Visco: ridurre l’inflazione obiettivo fondamentale, politica monetaria resti su binario equilibrato
L'intervento del Governatore al 29.mo Congresso Assiom-Forex
di Carlo Marroni
I punti chiave
- «Evitare di lasciare inflazione alta per un lungo periodo»
- «Non lasciare tutto l'onere sulle spalle della politica monetaria»
- «Prudenza e responsabilità nella conduzione della politica di bilancio»
- Capacità delle imprese di rimborso dei prestiti resta alta
- A settembre depositi e circolante superavano 1.600 miliardi
- In prospettiva possibile incremento delle rettifiche su crediti
- La redditività della banche nel 2023 e 2024 dovrebbe rimanere positiva
- Bene le proposte legislative nel campo del diritto fallimentare
- In Italia solo poche famiglie operano in criptovalute
7' di lettura
«Per riportare l'inflazione all'obiettivo è fondamentale che in tutte le economie dell'area dell'euro le parti sociali adottino decisioni responsabili, volte a garantire che la dinamica di prezzi e salari resti coerente con il mantenimento della stabilità monetaria. In termini reali la crescita delle retribuzioni trova il suo limite nell'evoluzione della produttività. Nel nostro paese, in particolare, dove sia la produttività sia i salari in termini reali ristagnano ormai da troppo tempo, giocheranno un ruolo fondamentale, nel creare condizioni più favorevoli all'attività delle imprese, gli investimenti e le riforme previsti dal Piano nazionale di ripresa e resilienza». Ignazio Visco, Governatore della Banca d'Italia, interviene al 29.mo congresso Assiom Forex e individua la strada per il ritorno dell'inflazione entro gli obiettivi, ma allo stesso tempo ricorda come la politica monetaria deve restare su binari di equilibrio.
«Evitare di lasciare inflazione alta per un lungo periodo»
«L'invasione russa dell'Ucraina ci ha costretto ad affrontare una fase congiunturale molto difficile, connotata da un'incertezza estremamente elevata. Nell'area dell'euro l'alto livello raggiunto dall'inflazione colpisce duramente le famiglie, soprattutto quelle meno agiate, che spendono una parte consistente del loro reddito per l'acquisto di beni alimentari ed energetici e costituisce un onere pesante per le imprese, che vedono erodere la loro competitività. Anche a seguito di queste dinamiche, le prospettive di crescita per l'area si«sono deteriorate» dice Visco. «In questa fase il compito della banca centrale è particolarmente delicato. Le decisioni del Consiglio direttivo della Bce attuate sin dalla fine del 2021 sono state volte a contrastare il pericolo che l'elevata inflazione si traslasse sulle aspettative e che si avviasse una rincorsa tra prezzi e salari. L'azione dovrà proseguire continuando a ricercare il giusto equilibrio tra il rischio di fare troppo poco, lasciando l'inflazione elevata per un periodo di tempo eccessivo, tale da incidere sulle aspettative e sulla stabilità monetaria, e quello di fare troppo, portando a una caduta del reddito e dell'occupazione e compromettendo la stabilità finanziaria, con ricadute non meno gravi sull'andamento dei prezzi».
«Non lasciare tutto l'onere sulle spalle della politica monetaria»
L'intervento arrivo a due giorni dall'ultimo rialzo Bce: «Bilanciando questi due rischi, l'altro ieri il Consiglio ha deciso di innalzare i tassi ufficiali di 50 punti base, ha annunciato l'intenzione di aumentarli della stessa misura in marzo e ha segnalato che il ritmo di eventuali ulteriori rialzi sarà valutato successivamente. Ha confermato che le future decisioni sui tassi di interesse continueranno a essere adottate sulla base delle nuove evidenze rilevanti per le prospettive d'inflazione». Tuttavia «l'onere di affrontare i molteplici risvolti di questa crisi non può però ricadere, come è avvenuto spesso in passato, sulla sola politica monetaria. Quaranta anni fa, nelle Considerazioni finali sul 1981, il Governatore Ciampi ricordava che “la stabilità monetaria è una responsabilità comune, un bene mai definitivamente acquisito». Era vero allora nel nostro paese, è vero oggi nell'area dell'euro: in una fase di forte incertezza le scelte di tutti gli attori, autorità europee, governi nazionali e parti sociali, devono essere tra loro coerenti, tenendo conto del contributo che l'azione di ciascuno fornisce al risultato finale».
