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Big Tech, con Apple chiude un trimestre da 70 miliardi di profitti

Ma le incertezze su business e performance, tra i rischi di recessione, non sono svanite. La resilienza di Cupertino dopo due trimestri di vendite in calo

di Marco Valsania

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5' di lettura

«Meglio del previsto». In queste parole del Ceo di Apple Tim Cook c'è l’ultimo trimestre di Apple, e forse di tutta, o quasi, l'alta tecnologia americana.
Apple ha completato la stagione delle trimestrali delle Big Tech americane come era cominciata: accusando i colpi delle fragilità economiche, ma battendo i pronostici di bilancio. Profitti e ricavi dei colossi tecnologici, dallo streaming di Netflix all’e-commerce e cloud di Amazon, dalla pubblicità digitale di Alphabet e Meta all’intelligenza artificiale e ancora al cloud di Microsoft fino agli iPhone di Apple, hanno tutti risentito delle incertezze macro e sul settore, dando tuttavia allo stesso tempo prova di poter per ora tener testa alle pressioni più forti. Assieme le grandi tech, includendo anche le auto elettriche di Tesla, hanno tuttora accumulato profitti tra gennaio e marzo per quasi 70 miliardi di dollari.

La cautela sul futuro

La cautela sugli orizzonti resta, e ancora una volta Apple può fare testo: il fatturato del grande gruppo leader, in quello che è il suo secondo trimestre fiscale, è comunque sceso rispetto all’anno scorso, del 3% a 97,28 miliardi, un raro secondo periodo trimestrale consecutivo di giro d’affari in declino. E anche i profitti sono diminuiti del 3%, a 24,16 miliardi da 25,01 miliardi.

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Apple trainata dagli iPhone

A dominare l’attenzione quando si tratta di Apple è stato però, oltre ad una performance in generale superiore alle ipotesi, l’andamento di quello che resta il suo prodotto di punta e motore del business, nonostante gli sforzi di diversificazione: gli iPhone hanno registrato vendite per 51,33 miliardi, in aumento del 2% e nettamente sopra i 48,84 miliardi attesi. Un risultato tanto più rimarchevole dato che nel trimestre il mercato degli smartphone si è nel complesso contratto del 15 per cento. I servizi, particolarmente redditizi e sui quali scommette sempre più, sono a loro volta cresciuti, del 5,5%, e hanno sostanzialmente rispettato le anticipazioni con 20,91 miliardi di dollari. I computer Mac hanno invece sofferto una contrazione del 31% e quelle dei tablet iPad del 13 per cento.

La solidità dell’attività e della performance d’insieme ha tuttavia consentito a Cook di affermare che non ha piani di tagli del personale, al contrario di molte altre società tech: «Non stiamo parlando di licenziamenti di massa in questo momento», ha detto.

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I conti delle altre

Apple non è stato un caso isolato di resilienza. Altri protagonisti tech hanno dato prove quantomeno di tenuta, che per gli investitori giustifica i rialzi riportati dai titoli in Borsa da inizio anno, chi più chi meno, dopo un 2022 difficile. Se queste riprese troveranno future conferme oppure preparino nuove tensioni e ribassi rimane l’interrogativo aperto. Come accennato le ragioni di nervosismo, tra ombre di recessione e manovre aziendali di risparmio, non sono svanite, e talvolta trapelano anche dai conti.

