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Prezzi energia: Arera, verso aumenti luce nel prossimo trimestre

di Davide Madeddu

9' di lettura

La transizione energetica, gli investimenti e le difficoltà. Criticità e opportunità per una rivoluzione che porta appresso anche elementi di sofferenza. È uno scenario a 360 gradi quello descritto durante l’Italian Energy Summit, giunto all’edizione numero 23, promosso dal Sole 24 Ore e dal Gruppo 24 Ore e punto di riferimento per il mercato energetico italiano e internazionale. E dove, a un anno dall’invasione russa in Ucraina persistono le incertezze sul fronte economico per tutti i Paesi dell’Eurozona, compresa l’Italia.

Con la guerra che ha accelerato la transizione energetica che però, nonostante la presenza degli investitori, deve fare i conti con burocrazia e lungaggini. Non a caso il direttore del Sole 24 Ore, Radiocor e Radio24, Fabio Tamburini ha sottolineato che «è l’ora di darsi una svegliata». Perché «tutti sono d’accordo sulla transizione energetica, ma il passaggio non è così semplice». «Non è un problema di investimenti - ha sottolineato - c’è chi vuole farli e non aspetta altro. Ci sono gruppi importanti italiani che sono in difficoltà a investire in Italia per produrre e installare impianti di energia rinnovabili e vanno a farlo in altri paesi».

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Pichetto Fratin: piattaforma nazionale per nucleare sostenibile

Il nodo da sciogliere è quello delle semplificazioni che non arrivano e lo snellimento delle procedure. Primo passo per un cambiamento, quello della transizione ecologica ed energetica che, come sottolineato dal ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin «è un tema chiave per l’economia del domani e può diventare un motore di sviluppo, perché la transizione verso una società decarbonizzata attuata mediante la progressiva diffusione delle rinnovabili impone una profonda trasformazione di tutto il nostro sistema energetico».

Il ministro ha poi aggiunto che «a questa esigenza guarda la proposta di revisione del piano nazionale integrato di energia e clima, che ha delineato la strategia nazionale per la decarbonizzazione verso 2030 e guardando all’obiettivo 2050. Nel piano è tracciata la strategia per trasformare il modo in cui il vettore energetico principale, l’energia elettrica, viene prodotto e per introdurre nel nostro mix vettori d’energia decarbonizzati». Non solo: «Accanto al progressivo aumento percentuale delle Fer (fonti di energie rinnovabili, ndr) si prevede l’introduzione di nuove tecnologie, di combustibili verdi, alternativi che accompagneranno il graduale phase out del carbone - ha aggiunto -. S’inquadra in questa attenzione a tutte le tecnologie green e alle esigenze di sicurezza e indipendenza energetica nazionale l’avvio della piattaforma nazionale per un nucleare sostenibile».

E mentre il processo per la transizione va avanti si devono fare i conti con la contingenza. Come quello che riguarda gli aumenti che andranno a interessare l’elettricità.

Besseghini: verso aumento prezzi elettricità nel prossimo trimestre

«Sull’aggiornamento trimestrale dell’energia elettrica di domani un po’ di sussulto ci sarà - ha detto il presidente di Arera, Stefano Besseghini -, non come l’anno scorso, ma inevitabilmente le oscillazioni significative che vediamo sui mercati ribattono sul prossimo trimestre». In ogni caso, ha sottolineato, «nel complesso le cose fatte cose hanno funzionato, il settore industriale ha contribuito in maniera rilevante così come ha fatto il retail». In mezzo anche gli investimenti.

