Belenergia sceglie l’Italia. Dal Lussemburgo a Milano nel vento delle rinnovabili
Lascia il Lussemburgo e si trasferisce in Italia, dove ci sono non solamente il sole per l’eolico e tutte le altre materie prime utili per ottenere energia rinnovabile, quella che non fa ricorso alle fonti fossili estratte da giacimenti e miniere
di J.G.
I punti chiave
2' di lettura
Si può ricavare energia dal vento e dal sole ma perfino dal valpolicella e dal soave in Veneto oppure dal primitivo e dal negroamaro in Puglia: dagli scarti delle lavorazioni agricole, come le vinacce e le fecce, si può ottenere metano o corrente elettrica.
Per questo motivo la Belenergia lascia il Lussemburgo e si trasferisce in Italia, dove ci sono non solamente il sole per l’eolico ma anche i vinaccioli e tutte le altre materie prime utili per ottenere energia rinnovabile, quella che non fa ricorso alle fonti fossili estratte da giacimenti e miniere.
Dalla finanza all’industria
La società era un tipico fondo di investimento specializzato nell’energia verde, come ce ne sono altri; e ancora oggi è un investitore mirato alle fonti rinnovabili, con una dimensione fra i 300-400 milioni di investimento ogni paio d’anni. Ma un poco alla volta ha spostato il suo asse economico e, di conseguenza, quello territoriale. Fatti gli investimenti, ha cominciato a gestirne i risultati, e cioè ha cominciato a produrre. A fare industria.
«il Lussemburgo è più sicuro dal punto di vista giuridico, ha una normativa societaria costante e consolidata, senza sorprese. È una sede ideale per chi si concentra nella finanza e per i fondi d’investimento», avverte Jacques-Edouard Lévy, francese, amministratore delegato. «Ma ormai Belenergia è sempre più un gruppo industriale, e per fare industria bisogna andare vicino al mercato. E per il mondo delle rinnovabili il mercato è qui, in Italia».
La forza di eolico e fotovoltaico
La sede legale e finanziaria si sposta a Milano per avvicinarsi al baricentro dell’attività, con investimenti e impianti fra Italia, Grecia, Spagna e Francia. Attualmente la società ha in attività impianti per 102 megawatt, di cui 60 eolici, 26 fotovoltaici e 16 megawatt con biomasse.
«Vogliamo avere il controllo diretto dei fattori di produzione», aggiunge Lévy.
L’Italia è cresciuta molto velocemente nel perimetro della Belenergia, che ha in corsa progetti nel solare e nell’eolico — fu la Belenergia ad avviare 16 anni fa e poi a completare l’iter autorizzativo di quel progetto Beleolico a Taranto poi ceduto a Renexia, il cui impianto è stato inaugurato la scorsa settimana — ma la nuova frontiera è ricavare energia dalle biomasse, produrre biometano, utilizzare la frazione umida dei rifiuti urbani. Estrarre energia perfino dalle sanse degli oleifici.
La frontiera delle bioenergie
Tra i progetti, un grande impianto eolico a Oppido Lucano (Potenza); un impianto per biometano in completamento a Candela (Foggia); la Lombardia e il Veneto sono interessanti per gli allevamenti dal cui letame ricavare biometano. «Per esempio a Mottola vicino a Taranto stiamo sviluppando un progetto con una distilleria che, dai residui della spremitura delle uve estrae alcol dai graspi, olio dai vinaccioli ed energia per cogenerazione», conclude Lévy.
loading...