Amazon

Certo è che Amazon tra gennaio e marzo ha beneficiato di una tenuta della domanda di acquisti online e della pubblicità e di una continua crescita delle attività di cloud computing. Le vendite per 127,4 miliardi di dollari, in rialzo del 9%, sono andate meglio delle aspettative di 124,55 miliardi. L’utile netto si è attestato a 3,17 miliardi di dollari, ribaltando la perdita di 3,84 miliardi di dollari registrata un anno prima. A sua volta, pari a 31 centesimi per azione, ha battuto aspettative di 21 centesimi. Aws, la cruciale divisione cloud, ha da parte sua riportato un incremento dei ricavi del 16% a 21,35 miliardi, sopra i 21,22 miliardi attesi, anche se il passo è stato inferiore al 20% precedente. Amazon Web Services si è inoltre confermata colonna della redditività, con un utile operativo di 5,1 miliardi. Anche se c’è cautela sul futuro: il direttore finanziario Brian Olsavsky ha lanciato un allarme almeno sull’immediato futuro, i clienti di Amazon stanno sposando strategie di risparmio, anzitutto quando si tratta del cloud.

Meta

Meta da parte sua ha messo a segno il primo aumento del fatturato da quasi un anno a questa parte e outlook migliore del previsto. Ha archiviato il primo trimestre dell’anno tra sorprese incoraggianti, dando credito alla sua promessa di un anno dedicato all’efficienza e al miglioramento della performance finanziaria nonostante la travagliata scommessa sul metaverso e gli affanni della pubblicità digitale in clima di incertezza economica. I ricavi del gruppo sono stati di 28,65 miliardi di dollari, saliti del 3% e sopra le attese degli analisti che scommettevano su 27,67 miliardi. I profitti sono scivolati del 24% a 5,71 miliardi, appesantiti da oneri di ristrutturazione. Ma l’utile per azione è stato pari a 2,20 dollari, meglio dei previsti 2,03 dollari.

Alphabet e Microsoft

Il primo trimestre dell’anno per Alphabet si è chiuso con profitti scivolati a 15,05 miliardi da 16,44 miliardi, pari a utili per azione di 1,17 dollari contro gli 1,07 attesi. Le entrate sono lievitate del 3% a 69,79 miliardi, oltre i 68,9 previsti. La cruciale raccolta pubblicitaria, che rappresenta tuttora gran parte del business, ha superato le attese totalizzando 54,55 miliardi. Ha tuttavia registrato una flessione rispetto all’anno scorso. La controllata YouTube nei video, particolarmente sotto osservazione perchè sconta la concorrenza di TikTok, ha intascato 6,69 miliardi, rispettando le attese.

Microsoft ha visto gli utili lievitare del 9% a 18,3 miliardi nel suo terzo trimestre fiscale, pari a 2,45 dollari per azione contro i 2,22 attesi. Le entrate sono salite del 7% a 52,86 miliardi. Il segmento Intelligent Cloud, che comprende i servizi della “nuvola” e anche i server, ha generato complessivamente 22,08 miliardi di fatturato, un rialzo del 16% e oltre le previsioni di 21,94 miliardi.

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Netflix e Tesla

Netflix ha riportato profitti attestatisi a 1,31 miliardi, pari a 2,88 dollari per azione, rispetto a previsioni di 2,86 dollari. Il fatturato è cresciuto del 3,7% a 8,16 miliardi, in linea con le attese. Il leader dello streaming ha aggiunto 1,75 milioni di nuovi abbonati, pur se inferiori ai previsti 2,3 milioni. E ha dato l’addio definitivo al passato, scrivendo la parola fine sul business dei DVD a noleggio.

Tesla ha vissuto una stagione più problematica: ha chiuso il primo trimestre con ricavi in aumento del 24% a 23,32 miliardi di dollari ma un utile in calo di altrettanto a 2,51 miliardi, indebolito da ripetuti round di tagli nei prezzi di listino delle vetture proprio per dare priorità al sostegno alle vendite. Un nuovo “sconto” da parte dell’azienda guidata da Elon Musk è ancora avvenuto alla vigilia del bilancio. E Musk, nella conference call seguita all’annuncio dei risultati, ha messo in chiaro che la strategia dell’azienda per far fronte alle sfide dell’incertezze economica e della concorrenza rimane questa: puntare su crescita e volumi, su guadagni di quote di mercato, anche a costo di sacrificare margini e utili.


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