Banche regionali Usa, tornano a salire i depositi. Superata la crisi post Svb
Dopo la fuga dei correntisti, inversione di tendenza già nel secondo trimestre. A rasserenare il clima arriva anche la fusione supportata da due fondi tra Bank of California e la fragile Pacwest
di Alessandro Graziani
2' di lettura
La crisi delle banche regionali Usa, iniziata a marzo con il crack di Silicon Valley Bank e proseguita poi con il salvataggio d’emergenza di First Republic Bank, può considerarsi terminata? La fuga dei depositi registrata nei primi mesi dell’anno, che aveva generato la crisi di liquidità e creato il panico tra i correntisti, si è interrotta e anzi le banche - come dimostrano i dati del secondo trimestre pubblicati poco giorni fa - hanno visto tornare a crescere le giacenze sui conti correnti.
La risalita
Il più netto miglioramento quello di First Horizon, che ha aumentato i depositi del 16% rispetto al primo trimestre, ma anche Western Alliance e Zions Bancorp hanno registrato progressi significativi (+7%) seguite da Citizen Financial e East West Bancorp (+3%). Una ripresa dei depositi che in molti casi è stata costosa, perché le banche hanno dovuto incentivare i clienti garantendo più alte remunerazioni dei depositi ma riducendo il margine di interesse. Quello che più contava agli occhi degli investitori, però, era che il panico dei depositanti volgesse al termine. E così è stato, almeno per ora.
A riportare un clima di maggiore serenità tra le banche regionali Usa ieri è arrivato anche l’annuncio che PacWest, il più traballante tra gli istituti locali contagiati dal crack SVB, ha annunciato la fusione con Banc of California creando un gruppo con attività totali per 36 miliardi di dollari. Un merger che comporterà un rafforzamento patrimoniale da 400 milioni, sottoscritto con il contributo di due big del private equity Warburg Pincus and Centerbridge Partners. Una strada, quella delle aggregazioni tra banche regionali, che pare destinata a essere seguita anche da altri istituti accogliendo la moral suasion del Tesoro Usa e della Federal Reserve.
Il ruolo del private equity
Partendo dal presupposto che chi ha provato a lanciare un aumento di capitale sul mercato tentando un rilancio stand alone ha visto le azioni precipitare per la diffidenza degli investitori, il coinvolgimento dei private equity come fornitori di capitali pare essere in molti casi l'unica soluzione per le banche in crisi. Ma per attrarre i fondi, che puntano a rendimenti elevati, le banche si trovano costrette a presentare aggregazioni che generino sinergie dalle ristrutturazioni.
Anche le Autorità di Vigilanza Usa sembrano preferire questa tipologia di interventi ai salvataggi che comportano l'utilizzo dei fondi del Fdic. L'agenzia pubblica è finanziata anche e soprattutto con fondi del sistema bancario, che vengono versati con contributi diversi in base ai depositi garantiti e non garantiti (per questi ultimi la quota da pagare è più elevata).
L’allerta della Fdic
Proprio nei giorni scorsi, la Fdic ha messo in guardia le banche dalla corretta rappresentazione in bilancio dei depositi non garantiti invitandole a non sottostimarli. Una chiara indicazione che il sistema bancario Usa non gradisce più salvataggi pilotati (come quello che ha portato First Republic nelle mani di JP Morgan ) che comportano oneri per tutti gli intermediari.
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