Biella, il tessile reclama strade e reti
Le aspettative del settore condizionate dalle incertezze internazionali: dalle tensioni Usa-Cina a Brexit
di Carlo Andrea Finotto
3' di lettura
Gli ultimi dati Istat sull’export delle regioni italiane consegnano un tessile-abbigliamento dai due volti a Nordovest. Se è vero che le esportazioni fanno registrare un incremento del 2,6% nel periodo gennaio-giugno 2019 rispetto allo stesso periodo 2018, è anche vero che la sintesi è il frutto del -3,3% del tessile in senso stretto e del +15,6% dell’abbigliamento.
Una forbice notevole, che evidenzia le maggiori criticità per la parte a monte della filiera.
La fotografia statistica del comparto coincide sostanzialmente con il Piemonte – le quote di Valle d’Aosta e Liguria sono insignificanti –: le imprese piemontesi del settore hanno venduto oltreconfine per oltre 1,8 miliardi di euro nel semestre, contro 1,78 miliardi dello stesso periodo 2018. Una crescita, evidenziata dai dati Istat elaborati da Unioncamere Piemonte, che non può rassicurare, anche alla luce di altri indicatori. Con il -5% nei primi tre mesi dell’anno il tessile-abbigliamento è stato il peggiore nella produzione industriale. Per il presidente di Unioncamere Vincenzo Ilotte «i dati ci mostrano un Piemonte in affanno. Il calo della produzione industriale coincide con il peggioramento di altri indicatori quali ordinativi, fatturato e grado di utilizzo degli impianti. Il nord del Piemonte - sottolinea Ilotte – soffre nei comparti che lo hanno sempre caratterizzato: mezzi di trasporto, industrie elettriche ed elettroniche e filiera tessile».
Anche se nel corso dei decenni le aziende si sono più che dimezzate, il distretto Biellese rappresenta la grande maggioranza di un comparto che ha propaggini soprattutto in provincia di Vercelli e a Novara, dove però la produzione ha lasciato spazio alla confezione d’alta gamma, richiamando – anche grazie a una logistica favorevole – nomi come Ermenegildo Zegna e Gucci. Sui 3,6 miliardi di euro di export piemontese di tessile-abbigliamento, Biella, Vercelli e Novara valgono per il 78%, e 1,5 miliardi riguardano la sola Biella. Il resto deriva da Torino (458 milioni) e Cuneo (243).
Proprio le indicazioni sul prossimo futuro che arrivano da Biella non sono incoraggianti e segnali più concreti arriveranno a giorni dai buyers che affolleranno i saloni Filo (dedicato ai filati) e MilanoUnica Shanghai (tessuti).
«Il tessile è da sempre uno dei settori che, per primi, anticipano le tendenze dei mercati a livello internazionale» commenta Carlo Piacenza, presidente dell’Unione Industriale Biellese (Uib). «L’incertezza degli scenari mondiali, le tensioni fra Usa e Cina, l’incognita Brexit e il rallentamento tedesco, inducono alla prudenza gli imprenditori biellesi, ma a più determinazione. Veniamo da anni di crisi molto più intensa: sapremo affrontare anche queste complesse congiunture».
Una valutazione condivisa da Paolo Balistreri, direttore di Confindustria Piemonte: «Il tessile ha vissuto una crisi fortissima dopo il 2008, con ridimensionamento e riorganizzazione. Ci si è concentrati su specializzazioni che hanno consentito di riformare il comparto e performare di nuovo bene. Ora vediamo di nuovo difficoltà, speriamo contingenti, legate a dinamiche internazionali».
Per Giancarlo Lorenzi, segretario piemontese della Femca Cisl «un ridimensionamento c’è stato e presumibilmente ci sarà in futuro. Resta da vedere come accadrà: il timore è che possano sparire interi comparti. I più a rischio sono filature e pettinature: di queste ultime ne sono rimaste solo due». Lorenzi, però, sottolinea anche come «negli anni siano diminuite aziende e addetti, ma oggi produciamo più qualità e più valore aggiunto».
Le aziende del distretto biellese, evidenzia Carlo Piacenza «sono forti di un patrimonio che affonda le radici nella sostenibilità. Un tema che è oggi al centro dell’attenzione generale ma che è da sempre nel dna delle nostre imprese, così come la spinta all’innovazione». Il presidente dell’Uib mette in correlazione la «sfida del distretto» su questi temi con il ruolo fondamentale «che giocheranno le competenze delle figure professionali che le imprese già ora cercano, con difficoltà di reperimento: queste persone saranno portatrici dell’innovazione e della creatività che ci distingue nel mondo». Il riferimento è al «sistema formativo che va dagli istituti tecnici, all’Its Tam all’Academy del tessile». Un sistema che – ricorda Balistreri – «garantisce agli studenti un’occupabilità del 98% agli studenti nei primi sei mesi dopo il diploma».
Le sfide per il tessile piemontese e biellese, però, comprendono anche almeno altri tre fronti: da un lato «il problema paradossale delle infrastrutture, strade, ferrovia ma anche banda ultra larga», ricordano Balistreri e Lorenzi; temi irrisolti e che penalizzano la competitività del territorio. Dall’altro il futuro di esperienze importanti in chiave innovativa come il Polo di innovazione tessile Pointex e Tessile e Salute. «Sono realtà interessanti – sottolinea Paolo Balistreri – che necessitano però di una forte sinergia tra pubblico e privato e un sostegno della Regione. È urgente un’agenda strategica, perché i tempi sono stretti».
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