Biennale di Helsinki, una programmazione artistica ecologicamente consapevole
L'edizione 2023 in corso fino al 17 settembre attraverso il lavoro di 29 artisti esplora modi alternativi di vita oltre ad affrontare le questioni più urgenti
di Maria Adelaide Marchesoni
5' di lettura
La mania mondiale di organizzare le manifestazioni d'arte biennali non mostra segni di rallentamento e il calendario in giro per il globo è sempre più fitto. La domanda che in tanti si pongono è la sostenibilità di questi eventi, tuttavia per molti il tema rimane in sospeso o non si affronta con efficacia. La Biennale di Helsinki (fondata dalla città di Helsinki e parte del piano strategico 2021-25) si è posta sin dalla sua nascita questa missione: essere pioniera di un nuovo modello di programmazione artistica ecologicamente consapevole.
La curatrice Joasia Krysa, immaginando diversi possibili futuri, ha preso in prestito il titolo, «New Directions May Emerge», da una citazione dell’antropologa americana Anna Tsing. «Mentre la contaminazione cambia i progetti di creazione del mondo, possono emergere mondi reciproci e nuove direzioni» e ha riunito il lavoro di 29 artisti e collettivi internazionali per esplorare modi alternativi di vivere e comprendere il mondo, e confrontarsi con alcune delle questioni più urgenti osservando i danni ambientali, i conflitti politici e l’impatto della tecnologia. È questo in sintesi quello che vuole affrontare la curatrice della biennale nei tre temi Contamination, Regenaration e Agency.
L'esposizione principale è realizzata sull'isola di Vallisaari, una delle circa 300 isole dell'arcipelago di Helsinki nel Mar Baltico, tra le acque più inquinate del mondo, mentre il paradiso bio-diverso di Vallisaari è stato ripetutamente occupato da operazioni militari fino all’abbandono negli anni Novanta. Aperta ai visitatori dal 2016 all'insegna della politica di un turismo sostenibile, è stata per secoli una base militare (le prime fortificazioni risalgono al XVII secolo) come testimoniano la presenza di bunker, magazzini per la polvere da sparo, cisterne, caserme in muratura, dove per la Biennale sono state installate alcune opere. Una restituzione alla collettività anche se, ancora oggi, la maggior parte dell'isola è chiusa ma per motivi di conservazione. La biennale, quindi, vuole proporre nuovi modelli di contaminazione tra pratiche e idee per riconciliare l’impatto dell’intervento umano con i danni ambientali e tecnologici.
Il tema della Regeneration scava nell’analisi delle Biennali fondate sul principio della rigenerazione urbana in termini di turismo ed economia osservando anche la loro forza di guarigione e di riparazione. Infine, il terzo tema Agency esplora come la vita umana, l’ambiente e le tecnologie possano evolvere insieme per produrre risultati nuovi e imprevisti.
L'esposizione principale
In programma fino al 17 settembre l'esposizione principale oltre sull’isola di Vallisaari è anche sulla terraferma, con cinque opere nel centralissimo Helsinki Art Museum (HAM) e altre sparse nel porto principale della città, Lyypenkinlaituri vicino al vecchio mercato coperto con l'installazione «I remember Mama» della sudafricana Dineo Seshee Bopape. Le 17 opere presenti sull'isola, molte realizzate appositamente per la Biennale, sono sparse lungo un sentiero preesistente che gira intorno all'isola dove si incontrano di tanto in tanto immersi nel paesaggio 15 diverse sculture della serie «The End of Imagination», 2023 dell’artista argentino Adrián Villar Rojas (1980), ognuna frutto di un complesso software 3D. Realizzate in cemento, plastica, vetro e resina e altri materiali organici e artificiali, le forme appaiono come entità viventi, che emergono dai rami degli alberi o dal terreno come radici infette. L'installazione di Alma Heikkilä (1984) lavora a stretto contatto con la natura, cambiando lentamente colore nel corso dell'estate. «Coadapted with», 2023 contiene una scultura che acquista colore quando l’acqua piovana si mescola con tinture vegetali naturali e cola sull’intonaco. L'artista, membro fondatore di Mustarinda, un’associazione di artisti e scienziati, cerca nell'attuare la sua pratica artistica di promuovere modi diversi di lavorare, agire e pensare. Ciò influisce sul modo in cui prende le decisioni sui metodi di lavoro, sui materiali (con la consapevolezza della scarsità) e sui viaggi (ad esempio, si sforza di non prendere l'aereo).
