ServizioContenuto basato su fatti, osservati e verificati dal reporter in modo diretto o riportati da fonti verificate e attendibili.Scopri di piùFestival dell’Economia di Trento

Bernabè e Clò: sulla transizione energetica Bruxelles oggi va troppo veloce

Il manager e il professore denunciano costi e obblighi troppo pesanti per famiglie e imprese. Così si colpiscono i più poveri e l’Europa rischia la deindustrializzazione a vantaggio della Cina

di Sissi Bellomo

A confronto. Da sinistra, Franco Bernabè, presidente Acciaierie d’Italia, Sissi Bellomo, Sole 24 Ore, Alberto Clò, direttore responsabile Energia dell’Università di Bologna

3' di lettura

L’Unione europea sta premendo troppo l’acceleratore sulla strada verso la decarbonizzazione e ora rischiamo di schiantarci. Sono diagnosi molto simili quelle espresse da Franco Bernabé e Alberto Clò, economisti di formazione ed esperti di lungo corso sia di energia che di politiche industriali, messi a confronto durante il festival trentino.

Entrambi nutrono preoccupazioni per l’industria europea, travolta da costi e obblighi che favoriscono l’avanzata della Cina, per i cittadini costretti a sacrifici sempre più pesanti e per la tendenza a trascurare le misure di adattamento al cambio del clima, con cui prevenire o tamponare gli effetti di eventi meteo estremi, come quelli che hanno colpito la Romagna.

Loading...

L’attuale esecutivo Ue viene accusato di «fondamentalismo ecologico» e di «bulimia regolatoria» dal professor Clò, docente all’università di Bologna, direttore della rivista Energia (fondata con Romano Prodi) e ministro dell’Industria negli anni ’90, in un governo tecnico guidato da Lamberto Dini.

Ma non è affatto tenero con Bruxelles – che «ormai ne inventa di tutti i colori» – nemmeno Bernabè, manager in passato al timone anche di Eni, che oggi da presidente di Acciaierie d’Italia si trova al centro di un’enorme ed emblematica sfida che è insieme ambientale, industriale e sociale. «Per la transizione – dice – i tempi non possono essere quelli dettati dalla Ue Non si può banalizzare tutto dicendo “si può fare domani”, servono prospettive di medio termine, fissare obblighi compatibili con i tempi industriali, che sono veloci ma richiedono comunque pianificazione».

A Trento Bernabè concede poche parole alle delicate vicende dell’ex Ilva, per escludere come «impossibile» l’ipotesi di fermate imminenti a Taranto, dopo l’ultimatum lanciato dal Comune per un aumento delle emissioni di benzene: «sfori temporanei», di un impianto che ha «emissioni molto al di sotto dei limiti di legge e più piccole di quanto inaliamo mentre facciamo il pieno di benzina».

Al di là del caso ex Ilva, il manager non si tira comunque indietro sul tema della siderurgia e degli altri settori con CO2 “hard to abate”, difficile da ridurre. Per l’acciaio, responsabile del 7% delle emissioni globali, non ci sono soluzioni a buon mercato: «Si può usare l’idrogeno, ma in Europa oggi la produzione è 15-18 volte più costosa che negli Usa e di quello verde per ora se ne fa ben poco».

C’è anche il tema dell’acqua per l’elettrolisi: «Se si desalinizza quella del mare bisogna smaltire brine fatte da sali e altri minerali in polveri sottilissime e pericolose». Se si spargono in giro non cresce più nemmeno un filo d’erba.

Quello della siderurgia è solo un esempio dei tanti ricordati a Trento. La decarbonizzazione a tappe forzate «colpisce soprattutto le famiglie più povere, è come una tassa recessiva», afferma Clò. Per le imprese «ci sono costi esorbitanti, che rischiano di distruggere l'industria europea a vantaggio soprattutto di quella cinese». Pechino stravince nel campo delle energie pulite e delle batterie: «Controlla tutta la filiera e le materie prime – ricorda il professore – Finiremo col passare dalla padella del gas alla brace delle rinnovabili cinesi»

Bernabè sposta invece l’attenzione sull’auto elettrica: «Sono 4 pezzi di lamiera attaccati a 300-400 chili di batteria spesso prodotta in Cina. E poi parliamo tanto di Tesla, ma ci scordiamo che 3-4 case cinesi già oggi si spartiscono l’80% delle vendite di auto elettriche nel mondo. L’Europa rischia di perdere non solo l’indotto ma tutta l’industria automobilistica, un problema sociale pazzesco».

Riproduzione riservata ©

loading...

Loading...

Brand connect

Loading...

Newsletter

Notizie e approfondimenti sugli avvenimenti politici, economici e finanziari.

Iscriviti