PARLA il curatore del Padiglione Italia

Biennale di Venezia, l’arte italiana è un polline

di Stefano Castelli

Biennale Arte, il Leone d'oro al Padiglione della Lituania

2' di lettura

Il Padiglione Italia alla Biennale di Venezia ha una storia recente tormentata, con proposte credibili di livello alternate a mostre controverse e discutibili. Della scorsa edizione, di buon livello, rimane negli occhi soprattutto lo spettacolare, intenso intervento di Roberto Cuoghi. Per la Biennale 2019, dall’11 maggio al 24 novembre, l'onore e l'altrettanto grande onere di curare il nostro padiglione nazionale toccano a Milovan Farronato, quarantacinquenne piacentino già forte di un curriculum internazionale. Una scelta credibile, che incarica un insider dell'arte sperimentale di oggi.

Milovan Farronato: il labirinto come spazio di molteplicità

Tre gli artisti da lui invitati. Un’autrice dalla lunga carriera, ma il cui nome oggi non è sulla bocca di tutti, Liliana Moro; una star del contemporaneo, Enrico David; una giovane artista scomparsa quando la sua carriera stava decollando, Chiara Fumai. «La mia mente è stata attraversata anche da altre possibilità», racconta Farronato a IL, «ma d’un tratto questa costellazione di artisti mi è apparsa irrinunciabile. Liliana merita certo un riconoscimento internazionale, Enrico un degno ritorno in patria e l’opera di Chiara di essere colta e compresa nel suo significato storico-artistico».

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La 58esima edizione della Biennale di Venezia

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Il nume tutelare del progetto è Italo Calvino, la forma del percorso espositivo è antilineare. «Il modello cui ho fatto riferimento è quello del labirinto come metafora della cultura nel mondo contemporaneo. Nel suo testo del 1962 La sfida al labirinto, Calvino non si pone il problema di come trovare la soluzione dell'enigma, l'uscita; piuttosto come si possa viverne attivamente l'esperienza.

Il compito che Calvino assegna alla cultura è quello di trovare nuovi punti di vista dai quali indagare il mondo, sostenendo il dialogo con il caos della contemporaneità, assumendosi appieno dubbi e incertezze».

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