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Bce, Lagarde ammette l’errore sulla stima dell’inflazione

Non è mai troppo tardi per chiedere scusa. L’ha capito anche il presidente della Bce, Christine Lagarde, che ha fatto ammenda per gli errori commessi

di Giancarlo Mazzuca

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2' di lettura

Non è mai troppo tardi per chiedere scusa. L’ha capito anche il presidente della Bce, la francese Christine Lagarde, che dall'ultimo piano dell'Eurotower di Francoforte ha pubblicamente fatto ammenda per gli errori commessi negli ultimi tempi dalla banca centrale europea. L’occasione per ammettere le proprie responsabilità è stato l'annuncio di un'altra stretta monetaria, con un aumento ulteriore dei tassi d'interesse dopo quello varato a fine luglio. Questa volta la Lagarde non si è arrampicata sugli specchi ed ha ammesso pubblicamente gli errori fatti dalla stessa Bce sulle stime di crescita. Senza tanti giri di parole, Christine ha detto: «Me ne assumo la colpa perché sono il capo dell'istituzione. Abbiamo fatto degli errori nelle previsioni sull'inflazione, come tutte le istituzioni internazionali e come molti economisti, perché è virtualmente impossibile prevedere e includere nei modelli il Covid -19, la guerra in Ucraina, il ricatto sull'energia».

Parole sincere che fanno onore a “madame”: se in passato molti giornalisti (sottoscritto compreso) avevano duramente criticato l’inquilina del piano più alto dell'euro-grattacielo, provando anche una certa nostalgia per il suo predecessore - Draghi, l'uomo del “whatever it takes” - oggi dobbiamo ammettere che Christine, riconoscendo gli errori della Bce pur con qualche attenuante, è salita moltissimo sul piano della credibilità. In un certo senso, lei che è sempre stata amante della lirica (la ricordiamo seduta nel palco d'onore durante una “prima” della Scala quando era ancora al vertice del Fondo monetario), ora ha emesso un grande “acuto”: non tutti (anzi, pochi) ne sarebbero stati capaci.

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A questo punto, è opportuno confrontare la stessa Lagarde con quanto fece Draghi dieci anni fa quando Super Mario dovette affrontare, con ottimi risultati, la crisi finanziaria ed economica post-Lehman. Diverso il discorso di oggi perché l'emergenza attuale, che ha certamente qualche similitudine con quella di allora (tanto è vero che i tedeschi parlano adesso di una “Lehman energetica”) perché gli antidoti messi adesso in campo da Francoforte non hanno finora funzionato. Ma, al di là dei risultati ottenuti, dobbiamo anche chiederci se Draghi sia stato altrettanto bravo nei suoi “mea culpa”.

È il caso di quest'anno e mezzo a Palazzo Chigi: al di là dei successi del premier, c'è anche stato qualche errore (uno su tutti: quando prima del Natale scorso, annusando aria di Quirinale, il premier disse che il suo governo aveva già sostanzialmente raggiunto gli obiettivi che si era posto). Draghi ha mai fatto venia per quell'errore di valutazione?Ecco perché dobbiamo oggi prendere atto dell'onestà intellettuale dimostrata dalla Lagarde: pochi sarebbero stati altrettanto franchi nell'ammettere le proprie responsabilità. Qualche mese fa avevo scritto su “Sale in zucca” che la Lagarde era nota per le sue repentine marce indietro (“recul” in francese) ma oggi debbo correggere il tiro: alla “numero uno” della Bce deve essere riconosciuta la sua onestà intellettuale. E, di questi tempi, è davvero molto.


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