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Biocarburanti, Enilive pronta a raddoppiare la produzione entro il 2025

Oggi la newco di Eni produce 1,65 milioni di tonnellate l’anno di biofuel, entro il 2025 supererà i 3 milioni di tonnellate, per arrivare a 5 milioni nel 2030

di Ilaria Vesentini

(Adobe stock)

2' di lettura

«La domanda di mobilità è in costante crescita e non arriveremo alla neutralità carbonica nel 2050 se non mettiamo in campo subito tutte le soluzioni possibili per la decarbonizzazione, coprendo l’intera catena del valore. I biocarburanti sono già disponibili, utilizzabili in tutti gli Euro 5 e 6 del trasporto pesante, sono una risposta concreta anche per i vettori marittimi, aerei e ferroviari, e abbattono dal 60 al 90% le emissioni rispetto alla fonte minerale. Noi già oggi produciamo 1,65 milioni di tonnellate l’anno di biofuel, tra Marghera, Gela e la join venture in Louisiana, una quantità che raddoppieremo entro il 2025, superando i 3 milioni di tonnellate, per arrivare a 5 milioni nel 2030».

Stefano Ballista, Ceo di Enilive-Eni Sustainable Mobility (la newco di Eni dedicata a bioraffinazione e smart mobility complementare a Plenitude che opera invece sull’elettrico) sintetizza così le strategie dell’unico player in Italia e terzo al mondo nei biocarburanti (dopo Neste e Green Diamond), in occasione dell’incontro organizzato ieri a Ravenna sulla mobilità sostenibile, in chiusura della tre giorni di OMC-Med Energy Conference & Exhibition al Pala De André.

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Un fronte, quello dei biocarburante – e in particolare di Hvo, l’olio vegetale idrogenato in purezza, già in vendita in 600 stazioni Eni – dove il cane a sei zampe sta replicando la strategia di Enrico Mattei di coinvolgere la filiera a monte in Paesi africani e condividere il valore aggiunto in un gioco win-win per tutti: «Se per alimentare la bioraffinazione utilizzassimo l’1% dei terreni degradati del mondo, dove non si possono coltivare prodotti per l’alimentazione, piantando semi oleosi, potremmo produrre 85 milioni di biocarburanti ogni anno, rigenerando la terra e ricavando fertilizzanti e mangimi dai sottoprodotti della spremitura», spiega Luigi Ciarrocchi, direttore CCUS, Forestry & Agro-Feedstock Eni, che ha avviato la sperimentazione nel 2021 in Kenya dove oggi dà lavoro a 50mila agricoltori.

In Italia è la partnership siglata due anni fa con Bonifiche Ferraresi a guidare lo sviluppo di materie prime sostenibili per le bioraffinerie: «L’agricoltura è un alleato naturale e paritetico dell’industria. L’Agea ha denunciato pochi giorni fa l’abbandono di 3,5 milioni di ettari di terreni in Italia, si possono recuperare per i biocarburanti garantendo così l’assetto idrogeologico e il recupero di capitale fondiario», rimarca Federico Vecchioni, Ceo di BF, che in modo indiretto controlla oltre il 40% degli ettari utilizzati nel Paese e può gestire in modo parallelo il percorso dal genoma allo scaffale per il food e dal genoma al distributore per il biofuel.


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