Beer&Food Attraction, Assobirra: stabilizzare il taglio delle accise
Il presidente Pratolongo: consumi in ripresa, ma pesano incertezza fiscale e costi elevati. Alla fiera di Rimini oltre 600 brand e migliaia di operatori tra cui 114 buyer stranieri da 36 Paesi.
di Maurizio Maestrelli
3' di lettura
Da oltre vent’anni Rimini ospita la fiera della birra, un appuntamento B2B che pur cambiando diversi nomi nel corso del tempo ha saputo mantenere la propria primaria importanza nel calendario degli operatori di settore. Anche quest’anno nei sessantamila metri quadrati del Beer&Food Attraction (dal 19 al 22 febbraio) ci sarà spazio per oltre 600 brand pronti ad accogliere le consuete decine di migliaia di operatori e i dichiarati 114 buyer stranieri in arrivo da circa 36 Paesi.
Protagonisti principali i produttori, dalle grandi multinazionali alla nutrita pattuglia di birrifici artigianali, ma spazio anche per altri operatori della filiera, dall'impiantistica al crescente numero di produttori italiani di luppolo che hanno iniziato da qualche anno ad affacciarsi sul mercato e infine il “contorno”, anch'esso sempre più rilevante, di tutto ciò che riguarda il canale Horeca (hotel, ristoranti e bar, ndr).
La quattro giorni riminese prevede diversi appuntamenti di rilievo, dai Campionati della Cucina Italiana all'International Horeca Meeting organizzato da Italgrob, la federazione italiana dei distributori Horeca dal 2014 membro di Confindustria, ma è soprattutto il momento ideale per sentire il polso della situazione di un mercato che vive di luci e di ombre.
Da un lato infatti sia la produzione sia il consumo pro capite hanno dimostrato un trend positivo nel quinquennio 2014-2019 e, pur conoscendo una battuta d'arresto nel biennio Covid, nel 2022 hanno dimostrato di saper recuperare il terreno perduto; d'altro lato tuttavia il settore avverte il peso della crisi economica e dei rincari generalizzati, dallìenergia alle materie prime, e una fiscalità penalizzante.
La vexata quaestio delle accise sta infatti impegnando da anni Assobirra, l'associazione di riferimento che rappresenta il 92% della birra prodotta in Italia e il 72% di quella consumata. L’ultima Legge di Bilancio aveva inizialmente previsto un aumento delle accise successivamente ridotto come impatto con un emendamento inserito all'ultimo minuto nel decreto Milleproroghe ma è chiaro che la “battaglia” sui centesimi rischia di trasformarsi in una “guerra di logoramento” o, meglio, nel non essere sufficiente a ridare vigore al settore.
«Credo sia importante sottolineare la necessità di prendere delle decisioni di lungo periodo che consentano alle imprese di tornare a investire sul proprio business e dunque a generare ricchezza per il Paese», ha infatti osservato il presidente di Assobirra Alfredo Pratolongo atteso a Rimini per l'inaugurazione della fiera. «Il Governo e i partiti di maggioranza hanno compiuto uno sforzo per rimediare in parte alla situazione che si era venuta a creare con la Legge di Bilancio. Come comparto vorremmo però proseguire nel dialogo con il Governo, anche utilizzando la leva fiscale, per favorire gli investimenti e la competitività delle produzioni, inserendo nella prossima Legge di Bilancio un calendario di riduzioni delle accise».
Anche perché, prosegue Pratolongo: «Da una parte abbiamo la stabilizzazione dell'aumento dei costi delle materie prime, che insieme a inflazione e incertezza possono rallentare gli investimenti delle imprese, volano fondamentale per stimolare la crescita del comparto. Dall'altro la fiducia dei consumatori è ai livelli minimi ed è direttamente correlata alla domanda del mercato birrario. Un mercato certo, che nel 2022 è cresciuto. Tuttavia non me la sento di dire che il trend di ripresa proseguirà. Certo ci sono anche fattori molto positivi come la resilienza del settore Horeca e la crescita della ristorazione, ma la filiera brassicola nel suo insieme ha marginalità sotto pressione lungo tutti gli anelli della catena del valore».
Una filiera che oggi in Italia, secondo gli ultimi dati proprio di Assobirra, vale un fatturato complessivo di circa 9,5 miliardi di euro e coinvolge, includendo l'indotto, oltre 130mila lavoratori.
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