Banche, stress test decisivi per i dividendi. Ma la vera priorità è il credito
La Vigilanza Bce riapre alle cedole caso per caso in base ai buffer di capitale che emergeranno dagli esami di venerdì 30 luglio. L’intreccio tra le richieste degli investitori e l’esigenza di finanziare la ripresa dell’economia
di Alessandro Graziani
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Anche la Vigilanza Bce vara la sua riapertura e lo fa rimuovendo il divieto alla distribuzione dei dividendi delle banche, introdotto come misura di emergenza all'inizio della crisi indotta dal Covid.
Il ritorno a una nuova normalità in materia di cedole e buy back azionari, pur con una serie di condizionalità che porterà la Vigilanza a distinguere tra banca e banca, è certamente una buona notizia per gli investitori e per gli azionisti delle banche che pazientemente hanno atteso per oltre un anno la distribuzione degli utili pregressi.
Ora la decisione di Bce sui dividendi andrà esaminata congiuntamente con l'altro grande appuntamento bancario di luglio, ovvero l’esito degli stress test che la Vigilanza ha condotto insieme all'Eba e che sarà reso pubblico venerdì prossimo.
Concepiti nella fase più acuta della pandemia, quando ancora Bce paventava un rischio massimo di 1,3 trilioni di nuovi crediti deteriorati, gli stress test ipotizzano nello scenario più avverso un nuovo crollo del Pil nel prossimo biennio. Un esercizio teorico, dato che le previsioni sono invece (anche per la stessa Bce) di una sostenuta ripresa dell'economia anche grazie ai fondi di Next Generation Ue.
Il problema è che la Vigilanza Bce incorporerà l'esito degli stress test nelle richieste di capitale individuali (Srep) che le banche dovranno detenere nel 2022. Le ragioni della Vigilanza, sia nel caso degli stress test che nella scelta di condizionare i dividendi a valutazioni banca per banca, sono evidenti e trovano giustificazione nel timore che - dopo la fine delle moratorie sui crediti e il graduale esaurirsi dei prestiti garantiti dallo Stato - le banche abbiano capitale in abbondanza e sufficiente ad assorbire i nuovi Npl che saranno originati dalle aziende in crisi.
Ora la Vigilanza Bce, che negli ultimi 18 mesi è stata uno dei soggetti che ha contribuito a contenere la crisi, è chiamata a giocare la partita più difficile. Il legittimo focus prudenziale sul capitale delle banche dovrà tenere conto delle necessità del sistema economico europeo di non frenare il credito bancario, cui è affidata una parte di rilievo nel fare da leva agli investimenti privati che dovranno affiancare quelli statali e della Ue.
La domanda di credito da parte delle aziende sta tornando a crescere e in Europa l'offerta può arrivare ancora soprattutto dalle banche. Ma perché ciò avvenga, e le banche continuino a essere parte della soluzione come è stato nella fase “difensiva” della crisi, bisogna metterle in condizione di giocare all'attacco.
Lo schema offensivo richiede che i buffer di capitale in eccesso vengano usati anche per dare credito all'economia. Solo con una ripresa consistente e duratura, si ridurrà l’impatto dei nuovi Npl. I banchieri si dicono pronti a farlo, ma molto dipenderà dall'approccio che intenderà seguire la Vigilanza bancaria della Bce.
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