Big data: solo 6 utenti su 10 sono consapevoli del fatto che le aziende usano i loro dati
di Redazione Roma
2' di lettura
Solo il 54% degli utenti legge solo parte delle informative sul trattamento dei dati e il 33% non le legge affatto. Gran parte degli utenti dedica un tempo limitato alla loro lettura; un'ampia maggioranza del campione considera che le informazioni fornite possono risultare poco chiare. Circa 6 utenti su 10 sono consapevoli del fatto che le loro azioni online generano dati che possono essere utilizzati per analizzare e prevedere i loro comportamenti, e appaiono anche informati dell'elevato grado di pervasività che il meccanismo di raccolta dei dati può raggiungere, ad esempio, sulla geo-localizzazione e sull'accesso di diverse app a funzionalità come la rubrica, il microfono e la videocamera, nonché delle possibilità di sfruttamento dei dati da parte delle imprese che li raccolgono. Sono questi alcuni dati che emergono dall'indagine sui Big data, condotta congiuntamente da Agcom, Antitrust e Garante Privacy.
Prezzo delle app stabilito in base all’accaparramento dei dati
L'indagine dell’Autorità conferma «in modo statisticamente significativo l'esistenza di un prezzo implicito del dato», ha spiegato il commissario Agcom Antonio Nicita nella sua relazione. Analizzando un campione di oltre un milione di App pari all'80% degli applicativi disponibili nello store di Google - frutto della collaborazione con l'Università Sapienza - «Agcom ha misurato una relazione inversa tra gratuità delle App e numero di informazioni sensibili cedute da parte degli utenti», ha detto Nicita. Analoga correlazione, secondo il Commissario, è stata misurata dal lato dell'offerta, dal momento che «quando
uno sviluppatore deve decidere il prezzo della App, di fatto stabilisce quanta parte del suo business dipende dall'accaparramento di dati personali».
Utenti non consapevoli
Dai primi risultati dell'indagine conoscitiva sui Big Data risulta anche che utenti che non sono del tutto consapevoli della stretta relazione esistente tra cessione dei dati e gratuità del servizio, non di rado acconsentono all'acquisizione, utilizzazione e cessione dei propri dati personali. Gli utenti che invece negano il consenso lo fanno soprattutto in ragione dei timori di un improprio utilizzo dei propri dati: le preoccupazioni riguardano sia l'utilizzo a fini pubblicitari (46,7%) sia, ancor di più, l'utilizzo per altre finalità (50,2%).
Solo la metà degli utenti disposto a pagare app oggi gratuite
Nel complesso, spiega il rapporto ad interim delle Autorità, 4 utenti su 10 sono consapevoli della stretta relazione esistente tra la concessione del consenso e la gratuità del servizio. Oltre 3/4 degli utenti intervistati, tuttavia, dichiara che sarebbe disposta a rinunciare ai servizi e alle app gratuite per evitare che i propri dati siano acquisiti, elaborati ed eventualmente ceduti. A fronte di ciò, comunque, solo la metà degli utenti dichiara che sarebbe disposto a pagare per servizi/app oggi forniti gratuitamente al fine di evitare lo sfruttamento dei propri dati.
Solo uno su dieci consapevole dei diritti di portabilità
Infine, dall'indagine emerge che attualmente solo 1 utente su 10 è consapevole dei propri diritti in materia di portabilità dei dati, anche se circa la metà degli utenti mostra interesse a ottenere una copia dei propri dati. Lo scarso interesse all'utilizzo della portabilità è dovute alla scarsa propensione ad utilizzare altre piattaforme/applicazioni (41,1%), ad una limitata sensibilità sulla rilevanza di tali dati (36,1%) nonché alla percezione di un'elevata complessità degli strumenti tecnologici (30,4%).
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