Birra, i consumi in bar e ristoranti verso il ritorno ai livelli del 2019
Operatori sono ottimisti per il futuro, a patto che bar e ristoranti restino aperti per recuperare la perdita del 30% del 2020. Crescono le vendite nella Gdo
di Maurizio Maestrelli
I punti chiave
4' di lettura
Se l’Annual Report 2019 di Assobirra sembrava quasi una marcia trionfale per la birra italiana, quello riferito al 2020 e presentato appena qualche settimana fa aveva toni lugubri. La produzione, cresciuta del 5% nel 2019 è diminuita dell’8,4% nel 2020; i consumi che avevano fatto registrare un +2,6% e raggiunto la soglia record di 35 litri pro capite sono crollati lo scorso anno dell’11,4% e infine l’export che nel 2019 era cresciuto a doppia cifra (+13%) ha lasciato sul terreno un 4,8%. Il colpevole? Uno solo: il Covid-19. Il canale del fuori casa ha perso nel 2020 ben il 31,4% dei volumi rispetto al 2019, solo parzialmente compensati da una crescita del 4,3% nel retail (che è arrivato a pesare il 73% del mercato, contro il il 64% del 2019).
Produttori ottimisti (varianti permettendo)
«L’horeca (bar e ristoranti, ndr), al di là dei volumi che sono comunque importanti – commenta Wietse Mutters, managing director di Heineken Italia, il gruppo che da anni è leader di mercato nel nostro Paese – è un canale particolarmente strategico perché porta grande valore in termini di entrate. Da qualche mese a questa parte abbiamo però riscontrato dei segnali positivi che indicano la ripresa graduale del canale, che in questo momento sta performando come aveva fatto nello stesso periodo nel 2019».
Sulla stessa lunghezza d’onda si sono posizionati anche gli altri quattro principali player del mercato: Peroni, ABInBev, Carlsberg e Forst. «La voglia di tornare alle occasioni di socialità fuori casa è molto alto. L’estate come ben sappiamo – sottolinea Enrico Galasso, ad di Birra Peroni, è la stagione ideale per il consumo, e speriamo che complice la voglia di ripartire gli italiani non abbiano dubbi su cosa ordinare, quando sono al ristorante o al bar».
«Siamo positivamente sorpresi dai risultati dopo l’allentamento delle misure restrittive – conferma Arnaud Hanset, country director di ABInBev –. Alla riapertura, i locali si sono completamente riempiti. I consumi, poi, hanno ripreso come se non ci fosse stata interruzione, quasi ai livelli registrati prima della pandemia». Insomma, per il mercato birrario nazionale l’anno del Covid-19 non è certo passato senza fare danni, ma nel comparto emerge la sensazione che, più di un’inversione di tendenza rispetto agli anni precedenti, si sia trattato di una battuta d’arresto. E che quindi si possa presto tornare a puntare al traguardo di 10 miliardi di business generato dalla filiera (9,5 miliardi è il dato di Assobirra relativo al 2019).
«Certamente – è la convinzione di Kaare Jessen, managing director di Carlsberg Italia – alcune nuove abitudini rimarranno, e di conseguenza ci aspettiamo che il consumo casalingo continui a crescere, anche sulla scia dello spiccato livello di promozionalità che i retailer del mercato off trade (acquisti in negozi e supermercati, ndr) stanno portando avanti per non perdere terreno in favore dell’on trade a causa delle riaperture. Ma la birra rimane comunque sinonimo di convivialità e siamo convinti l’on trade che tornerà ad assumere il ruolo di protagonista».
Lo stesso ottimismo si respira anche in casa Birra Forst che tuttavia, nelle parole di Cellina von Mannstein, quinta generazione della famiglia proprietaria della storica azienda altoatesina, non nasconde una certa prudenza: «Fondamentali saranno la ripresa del turismo, l’attenzione al contenimento dei prezzi ai consumatori e la qualità del servizio, tenendo comunque conto delle difficoltà legate alle limitazioni del numero di persone ammesse nei locali e a una bassa mobilità lavorativa dovuta allo smart working».
Strategie per consolidarsi in Gdo
La speranza dunque è che nessuna “variante” arrivi a interferire alla ripresa dei consumi fuori casa perché, sebbene i big player possano vantare una capillare presenza nel canale off trade, marginalità e soprattutto immagine del brand si costruiscono nei locali. Anche in un 2020 negativo le aziende birrarie non hanno comunque giocato solo in difesa.
«AB InBev nel primo trimestre 2021 è cresciuta del 27,4% a valore su base annua – evidenzia Arnaud Hanset –. I nostri brand premium e super-premium hanno registrato una crescita a valore a doppia cifra nel canale off trade: Leffe +54,9%, Corona +33,2%, Tennent’s Super +30,2%, Stella Artois +29,2%. E il lancio di Corona nel formato lattina punta a rafforzare ulteriormente la nostra presenza nel momento dell’aperitivo». Birra Peroni ha giocato la carta della birra ceca Kozel, brand molto amato dagli appassionati che ora si può acquistare anche in Italia; Heineken ha proposto la novità di Birra Moretti Filtrata a Freddo, Carlsberg è entrata nel segmento, sempre più appetibile, delle birre analcoliche con la 4 Luppoli Zero del Birrificio Poretti e Birra Forst ha fatto debuttare nella Gdo la sua analcolica Forst 0,0%.
Le richieste di Assobirra e il Dl Sostegni bis
Prodotti e progetti che testimoniano la volontà di rilanciare dopo lo stop imposto dalla pandemia ma che non impediscono ad Assobirra, l’associazione che rappresenta le grandi aziende e un discreto numero di birrifici artigianali, di far presente al Governo la necessità di interventi strutturali. Cioè «affrontare un percorso di riduzione triennale delle accise – dichiara Alfredo Pratolongo, nuovo presidente Assobirra – che consenta al settore di tornare a investire e crescere e, con riferimento ai birrifici più piccoli, di introdurre scaglioni differenziati rispetto alle classi di produzione, così da essere da stimolo alla crescita di una filiera strategica del made in Italy».
Intanto il Dl Sostegni bis approvato in via definitiva prevede uno stanziamento di dieci milioni di euro per un contributo a fondo perduto per i birrifici artigianali in misura pari a 0,23 euro al litro di birra inseriti nei registri di carico nel corso del 2020
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