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Biologico: in arrivo fondi per 3 miliardi, ma preoccupa allarme della Corte dei Conti

Da un lato le risorse da Pnrr, Pac e Piano strategico potrebbero mettere le ali al settore, dall’altro la denuncia dei giudici su come siano stati poco utilizzati i finanziamenti negli ultimi anni

di Silvia Marzialetti

Terreni bio in espansione: l’obiettivo dell’Italia è centrare il target del 25% di Superficie agricola utilizzata (Sau) entro il 2027

3' di lettura

Tre miliardi di risorse in arrivo tra Piano strategico nazionale, Pnrr e fondo ad hoc e una legge fresca di approvazione parlamentare: superata la stagione delle polemiche, il biologico si prepara al grande salto.

Forte di un miliardo aggiuntivo dalla Pac per i prossimi cinque anni, l’obiettivo ora è centrare il target del 25% di Superficie agricola utilizzata (Sau) entro il 2027, con tre anni di anticipo rispetto al già sfidante traguardo fissato dalla Farm to Fork. Il ministro delle Politiche agricole, Stefano Patuanelli, ne ha fatto un asset del Piano strategico nazionale, che conta di perfezionare entro il 31 luglio. Intanto è anche stato firmato il decreto attuativo sui processi produttivi e di etichettatura in un’ottica di semplificazione e di armonizzazione delle norme sulle produzioni biologiche e ai sensi del regolamento europeo 2018/848.

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Ma mentre sul settore si annuncia un colpo di acceleratore, la Corte dei Conti accende un faro sul cospicuo ingorgo di risorse inutilizzate del Fondo per la ricerca sul biologico, il tesoretto istituito per sostenere il Piano strategico nazionale che in sei anni – dal 2014 al 2020 – puntava a raddoppiare la superficie coltivata a bio (da 1,3 milioni di ettari a 2,1 milioni), implementando da 3,88 miliardi a 5 miliardi di euro il fatturato.

Nella relazione sulla gestione del capitolo 7742 di competenza del Mipaaf, i magistrati contabili definiscono “modeste” le percentuali che quantificano il rapporto tra pagato e massa spendibile: era l’8% nel 2020 e il 4% nel 2021. Queste cifre appaiono piuttosto risibili anche negli anni pre pandemia: 15% nel 2019, 9%, nel 2018, 31% nel 2017, 30% nel 2016. Pur potendo contare su stanziamenti iniziali – scrivono i giudici – l’amministrazione non li ha mai impegnati nell’esercizio di competenza e ciò ha comportato la necessità di una riassegnazione dello stanziamento definitivo nell’anno successivo in conto residui. Nello stesso periodo, il mancato impegno di somme stanziate in conto competenza (13,8 milioni) e perenzione di residui (11,8 milioni) ha determinato una rilevante presenza di economie (25,6 milioni).

In merito allo stato di avanzamento dei progetti, inoltre, si fa notare come le procedure di liquidazione di alcuni progetti relativi agli anni 2016 e al 2017 e terminati nel 2018, non siano state ancora perfezionate a causa, tra l’altro, della mancata presentazione del rendiconto da parte dei soggetti proponenti.

Iter amministrativi farraginosi e proroghe da parte degli enti attuatori non valgono, secondo la Corte, a giustificare tale immobilizzo di risorse, anzi: i magistrati stigmatizzano la lentezza dell’amministrazione che avrebbe dovuto adottare misure di snellimento del procedimento, nominando una commissione di valutazione permanente, oppure introducendo in via regolamentare modalità di interlocuzione più snelle con i soggetti proponenti.
Ma così non è stato e il roboante colpo di acceleratore annunciato rischia di apparire quantomeno contraddittorio rispetto alla situazione di inerzia denunciata dai magistrati contabili.

«Il tema delle lungaggini burocatiche è annoso e centrale, ma il modo sbagliato per risolverlo è una deregolamentazione totale – dice a Il Sole 24 Ore il ministro Patuanelli – ci sono strumenti e tecnologie che ci consentono di attivare meccanismi di controllo in modo semplice, rapido e automatico, senza che si debba passare dal cartaceo». Per il sottosegretario al Mipaaf, Francesco Battistoni, «il sistema dei tripli controlli sul pagamento è troppo farraginoso» e invoca «il solo controllo dell’ufficio del bilancio interno, o un solo controllo ex post invece di quello preventivo».

Dei 3 miliardi di risorse in arrivo per il biologico, la maggior parte (2,5 miliardi) attiene a Pac e Psr. «Le osservazioni della Corte dei Conti riguardano specificatamente il Fondo – commenta Maria Grazia Mammuccini, presidente di Federbio –. Gli altri strumenti finanziari non incontrano le stesse difficoltà: penso alle risorse dei Piani di sviluppo rurale delle regioni destinate al biologico, che non hanno residui, perchè questo garantisce alle Autonomie efficienza di spesa e poiché si tratta di un punto chiave per rendicontare all’Europa una efficienza diffusa, ci auguriamo che questo problema di ingorgo delle risorse non si rilevi», dice. «Sul resto sulle risorse destinate al fondo e specificamente gestite dal ministero ci deve essere una svolta perchè così, oggettivamente, non si riescono a spendere», conclude.

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