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Bitcoin a picco sotto i 7mila dollari. Lloyds vieta ai clienti l’acquisto. Draghi: asset molto rischioso

di Pierangelo Soldavini

Foto Reuters

3' di lettura

Le banche inglesi e americane stringono i freni sull’acquisto di bitcoin e di altre criptovalute da parte dei propri clienti con carte di credito. E sul mercato continua, anzi accelera, la caduta verticale. Il timore è che la grande volatilità del comparto faccia lievitare a dismisura i debito dei clienti che acquistano con carte di credito in caso di ulteriori pesanti ribassi delle quotazioni. L’ultima a vietare gli acquisti è Lloyds, leader britannico nelle carte di credito, che ha annunciato nel fine settimana la decisione che segue quella adottata da JP Morgan Chase e Citigroup. Secondo quanto riportato dal Telegraph ai clienti del circuito sarà inibito l’acquisto online attraverso l’inclusione in una “lista nera”. Altri colossi del credito come Barclays e Hsbc non hanno commentato sulla politica che avrebbero adottato.

Stop alle carte di credito
La corsa alle criptovalute, accentuata nell’ultima parte dell’anno scorso, ha coinvolto anche le carte di credito, sempre più sfruttate per finanziare i conti correnti presso le piattaforme di exchange, utilizzati in seguito per gli investimenti. Mastercard ha indicato che gli acquisti di criptovalute hanno alimentato un incremento dell’uno per cento dei volumi delle sue transazioni nell’ultimo trimestre dell’anno.

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Il picco di dicembre...
Era il periodo in cui Bitcoin continuava a salire senza sosta, quindi anche indebitarsi per l’acquisto valeva la pena e non creava problemi. A metà dicembre ha toccato un picco a ridosso di quota 20.000 dollari, ma anche successivamente era oscillato attorno a 18-19.000, mentre molte delle altre principali criptovalute hanno proseguito la corsa toccando i massimi a inizio gennaio.

... il crollo del 2018
Da allora però il comparto ha innestato una brusca retromarcia e le quotazioni hanno messo a segno pesanti ribassi: il Bitcoin si è più che dimezzato arrivando oggi sotto i 7.000 dollari (-200% rispetto a venerdì, il livello più basso dallo scorso novembre), ma anche Ethereum è a 780 dollari da un picco di 1.390 a metà gennaio e Ripple è crollato a 0,8 dollari da 3,5 a inizio gennaio. A innescare i realizzi e la corsa alle vendite sono stati i timori diffusi di una stretta da paret di diversi paesi in tuttoli mondo, a partire da Cina e Corea per arrivare alle authority finanziarie occidentali, intenzionate a imporre briglie normative a un settore da sempre allergico alle regole.

Intanto però aumentano le possibilità di comprarlo attraverso app per smartphone. Negli ultimi giorni Square ha esteso a tutti gli utenti americani il servizio sperimentale di acquisto e vendita di bitcoin che finora era limitato ad alcuni utenti. In Italia è operativo dallo scorso autunno il servizio di Conio, che permette l’operatività in maniera semplice via app mobile. Mentre ci sta pensando anche Circle, app bancaria inglese che sta ampliando il suo raggio d’azione in Europa, Italia compresa, grazie a Circle Pay, sistema di pagamento peer-to-peer.

Draghi: bitcoin investimenti molto rischiosi
Sul tema è intervenuto anche il presidente della Banca centrale europea.
I Bitcoin e le valute virtuali, ha detto Mario Draghi durante un’audizione al Parlamento europeo, «sono al momento nello spazio non regolato, e dovrebbero essere viste come asset molto rischiosi, soggetti ad alta volatilità e speculazione». Attualmente, ha spiegato Draghi, il Single supervisory mechanism, cioè la vigilanza bancaria unica, «sta studiando come identificare i rischi prudenziali che (le valute virtuali, ndr) pongono alle banche».

Il Bitcoin alle Nazioni Unite
Mentre le criptovalute continuano a essere sulle montagne russe del mercato finanziario aumentando i timori legati all’instabilità, investitori, ricercatori, aziende e policy-maker in tutto il mondo si interrogano per capire come la nuova tecnologia insita nel Bitcoin possa trasformare il mondo delle transazioni, finanziarie e non finanziarie.

Ora anche le Nazioni Unite hanno deciso di provare a capire meglio questi strumenti innovativi e le conseguenze che potranno avere sull’intero sistema economico globale. «Le criptovalute soddisfano le funzioni delle valute? Potranno sostituire le attuali fiat currencies? O sono un nuovo tipo di asset? Potranno alterare la gestione delle politiche monetarie? La tecnologia della blockchain potrà trasformare le interazioni tra le diverse industrie?»: sono questa alcune delle domande cui ha cercato di rispondere il seminario di lavoro Understanding Bitcoin, Blockchains and the Crypto Economy che si è svolto settimana scorsa presso il Dipartimento degli affari economici e sociali (Desa) dell’Onu.

In una sala da una quarantina di persone ce n’erano più del doppio a sentire le osservazioni degli esperti, tra cui un italiano: Ferdinando Ametrano, che insegna Bitcoin and blockchain Technologies al Politecnico ci Milano e all’Università di Milano Bicocca, ha illustrato le prospettive di Bitcoin come oro digitale. David L. Yermack, professore di Finanza e business transformation presso la Leonard N. Stern School of Business della New York University ha illustrato le possibilità di una cashless society sulla basa di blockchain.

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