«Prudenza e responsabilità nella conduzione della politica di bilancio»
«In Italia la politica di bilancio può continuare a mitigare gli effetti dei rincari dell'energia redistribuendo risorse, con interventi mirati e temporanei, a favore delle famiglie e delle imprese più colpite. Vanno evitati invece slittamenti ripetuti nel processo di consolidamento dei conti pubblici, che accrescerebbero l'onere dell'aggiustamento a carico delle generazioni future, già gravate del peso di un debito pubblico molto elevato». Con un invito al governo: «Prudenza e responsabilità nella conduzione delle finanze pubbliche dovranno essere accompagnate da determinazione ed efficacia nella realizzazione degli investimenti e delle riforme previste nell'ambito del Piano nazionale di ripresa e resilienza, utilizzando appieno le risorse del programma Next Generation EU. Il successo nella transizione verde e in quella digitale su cui fa perno il Piano può produrre un doppio dividendo in termini di maggiore crescita economica e minore differenziale di rendimento tra i titoli di Stato italiani e quelli degli altri principali paesi europei, che renderebbe meno difficile ridurre il peso del debito sul prodotto. Ma il conseguimento di una crescita che sia anche duratura ed equilibrata non potrà prescindere da una efficiente allocazione delle risorse e da una sempre migliore offerta di servizi alle imprese e alle famiglie, all'economia reale per la quale il contributo degli intermediari e dei mercati finanziari è e resterà fondamentale».
Capacità delle imprese di rimborso dei prestiti resta alta
La situazione delle imprese – dice Visco - risente inevitabilmente dei rincari energetici, del rallentamento dell'attività economica, dell'incremento dei tassi di interesse e di meno favorevoli condizioni di accesso al credito. «La capacità di rimborso dei debiti resta tuttavia alta: al recupero della redditività e alla riduzione della leva finanziaria si aggiungono condizioni di liquidità complessivamente distese. Durante la pandemia sono infatti notevolmente cresciuti i depositi detenuti presso il sistema bancario, rafforzando una tendenza in atto da tempo. Il livello storicamente elevato di disponibilità liquide, pari al 28 per cento del PIL, e la ridotta incidenza degli oneri finanziari sulla redditività operativa, che si attesta al 6,4 per cento, appaiono in grado di limitare l'impatto delle restrizioni sul credito».
A settembre depositi e circolante superavano 1.600 miliardi
Come per le imprese, anche per le famiglie un ulteriore fattore di attenuazione dei rischi è rappresentato dall'ampia disponibilità di attività liquide: «lo scorso settembre i depositi e il circolante superavano 1.600 miliardi di euro, un livello elevato nel confronto storico, anche quando valutato in termini reali, e pari a più di un terzo del totale degli attivi finanziari del settore. In prospettiva, nonostante l'erosione connessa con l'aumento dell'inflazione, le risorse accumulate appaiono in grado di sostenere la capacità delle famiglie di onorare gli impegni finanziari anche in uno scenario avverso caratterizzato da riduzioni del reddito reale e incrementi dei tassi di interesse significativamente più elevati di quelli attesi.Fin quando le politiche di bilancio rimarranno improntate alla cautela, dovrebbe restare contenuto il pericolo di un aumento degli spread e dei suoi effetti negativi, oltre che sui conti pubblici, sull'economia reale. I rialzi dei tassi ufficiali dovrebbero pertanto porre rischi nel complesso gestibili anche per le finanze private. In questa prospettiva rimane quindi cruciale mirare, in un contesto di stabilità dei prezzi, a un durevole percorso di crescita alimentato dalle riforme e dagli investimenti pubblici e privati»
In prospettiva possibile incremento delle rettifiche su crediti
In presenza di un più rapido rialzo dei tassi attivi, l'aumento dei rendimenti di mercato favorisce le banche con operatività tradizionale, che gli scorsi anni avevano visto la loro redditività compressa dai bassi margini di interesse. Nel 2022 il differenziale tra i tassi applicati dalle banche ai nuovi prestiti a famiglie e imprese e il costo marginale della raccolta si è ampliato di quasi un punto percentuale, al 2,2 per cento. Insieme con la crescita dei finanziamenti ciò ha contribuito all'aumento significativo, di quasi il 12 per cento, del margine di interesse nei primi tre trimestri del 2022. Sulla base delle regolarità storiche, i ricavi derivanti dall'attività di intermediazione tradizionale dovrebbero continuare a crescere anche nei prossimi anni. «L'inflazione abbatte il valore reale del debito, riducendo la probabilità di insolvenza dei prenditori indebitati a tasso fisso e i cui ricavi non soffrono in misura significativa per l'aumento dei prezzi. Una parte preponderante dei debiti delle imprese, tuttavia, è a tasso variabile e alcuni settori sono particolarmente esposti ai rincari dell'energia. In prospettiva, quindi, non va escluso un incremento anche significativo delle rettifiche su crediti; secondo analisi coerenti con lo scenario macroeconomico di base elaborato in Banca d'Italia, esse potrebbero salire, in rapporto al totale dei finanziamenti, da meno di mezzo punto percentuale a quasi un punto quest'anno e nel 2024, ancora la metà rispetto al picco toccato nel biennio 2013-14 a seguito della crisi dei debiti sovrani, un livello superiore anche a quello che si realizzerebbe in uno scenario avverso».
