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Banche, Bce boccia tassa su extra-profitti: danneggia la fiducia e aumenta l’incertezza

Per l’Eurotower «l’imposta straordinaria crea un quadro fiscale incerto e può rendere più costoso per le banche attrarre nuovo capitale azionario»

di Corrado Poggi

La Bce scrive al governo e critica la tassa sulle banche

2' di lettura

«L'imposta straordinaria può rendere più costoso per le banche attrarre nuovo capitale azionario e finanziamento all'ingrosso, in quanto gli investitori nazionali ed esteri potrebbero avere meno interesse a investire in enti creditizi italiani che hanno prospettive più incerte». È quanto si legge nel parere sulla tassa sugli extraprofitti della banche pubblicato oggi dalla Bce e che reca la firma della presidente Christine Lagarde. «Inoltre - prosegue il documento - l’introduzione di una imposta retroattiva ad hoc aumenta indebitamente l'incertezza sul quadro fiscale, danneggiando la fiducia degli investitori e influenzando potenzialmente anche il costo del finanziamento per le società non finanziarie. Inoltre, la sua natura retroattiva può alimentare la percezione di un quadro fiscale incerto e dar luogo a un ampio contenzioso, creando problemi di
incertezza giuridica».

Tassa può mettere a rischio trasmissione politica monetaria

Inoltre, per l’Eurotower, «limitare la capacità degli enti creditizi di mantenere posizioni patrimoniali adeguate o di costituire con prudenza accantonamenti nel contesto di una possibile flessione della qualità creditizia potrebbe mettere a repentaglio una regolare trasmissione delle misure di politica monetaria, basata sul sistema bancario, all'economia in generale». In un altro passaggio del parere sulla tassa sugli extraprofitti delle banche proposta dal governo italiano, la Banca centrale europea sottolinea che «occorre prestare cautela per garantire che l’imposta straordinaria non incida sulla capacità dei singoli enti creditizi di costituire solide basi patrimoniali e di effettuare adeguati accantonamenti per maggiori svalutazioni e un deterioramento della qualità creditizia».

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Penalizzati gli enti meno significativi

La tassa sugli extraprofitti, prosegue la Bce, rischia di penalizzare in particolare gli enti meno significativi in quanto si concentrano maggiormente sull’erogazione del credito. «Per effetto dell'applicazione generale dell'imposta straordinaria, gli enti creditizi che hanno minore solvibilità, o che sono maggiormente concentrati sull'erogazione del credito (quali le banche di piccole dimensioni) oppure che hanno proiezioni patrimoniali impegnative potrebbero vedere ridotta la loro capacità di assorbire potenziali rischi al ribasso di una recessione economica», prosegue il parere a firma della presidente Christine Lagarde.

Necessaria analisi sulla stabilità finanziaria

Per poter valutare se la tassa sugli extraprofitti delle banche possa comportare dei rischi per la stabilità finanziaria e la tenuta del settore bancario, inoltre, per l’Eurotower è auspicabile un’analisi approfondita delle potenziali conseguenze negative. «La Bce raccomanda che, al fine di valutare se la sua applicazione pone dei rischi per la stabilità finanziaria, e in particolare se ha il potenziale di compromettere la capacità di tenuta del settore bancario e di causare distorsioni del mercato - si legge nel parere - il decreto-legge sia accompagnato da un'analisi approfondita delle potenziali conseguenze negative per il settore bancario». «Tale analisi - prosegue il parere Bce - dovrebbe illustrare in dettaglio in particolare, l'impatto specifico dell'imposta straordinaria sulla redditività a più lungo termine e sulla base patrimoniale, sull'accesso ai finanziamenti e sulla concessione di nuovi prestiti e sulle condizioni di concorrenza sul mercato, e il suo potenziale impatto sulla liquidità».

Evitare utilizzo proventi della tassa per risanare il bilancio

Infine, ammonisce la Bce, dato che si tratta di un provvedimento una-tantum «è necessaria una chiara separazione tra la natura straordinaria dei proventi e le risorse di bilancio generali di un governo per evitarne l'uso a fini generali di risanamento di bilancio».

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