«Come Bei abbiamo deciso di aumentare la nostra potenza di fuoco per quanto riguarda i finanziamenti” alla transizione energetica - ha detto Gelsomina Vigliotti, vice presidente della Bei-. Nei prossimi sette anni abbiamo deciso di aumentare i nostri finanziamenti prima a 30 e poi a 45 miliardi da qui al 2027». Claudio Descalzi, Ceo dell’Eni ha voluto rimarcare che «l’Italia sul gas è al sicuro perché abbiamo connessioni via tubo, molto Lng e contratti a lungo termine e perché sulla quasi totalità del gas che portiamo in Italia e in Europa stiamo investendo». E poi un altro aspetto: «Gli investimenti nell’energia e nell’ambiente sono a lungo termine, non si può cambiare idea oggi e domani, non si può fare lo yo-yo - ha detto -. È giusto darsi degli obiettivi ma bisogna dare a ogni Paese la libertà di raggiungerli in funzione del suo mix e delle sue tecnologie energetiche, altrimenti si rischia di dover tornare indietro».

A influire sugli investimenti la questione sicurezza. «Un anno fa ci trovavamo davanti ad una situazione complessa, a causa, prevalentemente del conflitto in Ucraina. A questo si sono aggiunte le scelte delle banche centrali in materia di tassi di interesse - ha detto Francesco Gagliardi, Partner di Kpmg, Head of Energy - . Sul fronte della transizione energetica c’è un tema di breve termine che va affrontato ed è quello della sicurezza». Sul fronte degli investimenti la conferma dell’impegno dell’Enel che, come sottolineato da Nicola Lanzetta, direttore di Enel per l’Italia, «L’impegno con il Pnrr è focalizzato sulle reti: ci sono 3,5 miliardi che investiremo perché la capacità di hosting e di resilienza diventi sempre migliore; di questi 1,8 miliardi sono dedicati al Sud».

Lanzetta (Enel): pensare a proroga per servizio maggior tutela

Senza dimenticare la questione bollette. «Pensare a una proroga per la fine del servizio della maggior tutela penso sia più che giusto perché permetterà di avere un cliente più consapevole della scelta e soprattutto di evitare uno shock che, in un momento come questo, ci fa ritenere che oggi non sia il momento migliore». C’è stata poi la questione stoccaggi del gas. «Quest’anno ci siamo messi avanti con il lavoro e lo scorso 20 settembre abbiamo superato il quantitativo in stoccaggio che abbiamo raggiunto in tutto 2022 - ha affermato Stefano Venier, ceo di Snam-. Da questo punto di vista vuol dire che abbiamo preparato il sistema nel migliore dei modi per il prossimo inverno. C’è da aggiungere che poi nel frattempo si è consolidata anche la diversificazione attraverso un ampliamento delle importazioni di lng, che hanno raggiunto alla fine di agosto gli 11 miliardi metri cubi su 42 miliardi importati, la porzione è superiore al 25%, a cui si aggiungerà il contributo della nave di Piombino nei prossimi 3 mesi per oltre un miliardo di metri cubi». E la prospettiva: «Sul cosiddetto SoutH2 Corridor, “stiamo lavorando all’interno di un consorzio assieme agli altri trasportatori austriaci tedeschi proprio per costruire e coordinare questo tipo di attività mettendo insieme quelle che sono le esigenze infrastrutturali a cui cerchiamo di dare risposta noi come Snam alla unione della produzione e consumo d’idrogeno».

Palermo (Acea): acqua tema trascurato nel nostro Paese

Un capitolo significativo riguarda l’acqua, un tema che, come evidenziato dall’ad e dg di Acea, Fabrizio Palermo, «è un tema trascurato nel nostro Paese, noi siamo la generazione del rubinetto, abituati ad averla in abbondanza, ma ormai l’infrastruttura media ha un’età superiore ai 60 anni e il cambiamento climatico ha portato alla transizione energetica ma anche a un problema idrico. Questo ha un peso su vari settori, come l’agricoltura, l’industria, l’energia e più si va verso l’utilizzo di nuove tecnologie, come l’intelligenza artificiale, più si consuma acqua». L’orizzonte contempla l’interesse straniero per gli investimenti in Italia. Non a caso Marco Marsili, country chair di Shell Italia ha sottolineato che «L’Italia è un paese appetibile, ha molte potenzialità e una posizione strategica. Ha molto gas che andrà anche in altri paesi europei. Il governo vuole fare dell’Italia un energy hub e credo abbia tutti gli strumenti per diventarlo».

