LA DECISIONE

Bio-on, il Tribunale di Bologna dichiara il fallimento e l’esercizio provvisorio

l Tribunale di Bologna ha dichiarato il fallimento di Bio-On nominando giudice delegato Fabio Florini e curatori fallimentari Antonio Gaiani e Luca Mandrioli, già amministratore giudiziario

2' di lettura

Il Tribunale di Bologna ha dichiarato il fallimento di Bio-On nominando giudice delegato Fabio Florini e curatori fallimentari Antonio Gaiani e Luca Mandrioli, già amministratore giudiziario. È quanto comunicano gli stessi curatori. Disposta la continuazione temporanea dell'attività economica d'impresa autorizzando l'esercizio provvisorio così da preservare la continuità aziendale per evitare che venga dissolta l'organizzazione produttiva nelle sue componenti di occupazione, tecnologiche e di avviamento.

Incognita stipendi
In una nota i due curatori fallimentari spiegano, inoltre, che «stante, a tutt'oggi, la mancata disponibilità da parte del sistema bancario a concedere nuova finanza sebbene assistita dalla garanzia della prededuzione, il pagamento delle retribuzioni dei lavoratori dipendenti di prossima scadenza potrà essere reso possibile solo a seguito dell'incasso dei crediti di futura esigibilità. Sarà compito della curatela fallimentare - chiosa la nota - attivarsi quanto prima al fine di presentare la domanda di Intervento Straordinario di Integrazione Salariale per crisi aziendale».

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La crisi dell’azienda imolese è deflagrata il 23 ottobre scorso, con gli arresti domiciliari per il presidente Marco Astorri, misure cautelari interdittive del divieto di esercitare uffici direttivi di persone giuridiche per il vicepresidente Guido Cicognani e il presidente del collegio sindacale Gianfranco Capodaglio. Nove indagati in tutto e sequestro preventivo di beni e disponibilità finanziarie per 150 milioni di euro. Le accuse sono di falso in bilancio e manipolazione del mercato.

Ex regina della Borsa dei piccoli
Solo pochi mesi Bio-on fa era la regina dell'Aim - il mercato di Borsa Italiana dedicato alle piccole imprese - su cui, nel luglio del 2018 era arrivata a toccare una quotazione di 70 euro, suo massimo storico, e a raggiungere una capitalizzazione di 1,3 miliardi di euro. Quadro ben poco edificante per l'impresa bolognese, sbarcata sull'Aim nel 2014 e considerata una stella nel firmamento delle realtà hi-tech grazie alla produzione di bioplastiche innovative e divenuta ben presto protagonista di una corsa a perdifiato che sembrava non avere confini.

Il «castello di carte» scoperchiato da Quintessential
Invece a segnare l'inizio della fine di Bio-on - facendo finire nei guai il fondatore e presidente del cda, Marco Astorri e i vertici del gruppo - è stato, lo scorso 24 luglio un report pubblicato dal fondo americano Quintessential in cui la si accusava di essere «una nuova Parmalat a Bologna» e un «castello di carte» destinato «al collasso totale». Parole che avevano generato - per giorni - un fitto batti e ribatti a suon di comunicati tra la stessa Bio-on e il fondo statunitense e spinto a muoversi la Procura di Bologna con le indagini della Guardia di Finanza a scoperchiare diverse
irregolarità nella formazione dei bilanci e nell'informazione societaria riportata al mercato, con particolare riferimento ai ricavi e al livello di produzione dichiarati.

Da lì in poi, l'azzeramento dei vertici aziendali, la nomina di un amministratore giudiziario a guidare la società e l'apertura di un tavolo di crisi, i timori degli azionisti di minoranza ed ex azionisti «traditi» e, ora, la dichiarazione di fallimento del Tribunale di Bologna e l'esercizio provvisorio per cercare di salvare il futuro della «star» delle bioplastiche
e dei suoi lavoratori.

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