulle modalità e sui tempi di lavoro nelle grandi sedi centrali, dove per alcune mansioni si andrà una-due volte a settimana. Il che comporta come conseguenza, per fare l'esempio del grande hub bancario milanese, che lavorare in banca non comporterà necessariamente l'esigenza di vivere a Milano.
Il processo di aggregazioni nel settore ripartito nel 2020 con le operazioni Intesa-Ubi-Bper e Credit Agricole-CreVal, e destinato a proseguire anche nei prossimi anni, come impatterà numericamente sul personale bancario? È evidente che le sovrapposizioni derivanti dalle fusioni genereranno nuovi esuberi di personale ma, almeno nel rapporto visto finora di due a uno, i piani di assunzione saranno mantenuti sia per far fronte in parte al turn over sia soprattutto per l'esigenza di nuove competenze digitali destinate a trasformare le banche.
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