Biden interviene sulle criptovalute, il bitcoin balza oltre 42.000 dollari
Il Presidente degli Stati Uniti dovrebbe firmare oggi un ordine esecutivo per delineare la strategia di Washington rispetto alla criptosfera
di Vittorio Carlini
I punti chiave
3' di lettura
Il tanto atteso (sperato o temuto) intervento di Joe Biden sul mondo delle criptovalute è arrivato. Il Presidente degli Stati Uniti, secondo quanto anticipato dal Wall Street Journal, dovrebbe firmare oggi un ordine esecutivo per delineare la strategia di Washington rispetto alla criptosfera. L’obiettivo è incaricare le diverse agenzie federali di condurre un’ampia revisione delle criptovalute, incluso lo studio della creazione di una valuta digitale statunitense.
L’intervento di Washington
A livello puramente teorico il progetto potrebbe anche apparire negativo per le cryptocurrencies, in quanto è possibile una stretta sul fronte regolamentare. La criptoeconomy, però, ha accolto la notizia con animo positivo. Il bitcoin, in giornata, è salito oltre quota 42.000 dollari. Non solo: molte altre criptovalute hanno rialzato la testa. Un esempio? Ethereum nelle ultime 24 ore guadagna più dell’8%.
Il commento della Yellen
A ben vedere il balzo dei criptoasset è anche l’effetto della pubblicazione di un comunicato del segretario del Tesoro Usa Janet Yellen, rimosso dopo pochi minuti, che considera la decisione del governo di Washington come «storica». Un approccio che «sosterrà l’innovazione responsabile la quale potrebbe comportare vantaggi sostanziali per la nazione, i consumatori e le imprese».Va rammentato che la Yellen ha sempre avuto un atteggiamento abbastanza ostile alla criptosfera. Evidentemente il fatto che l’ex presidente della Fed abbia usato dei toni non così negativi è stato valutato positivamente dall’industria attiva nelle cryptocurrencies.
Gli effetti della decisione
«Il chiarimento normativo -dichiara Federico Izzi, coautore della newsletterer Inside W3B - è un fattore che spiana la strada all’evoluzione del settore»: Fino a quando «c’è incertezza il comparto non potrà mai evolversi in maniera completa». Il nuovo passaggio, al netto che dovrà poi vedersi dove concretamente porterà la nuova normativa, «è un momento positivo». «In realtà - tiene a precisare Sergio De Prisco, cofondatore dell’accademia dei registri distribuiti Decentra - da una parte, riducendo le incertezze, il passaggio voluto da Washington indurrà certamente maggiori investimenti ad opera dell’industria nella criptoeconomy; ma dall’altra, voglio precisarlo, i maggiori probabili controlli porteranno inevitabilmente anche ad un’ulteriore spinta verso la finanza decentralizzata». In altre parole: se ci sarà un’eccessiva stretta regolatoria è possibile che l’animo anarco capitalista della cryptoeconomy, ancora ben presente, cercherà altre strade per svilupparsi.
Criprovalute e guerra in Ucraina
L’intervento di Washington si inserisce in un periodo in cui le criptovalute sono entrare nell’occhio del ciclone a seguito delle sanzioni emesse dall’Occidente contro la Russia a causa dell’invasione dell’Ucraina. Dopo il bando di molti istituti di credito di Mosca dallo Swift (il sistema di messaggistica generale che consente le transazioni tra le banche) e il divieto della stessa banca centrale russa di trasferire denaro all’estero, i volumi delle transazioni in rubli sulle criptocurrencies sono cresciuti di parecchio. In molti hanno visto in questa dinamica la prova che bitcoin&co sarebbero uno strumento usato per aggirare i divieti imposti. Soprattutto da parte di chi possiede grandi patrimoni e vuole sottrarli alle sanzioni.
«Il fenomeno potrebbe sussistere -spiega Andrea Medri, cofondatore di The Rock trading -. E, tuttavia, ciò che deve escludersi a priori è che la Russia possa, ad esempio usando una stable coin, tentare di convertire anche una sola piccola parte della sua economia in cripto». La dimensioni di quest’ultime, infatti, «sono troppo limitate per azzardare una simile ipotesi». Ciò che, invece, è certo è l’incremento dei volumi su scala mondiale aventi ad oggetto gli stessi criptoasset. «Da dopo l’invasione dell’Ucraina si è passati da una media di circa 82 miliardi di dollari al giorno agli oltre 100 miliardi della prima settimana di guerra».
Una salita, sempre sulle piattaforme di scambi centralizzati, che ha riguardato gli stessi derivati. «Siamo di fronte -conclude Medri - ad un sostegno che arriva non tanto dalla reale valutazione se le criptocurrencies posso concretamente essere uno strumento alternativo di pagamento alle valute fiat, quanto piuttosto dalla spinta della strategie di natura puramente finanziaria che acquistano le cryptocurrencies sulla scia della notizia».
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