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Birkenstock, la suola non è un marchio. L’ennesimo no arriva dal tribunale tedesco

Respinto il ricorso della società, prossima alla quotazione, che aveva registrato in Germania la suola dei propri sandali. Sul tema si erano già pronunciati, contro Birkenstock, la Corte di Giustizia Ue, e il tribunale di Milano che aveva dato ragione alla Goldstar di Lugo e altre tre aziende italiane

di Marta Casadei

(AFP)

2' di lettura

Mentre tutti gli occhi sono puntati sull’Ipo, Birkenstock, oggi controllata dal fondo L Catterton, incassa l’ennesimo no sulla registrazione della suola come marchio di forma. La decisione questa volta è del tribunale federale tedesco dei brevetti che lo scorso 10 maggio ha respinto il ricorso dell’azienda contro la decisione dell’Ufficio Tedesco dei brevetti e dei marchi (GPTO) dell’11 dicembre 2017.

All’epoca il Gpto aveva deciso di cancellare il marchio di posizione tedesco di Birkenstock nr. 30 2015 053 169 sulla base della mancanza di carattere distintivo in base alla sezione 8, paragrafo 2, numero 1 della legge tedesca sui marchi. La sentenza spiega che il ricorso non è stato accolto perché le questioni giuridiche sollevate nel procedimento sono già state chiarite dalla Corte di Giustizia Europea. La Corte Ue, infatti si era già pronunciata sul caso con la sentenza C-26-/17 del 13 settembre 2018.

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Sulla stessa linea anche le sentenze 19/07389 del Tribunale di Parigi, C10915 11931 / HA ZA 16-625 del Rechtbank den Haag (Benelux) e 30 2015 053 169 del Deutsches Patent- und Markenamt (Germania). Anche il Tribunale di Milano, con sentenza 6577/2020, aveva dichiarato nullo il marchio di forma italiano registrato da Birkenstock nel 2015 con riferimento alle classi merceologiche 10 (articoli ortopedici) e 25 (scarpe) perché contrario all’articolo 13 del Codice della proprietà industriale. Tale sentenza aveva chiuso un procedimento avviato dalla stessa azienda tedesca contro tre marchi italiani tra cui Goldstar, marchio che fa capo - come Valleverde - alla Silver1 di Elvio Silvagni; Gallon , Biochic e Biomodex.

La questione, però, non è definitivamente archiviata:  Birkenstock ha impugnato la decisione del tribunale federale tedesco e fatto ricorso alla Corte Suprema Federale Tedesca.

L’azienda tedesca di calzature comode - diventate di moda negli ultimi cinque anni, tra collaborazioni con top brand di lusso come Valentino e grandi “vetrine” mediatiche come il film Barbie - ha presentato a settembre il piano per la quotazione a New York e punta a una valutazione fino a 9,2 miliardi di dollari. Nel semestre terminato il 31 marzo, Birkenstock ha registrato ricavi per 644,2 milioni di euro, in aumento rispetto a 542,6 milioni dell’anno precedente, e utili per 40,21 milioni, in calo rispetto a 73,5 milioni.

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