Big data e intelligenza artificiale, così Israele monitora le aree del contagio
Il sistema, basato su un questionario rapido, si sta dimostrando molto efficace. Ora è messo a disposizione anche di altri Stati
di Elena Comelli
3' di lettura
La pandemia di Covid-19 sta mettendo a dura prova i sistemi sanitari globali, dalla Cina all'Italia, e individuare i percorsi del virus in tempo utile per prevenire i suoi movimenti è un punto centrale per non disperdere le forze, rafforzare le difese là dove necessario ed evitare di prendere provvedimenti inutili, che danneggiano l'economia senza salvare vite umane.
Per capire dove scoppierà il prossimo focolaio c'è chi segue gli spostamenti di massa della popolazione (e quindi dei probabili contagiati) in fuga dalle città attraverso i dati forniti dalle compagnie telefoniche, come sta succedendo in Francia e in Germania.
In Israele, invece, si sta seguendo una strada diversa. Un metodo per monitorare, identificare e prevedere le zone di diffusione del Coronavirus è stato sviluppato dagli scienziati del Weizmann Institute of Science in collaborazione con i ricercatori della Hebrew University di Gerusalemme, su incarico del ministero della Salute.
Il metodo, che è già allo studio di altri governi per essere implementato anche in Europa, si basa su questionari rapidi da sottoporre al pubblico e sull'analisi dei dati ottenuti tramite software. I questionari identificano
l'insorgenza di sintomi tipici della polmonite da Coronavirus e l'analisi si basa su algoritmi di big data e intelligenza artificiale, che creano una mappatura del territorio in base alle informazioni fornite dal pubblico.
La diffusione virale si verifica in gruppi di contagiati e l'identificazione precoce dei cluster può facilitare varie azioni volte a rallentare la diffusione del virus.
Un progetto pilota, lanciato in Israele una decina di giorni fa da Eran Segal e Benjamin Geiger dell'Istituto Weizmann e da Yuval Dor della Hebrew University, ha ricevuto una notevole risposta dal pubblico, con oltre 60.000 israeliani che hanno riempito i questionari fino ad oggi.
L'analisi preliminare dei dati ha portato gli scienziati a rilevare un aumento significativo dei sintomi riportati dal pubblico nelle aree in cui è noto che sono passati una serie di pazienti già contagiati dal Coronavirus.
Questa mappatura accurata a livello di quartiere ha consentito alle autorità sanitarie di concentrarsi sulle aree in cui è previsto un focolaio, allentando invece le misure di contenimento in aree dove il virus non si è diffuso.
«Questi questionari sono l'unico strumento in grado di presentare un quadro dettagliato dell'epidemia del virus in tutto il Paese», spiega Eran Segal. E aggiunge: «È importante notare che non intendiamo sostituire gli sforzi per aumentare il numero di test per identificare pazienti e portatori».
I tamponi restano l'unico metodo per identificare con certezza i contagiati. «Tuttavia, i test non potranno mai coprire l'intera popolazione, a causa di vincoli sia logistici che economici. Riteniamo che il nostro metodo possa fornire al ministero della Salute uno strumento strategico per affrontare la crisi», precisa Segal.
Da notare che il questionario è anonimo e tutti i dati vengono utilizzati al solo scopo di monitorare la diffusione del virus. Gli scienziati stanno prendendo tutte le precauzioni possibili per mantenere la privacy e la sicurezza delle informazioni degli intervistati.
La versione finale del metodo, sviluppata insieme a Ran Balicer dell'istituto di ricerca Clalit e ad altri ricercatori, è stata pubblicata sul sito MedrXiv.org, con l'invito ad implementarlo, e ha ottenuto già una prima risposta dall'Italia e da altri Paesi europei (Spagna, Germania e Regno Unito), oltre che dagli Usa, dall'India e dalla Malesia.
Gli scienziati stanno attualmente lavorando per creare un forum globale, guidato da Eran Segal e da ricercatori americani, con l'obiettivo di condividere dati e approfondimenti e costruire insieme strumenti di previsione e confronto. Qui si può trovare il questionario in cinque lingue.
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