E qualche esempio, come quello che riguarda la Tap: «A gennaio abbiamo già contrattualizzato un ulteriore miliardo e 200 milioni di metri cubi che andranno in onda da qui a fine del 2025, diventeranno operativi da gennaio 2026 - ha detto Luca Schieppati, managing Director di Tap-. Abbiamo presentato alle autorità in questi giorni la nuova proposta di progetti per la nuova fase vincolante che partirà l’anno prossimo». E in un’ottica di prospettiva anche il nucleare che, come affermato da Luca Dal Fabbro, presidente di Iren, «va studiato, ma ritengo che non sarà la soluzione nel breve periodo ma in un arco temporale di 15-20 anni». Senza dimenticare l’idroelettrico: «Abbiamo una grande opportunità che proviene dall’acqua. Ci sono 12,5 di terawattora che ci aspettano e una ricaduta potenziale di 25 miliardi di euro. Tutto dipende da noi». Idrogeno, idroelettrico e rinnovabili anche nell’intervento di Stefano Granella, Chief Strategy Growth di A2A.

«Nel nostro piano industriale 2023-2026 abbiamo previsto un 25% di acquisizioni di ordini in energia green - ha detto Alessandro Puliti, ceo di Saipem - . Nel 2023 siamo al 10% ma quello che vediamo è che ci sono segnali positivi nel settore della cattura di Co2». Massimo Battaini, ceo-designate di Prysmian Group ha rimrcato come si veda un «un aumento della domanda di infrastrutture. C’è un’area di progetti off- shore che hanno sofferto a causa dell’inflazione. Dal nostro punto di vista stiamo facendo tantissimo per avere delle tecnologie sempre più competitive». In questo scenario si registra la crescta di Italgas, come sottolineato dal Ceo Paolo Gallo parlando dell’operazione con cui Italgas ha rilevato per 115 milioni le controllate della società francese Veolia in Italia attive nel settore in Sicilia, Campania e Lazio: «Manca ancora il closing che è atteso tra un mese, un mese e mezzo. Siamo diventati in questi anni più che una società che distribuisce gas, una società tech che gestisce infrastrutture».

Le nuove frontiere dell’energia

Le sfide emergenti, ma anche le nuove frontiere dell’energia e della decarbonizzazione: l’idrogeno, le rinnovabili e le biomasse. E la necessità di accelerare un processo lento rispetto alla natura che va veloce. Sono gli argomenti che hanno caratterizzato la seconda parte dell’Italian Energy Summit, Transizione energetica ed innovazione per vincere le grandi sfide globali promosso dal Sole 24 Ore.

«L’Italia, come gli altri Paesi, ha registrato un livello record di emissioni nel 2022 grazie ad una forte ripresa economica, non ancora sufficientemente supportata da tecnologie a basso impatto ambientale». E quanto ha detto Laura Alice Villani, managing director e senior partner Bcg intervenendo all’Italian Energy Summit. «La transizione energetica sta diventando più costosa. Stimiamo che al 2030 servano circa 20 miliardi per il settore hard to abate», ha aggiunto per poi sottolineare «ma ci sono già una serie di tecnologie economicamente competitive che possono fare la differenza».In questo scenario le imprese possono impegnarsi, anche se è necessario supporto istituzionale e finanziario. «La transizione energetica si conferma di una complessità senza precedenti, è importante mettere in campo modalità nuove ed efficaci per affrontarla - ha aggiunto».

