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Bce, la linea prudente mostra qualche crepa

Soprattutto in Italia continua a crescere il numero degli addetti ai lavori che, tenendo conto degli ultimi dati congiunturali, stanno invitando Lagarde ad essere meno rigida e a cercare di dare più respiro all’economia continentale

di Giancarlo Mazzuca

Lagarde, dati USA e la narrazione sui mercati controcorrente

2' di lettura

Per evitare equivoci, Christine Lagarde, “numero uno” della Bce, è stata ancora una volta molta chiara: parlando a Strasburgo, in occasione del rapporto annuale dell’Eurotower, ha ribadito che in marzo ci sarà un nuovo aumento dei tassi di 50 punti precisando che l’inflazione è tuttora alta in Europa. Secondo Madame, non ci sarebbe, dunque, nulla di nuovo all’orizzonte: meglio, quindi, essere molto prudenti sul fronte dei tassi e la banca centrale europea non ha escluso nuovi interventi anche nei mesi successivi.

Ma pure nei piani alti dell’Eurotower non tutti sembrano ora d’accordo su questa linea molto prudente: è il caso di Fabio Panetta, già direttore generale di Bankitalia ed oggi membro del comitato esecutivo della banca centrale europea, che, rifacendosi ad una canzone di Lucio Battisti, ha ammonito, nei giorni scorsi, la Bce a non guidare come un pazzo a fari spenti nella notte. Un avvertimento molto chiaro.

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E, in effetti, soprattutto in Italia continua a crescere il numero degli addetti ai lavori che, tenendo conto degli ultimi dati congiunturali, stanno invitando Madame ad essere meno rigida e a cercare di dare più respiro all’economia continentale che sta voltando pagina. I dati parlano chiaro soprattutto per quanto riguarda l’Italia e pure la Commissione europea, due settimane dopo il Fondo monetario, ha indicato per quest’anno una nostra crescita del Pil che va al di là delle più rosee previsioni di qualche tempo fa. Secondo Bruxelles, il calo della nostra inflazione sarà in grado di bloccare il crollo dei consumi e, come “Sale in zucca” aveva già sottolineato, potrebbero esserci tutte le condizioni per allentare un po’ la spirale verso l’alto dei tassi.

L’argomento è sempre più d’attualità perché anche in Italia diversi addetti ai lavori sono molto più cauti nelle loro previsioni e sembrano, quindi, condividere la linea prudente adottata dalla Lagarde. Su questo punto, Marco Fortis, direttore della Fondazione Edison, è stato molto chiaro: le banche centrali non cambieranno rotta finché l’attuale «trend» non si sarà consolidato. Più in generale, la Bce non può permettersi un «gap» troppo ampio tra i tassi praticati nell’Eurozona e quelli attuati dalla Federal Reserve americana per evitare il rischio che gli investimenti vengano dirottati in Usa.

Chi ha ragione nel dibattito in corso? Difficile dirlo, anche se soprattutto in Italia molti preferirebbero che Francoforte diventasse un po’ più «sturm und drang». Ma l’importante, a questo punto, è che il Belpaese riesca comunque a consolidare gli ultimi segnali di ripresa. Lagarde o non Lagarde.

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