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Cade la Germania, export dell’Italia giù dopo più di 2 anni

Ad aprile -5,4% con una frenata doppia nei volumi. Acquisti di Berlino giù di quasi nove punti. Il crollo del gas migliora il saldo commerciale

di Luca Orlando

(Ansa)

3' di lettura

Germania giù, in calo di quasi nove punti. Lo stop del primo mercato di sbocco del made in Italy, non certo inatteso per un paese finito in recessione tecnica, sintetizza l’intera panoramica dei dati Istat sul commercio estero, che per la prima volta da oltre due anni (febbraio 2021) segnalano una frenata del nostro export, in calo ad aprile del 5,4%.

Nulla di drammatico, dopo oltre due anni di crescita ininterrotta, con vendite mensili che si attestano a 47,5 miliardi, ben nove in più rispetto al corrispondente periodo pre-Covid del 2019. E che tuttavia segnalano il progressivo venir meno della spinta globale che negli ultimi mesi ha continuato a sostenere la nostra produzione.

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Frenata corale in termini geografici, che riguarda l’Europa (-5,7%) ma anche i mercati extra-Ue (-4,9%), con pochi settori a presentare ancora segnali di crescita (alimentare, abbigliamento, macchinari) e un’unica crescita esplosiva che riguarda le auto, in progresso del 30%. Altrove soltanto segni meno, tra metalli ed elettronica, chimica e farmaceutica, gomma-plastica legno e carta.

Calo vero, peraltro mitigato dall’effetto-prezzi, perché a guardare i volumi il calo delle vendite è quasi doppio, pari al 10,3%.

Del resto, già il rallentamento della produzione industriale, in calo di due punti rispetto a marzo, di oltre sette su base annua, lasciava intendere che in generale la domanda fosse meno tonica. Frenata che coinvolge anche la Germania, la cui produzione ad aprile è ferma mentre la Spagna cede quasi due punti e la Francia recupera solo otto decimali.

La struttura del calo degli acquisti di Berlino è sovrapponibile in termini settoriali al quadro globale, con un solitario balzo del nostro export di vetture e una tenuta di macchinari e alimentari a cui si contrappongono frenate evidenti nella filiera dei metalli ma anche in tessile, mobili, chimica e farmaceutica.

Qualche nota sulle importazioni, dove l’effetto della caduta dei prezzi del gas (qui gli acquisti sono dimezzati) continua a rendersi evidente, portando ad un calo del 12,3%. Per trovare un calo più ampio in questo caso si deve tornare ai tempi del Covid, giugno 2020.

Così come evidente è l’impatto di questo sul bilancio dell’interscambio con la Russia, strutturalmente in pesante deficit e ora quasi portato in pareggio: nei primi quattro mesi dell’anno il passivo con Mosca è inferiore al mezzo miliardo, un anno prima era invece 20 volte superiore, vicino ai nove miliardi di euro tra gennaio ed aprile.

Nel complesso, nei primi quattro mesi dell’anno l’Italia registra così un avanzo di 5,8 miliardi, inversione di rotta decisa rispetto al rosso di quasi 11 miliardi dello stesso periodo del 2022.

Nel dettaglio

Ad aprile si stima una flessione congiunturale per le esportazioni (-1,7%) e una crescita per le importazioni (+5,3%). La diminuzione su base mensile dell'export è dovuta al calo delle vendite verso entrambe le aree, Ue (-1,5%) ed extra Ue (-2%). La stima del saldo commerciale ad aprile è pari a +318 milioni (era -3.639 milioni ad aprile 2022). Il deficit energetico (-5.730 milioni) si riduce rispetto a un anno prima (-9.111 milioni), mentre l'avanzo nell'interscambio di prodotti non energetici aumenta da 5.472 milioni di aprile 2022 a 6.047 milioni di aprile 2023. Lo comunica Istat.

Nel trimestre febbraio-aprile 2023, rispetto al precedente, l'export si riduce del 2,2%, l'import del 6,5%. Ad aprile, l'export diminuisce su base annua del 5,4% in termini monetari e segna una contrazione più ampia in volume (-10,3%). La riduzione dell'export in valore riguarda sia i mercati Ue (-5,7%) sia quelli extra Ue (-4,9%). L'import registra una flessione tendenziale del 12,3% in valore – molto più marcata per l'area extra Ue (-19,4%) rispetto all'area Ue (-5,6%) –, mentre in volume mostra un calo più contenuto (-4,8%). Tra i settori che contribuiscono maggiormente alla riduzione tendenziale dell'export si segnalano: metalli e prodotti in metallo (-20,1%), articoli farmaceutici, chimico-medicali e botanici (-22,1%), prodotti della raffinazione (-31,7%) e sostanze e prodotti chimici (-14,7%).

Aumentano su base annua le esportazioni di mezzi di trasporto, autoveicoli esclusi (+24,7%), autoveicoli (+30,1%) e macchinari e apparecchi n.c.a. (+5,2%). Su base annua, i paesi che forniscono i maggiori contributi alla flessione dell'export nazionale sono: Germania (-8,7%), Belgio (-23%) e Regno Unito (-13,7%). Per contro, crescono le esportazioni verso Stati Uniti (+6,5%), Svizzera (+4,1%), Spagna (+3,6%) e Turchia (+8,6%). Nei quattro mesi, le esportazioni registrano una crescita tendenziale del 5,9%, cui contribuisce in particolare l'aumento delle vendite di macchinari e apparecchi n.c.a. (+14,2%), articoli farmaceutici, chimico-medicali e botanici (+17,6%), autoveicoli (+22,7%) e prodotti alimentari, bevande e tabacco (+10,5%).

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