Un cambiamento che va a interessare anche le aziende che operano con un alto consumo di energia, con conseguente notevole emissione di CO2, come le acciaierie. Non a caso Camilla Benedetti, Presidente ABS Acciaierie e Vice Presidente Gruppo Danieli, ricordando l’attività svolta e l’impegno del suo gruppo che lavora con un sistema che produce acciaio riutilizzando anche i rottami ha poi sottolineato l’impegno per il futuro. Come «l’idrogeno verde», che «per noi è una sfida importante» e che vede il gruppo impegnato in progetti di medio e lungo periodo.

Lanzi (Snam): puntare all’idrogeno riutilizzando le strutture esistenti

A guardare all’idrogeno anche la Snam che, come sottolineato da Il gruppo, come ha ribadito Dina Lanzi, della Decarbonization Technology Development Unit di Snam e presidente Cig,«ha iniziato a credere e puntare sull’idrogeno da qualche anno con business unit dedicate istituite nel 2019. Il focus è abilitare la transizione dei settori hard to abate». Nel dettaglio la società ha approcciato il tema su più fronti: «Siamo partiti dal nostro core business e abbiamo studiato la possibilità di riutilizzare la struttura gas anche per l’idrogeno - ha aggiunto-. In questo senso la nostra pipeline si presta a questo. Abbiamo anche lavorato sulle infrastrutture per capire la compatibilità con questa molecola. Inoltre abbiamo lanciato un’attività di testing sul campo per l’idrogeno sugli impianti industriali. In particolare disponiamo di un elettrolizzatore portatile con cui andremo a testare sul campo l’idrogeno per quei soggetti che vogliono toccare con mano la sua applicazione». Per Lucia

Lucia Visconti Parisio, professoressa ordinaria di scienza delle finanze all’università Milano Bicocca, che ha affrontato la questione delle oscillazioni dei costi dell’energia con l’attenzione per il breve periodo e quello di lungo termine, «si devono pensare modalità per gestire il lungo periodo». Poi l’aspetto legato alle rinnovabili, e quindi l’indipendenza energetica e il ruolo svolto dagli operatori del settore. Come quello di Andrea Bigai, Socio fondatore Associazione EBS e membro del consiglio direttivo, che ha portato l’esperienza delle biomasse e rimarcato l’importanza di questo utilizzo e di un sistema che «dovrebbe essere riformato». «C’è l’urgenza di una normativa regolatoria - ha detto -. Il mondo è cambiato e il meccanismo di incentivazione deve essere riformato». Ad auspicare modifiche anche Giovanni Mascari Country Head Italy Lightsource bp che ha rimarcato come che il collo di bottiglia è nella rete di trasmissione.

In tutta questa partita emerge anche un altro fattore. Ed è quello del tempo. «La transizione energetica fa paura. Il nodo più spinoso riguarda quello delle tempistiche - ha detto Bernardo Ricci Armani, country manager Italy di Statkraft -. In questo contesto le aziende possono svolgere un ruolo fondamentale; tocca a loro sia educare che rassicurare». Per il manager «a fronte di questa paura è importante che i progetti vengano concertati con i territori e che si faccia comprendere i benefici economici connessi. A questo va aggiunto il ruolo degli operatori che devono presentare progetti seri». In tutta questa partita, a giocare un ruolo importante sono gli operatori del settore. Per Daniela Bernacchi, Un Global Compact Network Italy, non si può non tener conto delle migrazioni dovute al cambiamento climatico. «Se non si interviene sul clima, nel 2050 avremo 216 milioni di migranti - ha ribadito - e non è possibile non affrontare la crisi climatica in maniera globale». Intervento che deve partire da un’attenzione particolare alla sostenibilità, alle politiche aziendali e all’intera filiera. «Un ruolo particolare poi - ha aggiunto - lo gioca l’educazione dei cittadini». Per Roberta Boscolo Responsabile scientifico Clima & Energia WMO World Meteorological Organization una delle azioni principali è quella di accelerare sulla sostenibilità e sulla decarbonizzazione el sistema energetico. «Il rischio è il fallimento degli obiettivi».

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