Altrove sull'isola i bunker o i depositi di polvere da sparo lasciate dal passato militare dell’isola sono stati riutilizzati per l'esposizione di opere e installazioni video e tra queste vi è «Hypoxia», 2023 (co-commissionata con TBA21-Academy) dell’artista lituana Emilija Škarnulytė, una meditazione semi-mitica sui postumi dell’esaurimento dell’ossigeno nel Mar Baltico, che riunisce immagini inebrianti dell’estrazione in alto mare, dell’esplosione del gas Nord Stream e del mito lituano di Jūratė. Škarnulytė è cresciuta vicino al Mar Baltico ed è consapevole testimone della realtà: queste acque sono tra le più inquinate al mondo, contaminate da munizioni militari della Seconda guerra mondiale e della Guerra fredda. L’artista Tuula Närhinen, il cui studio risiede su un’isola vicina, ha realizzato un'installazione molto cromatica «The Plastic Horizon», 2021-23 che mette in luce la sua lunga operazione di pulizia dei fragili litorali di Helsinki attraverso una vasta schiera di tappi di bottiglia di plastica, giocattoli, cannucce e altri detriti di Närhinen. L’artista londinese Danielle Brathwaite-Shirley ha, invece, immaginato un regno alternativo, creando una nuova mitologia per Vallisaari in «Thou Shall Not Assume», 2023, che invita i visitatori a incontrare personaggi le cui storie sono ulteriormente elaborate online.
In un edificio buio in disuso «Pond Brain», 2023 della berlinese Jenna Sutela combina l’audio di un’intelligenza artificiale addestrata ai suoni polifonici della natura in armonia con i profondi riverberi di una ciotola di bronzo piena d’acqua che ronza in risposta al tocco umano.
I risultati dell'impatto ambientale della prima edizione
Impegnata nella sostenibilità dopo la prima edizione dal titolo «The Same Sea» che si è svolta nell’estate del 2021 sempre sull’isola di Vallisaari (41 artisti provenienti 148.000 visitatori) è stato redatto un rapporto che ha considerato l’impatto secondo le categorie dei rifiuti, degli acquisti di materiali, del consumo energetico, della logistica e della mobilità. Nel 2021 è stato misurato un volume di rifiuti misti di 37 tonnellate, 7,9 tonnellate di rifiuti organici e 2,5 tonnellate di rifiuti di cartone (queste cifre non includono lo smantellamento dell’evento). Nel corso dell’esposizione sono stati consumati 235 MwH di energia da fonti rinnovabili, che corrispondono al consumo annuale di elettricità di circa 16 finlandesi. Non sorprende che siano stati i voli a contribuire maggiormente alle emissioni di carbonio dell’evento. L’impronta totale corrispondeva alle emissioni annuali di circa 100 finlandesi. Oltre alle emissioni derivanti dai rifiuti è stata calcolata una stima delle emissioni di anidride carbonica dell’evento. Gran parte delle emissioni di anidride carbonica è costituita dai voli degli artisti e dell’organizzazione della Biennale. In questi calcoli sono stati utilizzati diversi indicatori complementari. Le emissioni sono state calcolate utilizzando il database LIPASTO7 e il sito web My Climate8. Le emissioni totali di carbonio dell’evento corrispondono alle emissioni annuali di 100 finlandesi. Se l'emissione di carbonio è proporzionale al numero di visitatori, le emissioni per visitatore sono di 7 kg, pari a circa lo 0,07% dell'emissione di carbonio media annua di un finlandese. Va notato che l’impronta di carbonio media dei finlandesi è tra le più grandi in Europa.
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