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Biocarburanti, in Italia filiera da 2 milioni di tonnellate

Quali differenze di strategia tra Italia e Germania? Vediamo la differenza tra le tecnologie

di Sara Deganello

Articolo uscito sul Sole 24 Ore del 26 marzo 2023

(scharfsinn86 - stock.adobe.com)

3' di lettura

E-fuel e biocarburanti: i primi, spinti dalla Germania, sono prodotti sintetizzando la CO2 e l’idrogeno verde, realizzato tramite elettrolisi usando elettricità rinnovabile: sono carbon neutral perché la somma di anidride carbonica utilizzata ed emessa è pari a zero. I secondi, sui quali l’Italia ha giocato la propria partita in Europa, derivano da biomasse: nel 2021 ne sono stati consumati nel nostro Paese 1,7 milioni di tonnellate: il 91% è stato biodiesel (dati Gse). Fanno tutti parte dei low carbon fuels (LCF): carburanti di origine non petrolifera a bassa o nulla emissione di CO2. Ne fanno parte anche i fuel sintetici da rifiuti sviluppati dal gruppo Maire. O l’Hvo (hydrotreated vegetable oil) di Eni.

Per capire la diversa strategia di Germania e Italia è utile ricordare alcuni fatti. Porsche e i partner internazionali (tra cui Siemens) della società cilena Highly Innovative Fuels (Hif) hanno inaugurato ufficialmente il primo impianto di produzione di e-fuel in Cile, a Punta Arenas, nel dicembre 2022. Nella fase pilota è prevista una produzione di circa 130mila litri all’anno che nel corso del decennio dovrebbe arrivare a 550 milioni di litri. All’inaugurazione Porsche ha anche effettuato il primo rifornimento di una 911, uno dei suoi modelli iconici – ancora tra i best seller – per cui non è prevista una versione elettrica. La casa di Stoccarda ha speso finora oltre 100 milioni di dollari nello sviluppo di e-fuel. Nell’aprile 2022 ha investito 75 milioni di dollari proprio in Hif, acquisendone il 12,5%.

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È già deciso che la Formula 1 passerà agli e-fuel a partire dalla stagione 2026, nella più ampia strategia di raggiungere la carbon neutrality nel 2030. Anche se la mossa non intaccherà le emissioni complessive del circuito – il 99% delle quali non proviene dalle auto da corsa ma da fonti quali i viaggi aerei per le gare in tutto il mondo – contribuirà a dimostrare che i cosiddetti elettrocarburanti possono alimentare motori ad alte prestazioni. La loro superiore densità energetica rispetto alle batterie agli ioni di litio è guardata con interesse soprattutto dai produttori di auto sportive.

Secondo il monitoraggio di e-Fuel Alliance, attualmente in Europa vengono prodotti e-fuel in Germania e in Islanda: a Emsland, per esempio, si produce e-cherosene per aerei in un impianto gestito da Atmosfair. Mentre idrogeno e CO2 vengono trasformati in etanolo nella centrale di Svartsengi di Carbon Recycling International. Ci sono nuovi progetti legati agli elettrocarburanti sempre in Germania (in cui è coivolta la tedesca Mabanaft che già collabora con Hif), Spagna, Norvegia, Danimarca, Svezia.

L’Italia non produce e-fuel: ha intrapreso la via dei biocarburanti. Unem, l’unione aziende petrolifere, ha commissionato nel 2021 uno studio di fattibilità per la realizzazione di un impianto dimostrativo in collaborazione con il Politecnico di Milano. Tra le conclusioni si legge che «le rese energetiche attese, intendendo con ciò la percentuale di energia elettrica di origine rinnovabile trasformata in energia chimica immagazzinata nell’e-fuel prodotto, sono relativamente modeste e i prevedibili costi di produzione sono significativamente più elevati di quelli dei convenzionali combustibili fossili».

La filiera nazionale dei biocarburanti invece ha attualmente una capacità produttiva annua di circa 2 milioni di tonnellate (stime Unem), con Eni in prima fila: dopo le bioraffinerie di Marghera e Gela, è in corso lo studio di fattibilità per realizzarne una a Livorno. Il nuovo piano dell’azienda prevede un’accelerazione sulla produzione dei biocarburanti (Hvo e biojet per aviazione) in Italia e nel mondo: dagli attuali 1,1 milioni di tonnellate annue a 3 nel 2025, fino a 5 nel 2030.

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