Bankitalia: la ricchezza degli italiani è di 10mila miliardi, meno titoli di Stato in portafoglio
di Davide Colombo
3' di lettura
Una ricchezza immobilizzata soprattutto nel mattone di casa (4,6 volte il reddito disponibile), in depositi bancari e postali (il 31% della ricchezza finanziaria) e sempre meno in titoli (caduti al 7% del portafoglio dal 30% dei primi anni '90). È la fotografia sulla ricchezza degli italiani, confrontata con quella dei principali paesi di riferimento, offerta da un occasional paper pubblicato da Bankitalia. Nei risparmi dei cittadini/elettori - oggetto di attenzioni particolari da parte dei vertici governativi che li hanno evocati più volte come potenziale salvagente di sicurezza in caso di instabilità finanziaria – non ci sono invece quasi più obbligazioni bancarie, potenziali candidate al bail in in caso di crisi (oggi sono pari al 2%, 0,5% quelle subordinate; in gran parte in scadenza entro il 2020) mentre le azioni sono attorno al 24% della ricchezza.
La ricchezza totale delle famiglie l’anno scorso ammontava a più di 10mila miliardi, con una crescita di quella finanziaria (azioni, bond e depositi per 4.400 miliardi) rispetto a quella reale (abitazioni e terreni appunto, pari a 6.300 miliardi). La ricchezza reale è pari a 5,5 volte il reddito disponibile e quella finanziaria è 3,8 volte. La ricchezza totale al netto dei debiti (pari all’80% del reddito disponibile) è 8,5 volte il reddito. Il dato italiano è simile in Francia e Spagna mentre la finanza prevale in Stati Uniti e Germania.
Lo studio, curato da Diego Caprara, Riccardo De Bonis e Luigi Infante del Servizio Analisi statistiche, Dipartimento di Economia e statistica, analizza l’evoluzione della ricchezza delle famiglie partendo dagli anni '50 per arrivare a oggi. Nella gran parte dei Paesi, ad eccezione di Germania e Giappone, dal 1995 a oggi le variazioni delle attività finanziarie sono il risultato per lo più di una variazioni dei prezzi degli strumenti – guadagni o perdite in conto capitale – piuttosto che da flussi di risparmio. A riprova che la capacità di risparmiare non è cresciuta molto. Negli ultimi venti anni il portafoglio finanziario delle famiglie italiane è invece diventato più simile a quello medio dei Paesi avanzati, mentre il debito rimane il più basso (80% del reddito, appunto, contro medie superiori al 100% nelle altre economie avanzate).
Guardando ancora al portafoglio finanziario degli italiani e la sua trasformazione nel lungo periodo, si apprende dallo studio che la discesa dei tassi d’interesse degli ultimi anni è tra le motivazioni principe della caduta al 7% del peso dei titoli nella ricchezza finanziaria degli italiani, dal 30% del 1990. Oggi la quota dei titoli è al livello minimo da quando sono disponibili statistiche (1950). L’incidenza dei titoli, bassa negli anni Cinquanta, Sessanta e Settanta, era successivamente cresciuta, a causa dell’aumento del debito pubblico, passato dal 55% del Pil nel 1980 al 111% nel 1993: i risparmiatori erano così diventati i primi detentori di titoli pubblici, sostituendosi alla detenzione tradizionale da parte delle banche. Oggi la gran parte dei titoli pubblici è detenuta in maniera indiretta tramite fondi pensione e gestioni. In termini assoluti i Bot, Btp CcT eccetera detenuti direttamente (pari a 121 miliardi) sono un terzo di vent’anni fa, quando avevano raggiunto il picco di 363 miliardi, di pari passo con l’aumento del debito.
A causa di un refuso, all’inizio del secondo capoverso, in grassetto, era scritto “poco meno di 10mila miliardi”. In realtà la ricchezza degli italiani è superiore ai 10mila miliardi.
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