intervista

Bentivogli (Fim Cisl): «Con l’ecotassa sulle auto il piano Fca diventa carta straccia»

di Matteo Meneghello

Imagoeconomica

3' di lettura

«Con questo emendamento il piano di 5 miliardi di euro che Fca ci ha presentato nei giorni scorsi rischia di diventare carta straccia». Il segretario della Fim, Marco Bentivogli è stato tra i primi a denunciare i rischi che potrebbe comportare, per tutta la filiera italiana dell’automotive, l’adozione dell’ormai famigerato 79 bis.

In che senso carta straccia? Per voi non avrebbe più valore?
No, è diverso: può non avere più significato, essendo cambiate le condizioni che l’hanno permesso. È il Governo che rende carta straccia questo piano, costruito su determinati presupposti. Da tempo abbiamo incalzato i produttori sulla necessità di accelerare la transizione verso l’elettrico: ora che abbiamo raggiunto un’intesa, Fca e i lavoratori hanno bisogno di almeno 20 mesi per mostrare i primi risultati, ma se gli tagliamo le gomme alla svolta in questo modo, sottraendo mercato e risorse finanziare, non raggiungeremo mai l’obiettivo finale.

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Il Governo punta sulla mobilità elettrica: non è condivisibile?
Io sono d’accordo sul bonus per l’elettrico, ma è il malus che è sbagliato, perché impone un’accelerazione che è irrealistica in un mercato già in difficoltà, ed è dannosa in questa delicata fase di transizione di ventiquattro mesi. Chi ha scritto questo emendamento non ha cognizione del peso della filiera automotive in Italia sul Pil: questo governo sovranista ha proposto una politica che non fa che depotenziare la nostra sovranità industriale. I soldi del malus andranno, prevalentemente, ai produttori asiatici.

FOCUS: ECCO I MODELLI INCENTIVATI O TASSATI

Cosa dovrebbe fare il Governo?
A mio giudizio dovrebbe occuparsi di ecosistema, infrastrutture, occupazione. Mi spiego: va organizzata la rete elettrica per caricare le batterie, vanno posate le colonnine, c’è il tema dello smaltimento delle batterie, va gestita una transizione che rischia di produrre una disoccupazione del 20% se non si affronterà insieme il tema delle competenze. Si insegue una idea modaiola che non aiuta a raggiungere obiettivi industriali. Questo sta avvenendo, per la verità, non solo in Italia. Anche la campagna anti-diesel è ridicola: l’inquinamento nelle città deriva soprattutto dalle caldaie, da euro4 a euro6 l’emissione di Nox si è già ridotta del 40%, e l’Euro6 d-final è ancora più ecologico, emette meno co2 degli altri combustibili.

In due anni anche l’Italia potrebbe essere pronta con l’elettrico?
Vanno rispettati i tempi del piano, una transizione accelerata non porterà alla rivoluzione dell’elettrico, che oggi ha una quota mondiale del 2%, ma al massimo a una costosissima adozione dell’ibrido. Alla fine dell’anno prossimo, però, da Melfi saranno prodotte la Renegade ibrida e poi la Compass, due modelli che agganceranno le nuove norme ambientali. Poi in 18 mesi Mirafiori dovrebbe tenere a battesimo la 500 full electric, un gioiellino di tecnologia autoaggiornabile. Le fughe in avanti non servono: tagliare le gambe alla transizione non impoverirà il ceo di Fca, Michael Manley, ma andrà a scapito di lavoratori e componentistica. Ci auguriamo che l’azienda confermi gli investimenti anche con questi presupposti, altrimenti non ci sarà nemmeno spazio per gli ammortizzatori, visto che sono legati alla riorganizzazione.

Crede che il decreto possa essere corretto in Senato?

Me lo auguro, ma è singolare che abbiamo dovuto battere i pugni sul tavolo, sindacati e costruttori, per avere una presa di coscienza. Questa è disattenzione, e un Governo non può essere così distratto. Non possiamo perdere altro tempo: accumulare ancora ritardi significa morire.

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