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Usa, nominato procuratore speciale per le carte segrete di Biden

Il presidente promette piena collaborazione con il dipartimento di Giustizia ma aumenta l’imbarazzo alla Casa Bianca dopo la scoperta di due blocchi di documenti «classificati» in un think tank a Washington e nella sua casa in Delaware. Pressing dei Repubblicani

Biden: documenti riservati a casa mia, collaboriamo su indagini

2' di lettura

L’attorney general Merrick Garland ha annunciato la nomina di un procuratore speciale per indagare sui documenti classificati ritrovati nella disponibilità personale del presidente Usa Joe Biden. Si tratta di Rob Hur, ex procuratore del Maryland, allora nominato da Donald Trump e ora attivo in uno studio legale di Washington.

L’imbarazzante scoperta di una seconda serie di carte classificate legate alla vicepresidenza di Biden (conclusa a inizio 2017) è stata resa nota dalla Casa Bianca poco prima che il presidente commentasse in una conferenza stampa la «buona notizia» del calo dell’inflazione. I suoi avvocati, si legge in una nota, hanno scoperto «tra carte personali e politiche un piccolo numero di altri documenti dell’amministrazione Obama-Biden con segni di classificazione. Tutti tranne uno sono stati trovati in uno deposito nel garage della residenza del presidente» a Wilmington. «Un documento di una sola pagina è stato scoperto tra materiale immagazzinato in una stanza adiacente», mentre «nessun documento è stato rinvenuto nella residenza di Rehoboth Beach», la sua casa al mare.

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«Siamo fiduciosi che un esame meticoloso dimostrerà che i documenti sono stati spostati per errore e che il presidente e i suoi avvocati hanno agito prontamente dopo averlo scoperto», ha fatto sapere la Casa Bianca. Gli avvocati hanno ribadito di «collaborare pienamente» con il dipartimento di Giustizia e di averlo informato subito, come fatto dopo il ritrovamento delle carte top secret il 2 novembre scorso in un ex ufficio di Biden in un think tank a Washington. Posizione ribadita dal presidente quando è stato incalzato dai reporter alla fine della conferenza stampa. Biden ha poi rivelato che la ricerca di altri documenti governativi dopo quelli trovati a novembre è finita ieri, aggiungendo un altro interrogativo sui tempi lunghi degli accertamenti.

La scoperta aumenta, comunque, l’imbarazzo della Casa Bianca e il pressing sul presidente in carica, soprattutto sul versante dell’offensiva repubblicana contro Biden per il trattamento «impari» che sarebbe stato riservato a Donald Trump in una vicenda simile.

Trump ha subìto perquisizioni nella sua villa di Mar-a-Lago, in Florida, dove deteneva documenti segreti. Ora invoca «raid» nelle abitazioni private di Biden, anche se l’approccio scelto dai due leader è stato diverso: Biden ha restituito il materiale, Trump ha cercato di opporsi al suo sequestro.

Il primo blocco di documenti «classified»

Il primo blocco di circa 10 documenti «classificati» era stato rinvenuto nel vecchio ufficio di Joe Biden al Penn Biden Center for Diplomacy and Global Engagement, un think tank di Washington che prende il suo nome dallo stesso presidente Usa. Le carte risalgono agli anni della sua vicepresidenza e sono state scovate in novembre. Il procuratore generale Merrick Garland ha chiesto al collega di Chicago di desecretare i documenti, poi consegnati agli archivi nazionali. La loro identificazione è avvenuta qualche giorno prima delle elezioni di midterm, a quanto ha rivelato il consigliere speciale Richard Sauber. Biden si era avvalso dell'ufficio a cadenza periodica, dalla metà del 2017 all'inizio della sua campagna presidenziale.


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