Batterie: a Soliera nel 2024 il progetto del polo italiano per lo sviluppo e riciclo
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di Davide Madeddu
3' di lettura
L’obiettivo è ambizioso: realizzare il più grande polo italiano per lo sviluppo e il riciclo dei materiali provenienti dalle batterie giunte a fine vita. Non più smaltimento ma nuovo impiego, dopo un percorso selettivo che mette assieme le diverse vite degli accumulatori che passano per il trattamento, separazione dei materiali e quindi la classificazione per il riutilizzo. E poi, in una fase finale, il riciclo. A mettere in piedi questo progetto, che prenderà vita nel 2024 partendo da Soliera in Provincia di Modena, due aziende: la Reinova, specializzata nello sviluppo, test e validazione di componenti per il powertrain elettrico e ibrido, e la A&C Ecotech, azienda specializzata nel trasporto, trattamento, recupero e avvio allo smaltimento di rifiuti. Un progetto ambizioso, nato da questa collaborazione, che guarda anche più avanti. Una sfida, per dirla con Giuseppe Corcione Ceo di Reinova, che mette assieme «le due competenze ed esperienze delle due realtà». Il tutto seguendo un percorso che si ispira a quanto già realizzato negli anni passati, con il recupero e riciclo degli pneumatici giunti a fine corsa. E seguendo lo schema che prevede recupero, separazione, riutilizzo dei materiali ancora buoni e riciclo per quelli giunti a fine vita.
Lo sviluppo del polo è solo il primo progetto della nuova business unit di Reinova, dedicata al riciclo di batterie. «Entro il 2024, infatti, verrà installata una linea per la classificazione, l’identificazione, e il riutilizzo delle celle e dei moduli di pacchi batteria, considerati scarto, per dare una seconda, se non addirittura terza vita, alle stesse - aggiunge -. Sempre entro il 2024, verrà installata una linea automatizzata per la separazione di materiali nobili per poterli riciclare in maniera opportuna». Un’iniziativa, quest’ultima, che vedrà un ingente investimento nel sud Italia. «Parliamo di 2 milioni e mezzo di euro - argomenta ancora il manager - per realizzare la linea che faccia sino a 30 mila batterie per poi crescere negli anni successivi e creare un sistema più ampio, con un obiettivo: riciclare i moduli che non hanno più vita e riutilizzare quelli che ancora hanno margine». Perché l’obiettivo è «fatto 100 il volume complessivo delle batterie che vanno in smaltimento, un 40 per cento venga smaltito e riciclato e un 60 per cento riutilizzato. Poi in un secondo momento passi alla cosiddetta terza via». Quindi il gioco di squadra con la A&C Ecotech: «Siamo orgogliosi della collaborazione con un’azienda con più di vent’anni d’esperienza in questo campo - aggiunge ancora -. Anche perché si tratta di un vero e proprio lavoro di squadra, dove Reinova mette le competenze, le idee e l’ingegneria e A&C Ecotech mette lo stabilimento, i macchinari, la filiera e la profonda conoscenza del settore del riciclo e smaltimento di componenti». Non un traguardo ma un punto di partenza per l’avvio di un sistema articolato che guarda all’economia circolare e alla sostenibilità ambientale. «Per noi questa nuova business unit rappresenta un tassello importante e fondamentale verso una sostenibilità integrata e una visione d’insieme – continua Corcione –. Vogliamo sviluppare batterie che siano già predisposte e pronte per essere riciclate, smaltite e riutilizzate al fine di renderle sempre più sostenibili».
Valorizzazione delle competenze, sostenbilità ambientale ed economia circolare. Tre parole che caratterizzano questa collaborazione come sottolinea anche Dario Anatrella, ceo di A&C Ecotech: «l’A&C Ecotech è da sempre impegnata nel mondo del recupero e del riciclo di rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche Raee. L’impegno nella realizzazione della nostra mission non può fare a meno di creare rete con soggetti e professionisti esperti del settore, consci delle sfide attese: in tale contesto, collaborazione e valorizzazione delle competenze coinvolte nell’iniziativa sono più che strategiche». Non è comunque tutto. Il manager aggiunge inoltre che «il 2035 è dietro l’angolo, gli obiettivi che la Ue ci chiede di raggiungere, danno forza alle nostre scelte, e alla nostra visione di futuro, non possiamo pensare ad una mobilità che inquini e che sfrutti il pianeta».
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