«Benvenuti a Marwen», doloroso inno alla vita tra realtà e immaginazione
di Andrea Chimento
2' di lettura
Un film ispirato a una straordinaria storia vera è il grande protagonista del weekend in sala: si tratta di «Benvenuti a Marwen», nuova opera di Robert Zemeckis, regista della saga di «Ritorno al futuro», «Chi ha incastrato Roger Rabbit», «Forrest Gump» e di tanti altri cult movie.
Steve Carell veste i panni di Mark Hogancamp, un uomo che a seguito di un pestaggio di natura omofoba ha perso la memoria. Per far fronte al trauma, Mark costruisce nel giardino di casa sua un villaggio per bambole in stile Seconda guerra mondiale, dove il suo piccolo alter ego Hogie è in perenne lotta contro i nazisti, aiutato dalle donne del villaggio di Marwen.
La creazione artistica diventa l'unica terapia possibile in questa toccante pellicola, che alterna costantemente realtà e immaginazione: le esperienze di Mark si riflettono in quelle della action figure che fotografa ogni giorno, così come le bambole di Marwen rappresentano le donne che hanno aiutato il protagonista dopo il pestaggio che ha subito.
A volte c'è un eccesso di zucchero e di retorica, ma il film riesce comunque a far riflettere con incisività e a toccare corde profondissime in diversi passaggi davvero toccanti (soprattutto nella seconda parte).
Inoltre, è sempre un piacere notare come Robert Zemeckis continui a sperimentare, cercando di sfruttare al meglio le capacità del cinema e delle nuove tecnologie che gli vengono messe a disposizione.
Da segnalare la buona performance di Steve Carell, che in questo periodo è nelle nostre sale anche in «Vice» di Adam McKay.
Tra le novità del weekend c'è inoltre «City of Lies – L'ora della verità» di Brad Furman con Johnny Depp e Forest Whitaker.
Al centro c'è un ex detective che ha dedicato la sua vita a un caso mai risolto: gli omicidi, avvenuti nel corso degli anni Novanta, delle due star del rap Notorious B.I.G. e Tupac Shakur. Vent'anni dopo, insieme a un reporter anche lui legato a quel caso, inizierà delle nuove indagini.
Tratto dal romanzo «LAbyrinth» di Randall Sullivan, «City of Lies» è un thriller che non riesce però a interessare e intrattenere come dovrebbe.
La messinscena di Furman è troppo statica e il copione poco appassionante, nonostante il suggestivo spunto di partenza.
La colpa è anche di dialoghi troppo verbosi che rendono l'intera visione eccessivamente faticosa e priva della verve necessaria per un prodotto di questo tipo.
Purtroppo Johnny Depp e Forest Whitaker confermano di non essere in un gran momento di forma e regalano due prove attoriali piuttosto fiacche e svogliate.
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