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Banche, i piani di buy back valgono il 15% degli scambi giornalieri in Borsa

I programmi di riacquisto in Europa hanno un valore totale di 14,7 miliardi di euro

di Al.G.

2' di lettura

Il 15% degli scambi giornalieri sulle azioni delle maggiori banche europee quotate in Borsa proviene dagli acquisti che le stesse banche stanno effettuando nell'ambito dei piani di buy back in corso. Piani che, complessivamente, ammontano a 14,7 miliardi di euro. Nel dettaglio delle singole banche, l'effetto buy back si fa sentire sugli scambi giornalieri in particolare sulle azioni dell'inglese Barclays, con gli acquisti della banca che rappresentano oltre il 25% delle transazioni quotidiane, e su quelle della francese Bnp Paribas (oltre il 20%), mentre rappresentano solo il 5% per l'italiana UniCredit. È questa la fotografia che emerge dall'analisi condotta dalla banca d'investimento Jefferies che ricorda come negli ultimi mesi i «buy back azionari sono stati un elemento chiave per le performance azionarie».

Il supporto alla tenuta delle quotazioni sarà tanto più utile nei prossimi mesi dato che il percorso per le banche si farà più «accidentato», evidenziano gli analisti di Jefferies, considerando «la fine del rialzo dei tassi di interesse, l'inizio del deterioramento del quadro macroeconomico e le pressioni politiche per l'aumento della remunerazione dei depositi della clientela».

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A che stato di avanzamento sono i piani di buy back annunciati dalle grandi banche europee per l'anno in corso? L'unico già concluso (25 agosto) è quello da 2 miliardi di sterline del Lloyd, mentre è vicino al termine quello di Ing (completato all'88%) anche se Jefferies prevede che la banca olandese lanci un nuovo piano di acquisto azioni da 2,5 miliardi a inizio novembre con la presentazione della terza trimestrale. In corso d’opera sono ancora i buy back di UniCredit (59%) e quelli più recenti di Bnp Paribas (25%), Natwest (20%) e Kbc (6%). Già deliberati e in attesa di autorizzazione formale da parte di Bce quello dei due gruppi spagnoli Caixa (500 milioni) e Bbva (1 miliardo).

Fino a quando le quotazioni azionarie delle banche beneficeranno dei buy back? «Al ritmo attuale ci aspettiamo un supporto alle azioni per l'intero 2023 per quanto riguarda Kbc, Natwest e Standard Chartered - osservano da Jefferies - mentre per le altre banche l'effetto è destinato a terminare tra 1-2 mesi».

I buy back azionari, originati a Wall Street, sono ormai da anni anche in Europa una sempre più diffusa modalità di remunerazione degli azionisti, in alternativa o congiuntamente all'assegnazione del dividendo. In che modo funziona? Le società acquistano le proprie azioni per ridurre in proporzione il capitale cancellando le azioni acquistate (o tenendole in portafoglio come azioni proprie che, per legge, non beneficiano del dividendo). Poiché il numero totale delle azioni in circolazione si riduce, la partecipazione di ogni azionista nella società aumenta, così come la quota dei futuri dividendi.

In sostanza, oltre agli effetti sulle quotazioni derivanti dagli acquisti, i benefici finanziari sono due: il primo è che, a seguito della riduzione del numero totale delle azioni in circolazione, l'earning per share o eps (utile per azione) aumenta per tutti gli azionisti. Il secondo è che l'aumento dell'eps riduce il rapporto price/earning (p/e) per effetto dell'incremento del denominatore. Con la conseguenza di rendere più appetibile e «a sconto« il prezzo delle azioni che quindi tendono a rivalutarsi.

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