Legge elettorale

Berlusconi indispensabile per la vittoria di Lega e FdI

Senza il 7% di Fi, Salvini e Meloni dovrebbero conquistare il 70% dei collegi per andare al governo. Con gli azzurri la quota cala al 60%

di Roberto D'Alimonte

Con il sistema attuale, senza il 7% di Fi, Salvini e Meloni dovrebbero conquistare il 70% dei collegi per andare al governo. Con gli azzurri la quota cala al 60%

Berlusconi sulle tensioni interne a Fi: "Non so cosa gli è preso a questi qua"

3' di lettura

Le recenti elezioni comunali sono servite a Salvini e Meloni a riscoprire l’acqua calda. Che «uniti si vince e divisi si perde». Il recente “patto di Villa Grande” siglato nella casa romana di Berlusconi contiene due elementi. Il primo è il riconoscimento che tre partiti con tre linee diverse non fanno una coalizione credibile e quindi competitiva. Il patto però non ha chiarito quale sarà la linea comune della coalizione. Salvini rinuncia alla politica del piede in due staffe? La Meloni rinuncia alla opposizione al governo Draghi ? O sarà Berlusconi a rinunciare al suo moderatismo?

Niente riforma proporzionale

Si vedrà. L’altro elemento è l’accordo sul rigetto di una riforma elettorale proporzionale. I tre leader del centrodestra vogliono andare al voto con l’attuale sistema oppure con un sistema sempre maggioritario, anzi più maggioritario, ma senza collegi uninominali. Quest’ultimo è il sistema su cui stanno lavorando Dario Parrini per il Pd e Roberto Calderoli per la Lega.

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Il vincolo del Rosatellum

Si dice che Berlusconi sia affezionato al bipolarismo e quindi a sistemi elettorali maggioritari. Non è vero. Berlusconi è un opportunista. Il suo partito è un paradosso. Uno dei tanti della politica italiana. È il più piccolo dei tre ma il suo pacchetto di voti ha una utilità marginale elevata. Senza Forza Italia con il suo minuscolo 7% Salvini e Meloni non possono vincere le prossime elezioni. La tabella qui pubblicata fa vedere perché. Ricordiamo che il Rosatellum prevede l’assegnazione del 63% di seggi con formula proporzionale e il restante 37% in collegi uninominali con la formula della maggioranza relativa. Dunque, se nel 2023 si andasse a votare con il Rosatellum, cosa probabile, Lega e Fdi con il loro 40% dei voti otterrebbero circa il 40% dei seggi proporzionali ma avrebbero bisogno di vincere il 70% dei collegi uninominali alla Camera per arrivare alla maggioranza assoluta dei seggi (201). Questo non è un obiettivo alla loro portata.

Con Berlusconi, a Lega e FdI basterebbe il 60% dei collegi

Se invece Berlusconi si presentasse alle prossime elezioni insieme a Salvini e Meloni la tabella ci dice che con il 47% dei voti basterebbe meno del 60% dei seggi maggioritari per arrivare alla maggioranza assoluta. E questo è un obiettivo credibile se i sondaggi di domani confermassero i dati dei sondaggi di oggi che danno il centrodestra unito per l’appunto al 47% circa.

Berlusconi decisivo anche se corre da solo

Berlusconi dunque è indispensabile. Il “patto di Villa Grande” nasce da questo dato di fatto. Ma il bello è che Berlusconi sarebbe indispensabile anche se non si presentasse insieme a Lega e Fdi. Infatti se il Cavaliere abbandonasse Salvini e Meloni è possibile che nessuna delle due coalizioni – Pd-M5s da una parte e Lega-Fdi dall’altra – conquistino la maggioranza assoluta dei seggi. La conseguenza sarebbe che Berlusconi (ma eventualmente anche Carlo Calenda e magari come è successo in passato i deputati “esteri”) avrebbero in mano i seggi decisivi per formare un qualunque governo. Per neutralizzare questa prospettiva la sola strada sarebbe quella di un accordo che coinvolga tre dei quattro partiti maggiori.

Le incognite dell’alleanza Pd-M5S

Tutto questo ragionamento però è legato a una condizione: che Pd e M5s si alleino prima del voto. Se non lo faranno, allora non solo è possibile che da soli Salvini e Meloni possano arrivare al 70% dei seggi uninominali e quindi alla maggioranza assoluta ma è anche possibile che Salvini,Meloni e Berlusconi insieme stravincano le elezioni. Si farà questa alleanza Pd-M5s? E sarà efficace? L’esito delle prossime elezioni, se non cambia il sistema elettorale, ruota intorno a queste domande. Non sarà facile per Pd e M5s trovare un accordo sulla spartizione di 221 collegi uninominali tra Camera e Senato. Vale a dire un accordo su 221 candidati comuni. Perché questo è quello che richiede l’attuale sistema elettorale. Tanto per fare un esempio recente. In queste amministrative su 118 comuni superiori ai 15.000 abitanti Pd e Movimento erano alleati solo in 29.

La partita del Quirinale

Ed è proprio per questo motivo che la riforma elettorale tornerà ad essere un tema caldo. Si sa che il M5s vuole il proporzionale. Lo vogliono anche una parte del Pd e tutti i piccoli partiti. Non lo vuole Letta per ora. E certo non lo vogliono Salvini e Meloni. Quanto al Cavaliere vedrà come andrà a finire la partita del Quirinale e poi deciderà in base alle sue convenienze come sfruttare l’utilità marginale del suo pacchetto di seggi. Con buona pace di chi pensa che sia un fan del bipolarismo.

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