Bce alza i tassi e annuncia un rialzo a luglio
La Banca centrale europea porta il tasso di riferimento al 4%, il tasso sui depositi delle banche presso la Bce al 3,50% e quello per la lending facility al 4,25%
di Riccardo Sorrentino
3' di lettura
Un nuovo rialzo, e molta strada ancora da fare. La Banca centrale europea ha alzato i tassi di interesse di 25 punti base portando il tasso di riferimento al 4%, il tasso sui depositi delle banche presso la Bce al 3,50% e quello per la lending facility al 4,25%. Confermato lo stop da luglio ai reinvestimenti dei titoli in scadenza acquistati nell’ambito del programma App (il quantitative easing). Le due decisioni sono state prese con un consenso «molto molto ampio»,ha detto in conferenza stampa la presidente Christine Lagarde
La stretta non si conclude qui. «Abbiamo terminato il cammino? No, non siamo a destinazione. Abbiamo altra strada da fare? Sì», ha detto Lagarde. «A meno di cambiamenti radicali nel nostri scenatio di base, continueremo ad alzare i tassi alla prossima riunione, non stiamo pensando a una pausa», ha aggiunto. Di una sosta, ha precisato, non si è neanche parlato perché «abbiamo ancora lavoro da fare».
Il rialzo di giugno è stato considerato necessario, sottolinea il comunicato emesso alla fine della riunione, perché «l’inflazione è calata ma si stima che resterà troppo alta troppo a lungo». Le nuove proiezioni macroeconomiche indicano un’inflazione media, leggermente in rialzo, al 5,4% per fine anno (dal 5,3% indicato a marzo), del 3% per fine 2024 (dal 2,9%) e del 2,2% per fine 2025 (dal 2,2%): un livello, quest’ultimo, «non soddisfacente e non rapido», ha detto Lagarde.
Restano «forti», sia pure in presenza di qualche provvisorio segnale di diminuzione, le pressioni sull’inflazione sottostante (la core inflatio n), che è direttamente aggredibile dalla politica monetaria. L’inflazione senza energia e alimentari, rivista al rialzo sulla spinta - ha spiegato Lagarde - del costo del lavoro unitario, dovrebbe quindi essere pari al 5,1% medio a fine anno, un deciso rialzo dal 4,6% stimato a marzo. Dovrebbe poi scendere al 3% (contro il 2,5% stimato tre mesi fa) nel 2024 e al 2,3% (dal 2,2%) nel 2025, restando quindi al di sopra dell’inflazione complessiva per la maggior parte dell’orizzonte temporale della politica monetaria.
Aumenti non attesi di salari e margini di profitto, di aspettative o di prezzi internazionali, ha però spiegato Lagarde, possono riportare l’inflazione verso l’alto. La Bce sta guardando con molta attenzione anche al mercato del lavoro: le ore lavorate stanno aumentando, ha spiegato Lagarde, e così le retribuzioni salari: i salari negoziati sono aumentati del 5,3% nel primo trimestre 2023, molto più quindi dell’obiettivo dell’inflazione e della dinamica della produttività.
Le proiezioni sulla crescita sono state parallelamente ridimensionate: 0,90% la crescita del pil quest’anno (dall’1% di marzo), 1,50% il prossimo (dall’1,6%), e 1,6% (invariato) nel 2025. Il comunicato riconosce che le condizioni di finanziamento più restrittive «stanno avendo gradualmente un impatto sull’economia», mentre il costo del credito è salito rapidamente e la crescita nei prestiti sta rallentando.
Le proiezioni confermano che la stretta non è ancora sufficiente: la situazione sembra anzi leggermente peggiorata malgrado il rialzo di maggio. Gli analisti, a caldo, già iniziano a prevedere non solo il rialzo, praticamente certo, a luglio ma almeno uno anche a settembre. Solo in autunno, con le prime proiezioni per il 2026, si potrà avere indicazioni più complete e capire se Eurolandia avrà raggiunto davvero il picco sui tassi e quanta strada resta da fare.
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