La redditività della banche nel 2023 e 2024 dovrebbe rimanere positiva
Quest'anno e il prossimo «la redditività bancaria dovrebbe comunque rimanere positiva per il complesso degli intermediari, anche se potrebbe crescere il numero di quelli che registreranno perdite, che seguiremo con particolare attenzione. Queste indicazioni sono coerenti con le attese formulate nel mercato. Dalla scorsa estate, in concomitanza con l'avvio della fase di aumento dei tassi da parte della BCE, i principali analisti hanno rivisto al rialzo le aspettative di redditività a un anno per i maggiori otto gruppi bancari italiani quotati (che rappresentano oltre i due terzi del totale dell'attivo del settore). Secondo i dati più recenti, per quest'anno e per il 2024 viene previsto un ROE in media vicino all'8 per cento; tre gruppi registrerebbero una redditività prossima o superiore al 9 per cento, nessuno dovrebbe chiudere l'esercizio in perdita».
Bene le proposte legislative nel campo del diritto fallimentare
L'incertezza che caratterizza ormai da tempo gli sviluppi geopolitici ed economici a livello globale si è riflessa sui mercati finanziari, che hanno segnato forti perdite. «In Europa le tensioni risentono anche dello spessore relativamente contenuto di alcuni segmenti di mercato, soprattutto nel confronto con quelli statunitensi, nonché di una ancora elevata frammentazione lungo i confini nazionali, in particolare nel caso delle attività al dettaglio. Le proposte legislative in materia di diritto fallimentare delle imprese, di quotazione – in particolare delle piccole e medie imprese – sui mercati regolamentati e di riduzione della dipendenza da controparti centrali di paesi terzi per l'attività di clearing, presentate dalla Commissione europea alla fine dello scorso anno nell'ambito delle iniziative per l'unione del mercato dei capitali, sono passi nella giusta direzione. È necessario procedere lungo questa strada, così da promuovere lo sviluppo dei mercati, favorire l'integrazione e rendere maggiormente diversificate le fonti di finanziamento dell'economia europea, rafforzandone la capacità di reagire a shock avversi».
In Italia solo poche famiglie operano in criptovalute
Il crollo del mercato delle criptoattività, pur determinando perdite significative per alcuni investitori, non ha avuto conseguenze sistemiche, grazie alle limitate interconnessioni con gli intermediari finanziari tradizionali, con il sistema dei pagamenti e con l'economia reale. In Italia, in particolare, nostre indagini indicano che solo una piccola quota delle famiglie, stimabile intorno al 2 per cento, deterrebbe questi strumenti, con importi mediamente modesti; anche l'esposizione degli intermediari italiani verso questi mercati è molto contenuta. «Come ho già sottolineato in passato, i rischi associati alla fortissima volatilità nei mercati delle cripto attività evidenziano la necessità di definire un adeguato 14 sistema di regole e di controlli affinché questo comparto non si sviluppi in modo incontrollato. Occorre distinguere, in particolare, gli strumenti e i servizi altamente rischiosi che sottraggono risorse all'attività produttiva e al benessere collettivo, come le criptoattività prive di valore intrinseco, da quelli che possono determinare benefici tangibili per l'economia, favorendo ad esempio una riduzione dei costi dei pagamenti transnazionali e una maggiore efficienza del sistema finanziario. La diffusione dei secondi può essere favorita attraverso lo sviluppo di norme e controlli equivalenti a quelli già applicati nel sistema finanziario tradizionale; i primi, invece, devono essere fortemente scoraggiati».
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