Oceani e sostenibilità

Blue economy, si punta alla creazione di un «rating azzurro» per le aziende

È l’iniziativa Ocean Disclosure, promossa da One Ocean Foundation, McKinsey, Sda Bocconi e Csic per avvicinare le imprese all’economia del mare

di Daniela Russo

(AFP)

3' di lettura

Misurare l’impatto ambientale delle imprese sull’ecosistema marino: nasce con questo obiettivo la Ocean Disclosure Initiative (Odi) promossa da One Ocean Foundation (Oof), in collaborazione con McKinsey & Co., Sda Bocconi e Csic (Consejo Superior de Investigaciones Científicas), presentata nel corso del primo One Ocean Summit. Un nuovo tassello, che punta alla nascita di un Ocean Disclosure Rating, nel percorso che la Fondazione porta avanti dal 2018 per avvicinare il mondo delle imprese alle potenzialità dell'economia del mare.

«La ricerca condotta sull’ecosistema marino – spiega Riccardo Bonadeo, vicepresidente One Ocean Foundation – mira a evidenziarne le numerose potenzialità economiche, in modo da farne comprendere il reale valore alle imprese, chiamate a utilizzare queste risorse in modo sostenibile. Registriamo una nuova attenzione verso questi temi ma c'è ancora molto lavoro da fare. Il nostro obiettivo è proprio realizzare un misuratore per identificare le imprese più virtuose».

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Come si valuta l’impatto delle aziende sul mare

L'Odi incoraggia le aziende a valutare le proprie performance su tre categorie (densità e integrità biologica, qualità delle acque, conservazione del suolo marino) e cinque dimensioni gestionali fondamentali, tra cui strategia, governance e analisi dell'impatto ambientale indiretto.

I primi rappresentano i componenti dell'ecosistema marino la cui conservazione e il cui buono stato sono fattori fondamentali per mantenere gli oceani in uno stato funzionale e resiliente, le seconde comprendono le opzioni a disposizione delle aziende per affrontare i problemi legati agli oceani.

L'Odi integra un approccio orientato alla catena del valore con tematiche settoriali rilevanti per offrire a ogni impresa uno strumento creato in base alle proprie esigenze. «Il blue ranking realizzato sarà messo a disposizione delle imprese e dei policymaker, in un'ottica di ampia collaborazione, per essere al servizio del cambiamento – aggiunge Bonadeo –. Il lavoro nasce per colmare un vuoto di linee guida a supporto di questi attori. Stiamo avviando anche collaborazioni internazionali e ci proponiamo di essere punto di riferimento per la conoscenza della blue economy».

I test preliminari

La Ocean Disclosure Initiative, definita la griglia di valutazione, si articola in tre diverse fasi, la prima è quella dei test preliminari, condotti su realtà operative in tre settori industriali (pesca e acquacoltura, agricoltura e allevamento, moda), per poi coinvolgere tutto il tessuto produttivo.

Seguono la pubblicazione della prima valutazione delle imprese basata sugli oceani e lo sviluppo di protocolli settoriali.

«Il progetto pro bono di McKinsey per One Ocean Foundation si è sviluppato negli ultimi tre anni. La proposta che viene presentata parte dall'analisi di quattro pilastri: il Decennio del Mare e l'Agenda 2030 dell'Onu, l'Ocean Health Index e la Direttiva Ue del 2010, con lo studio di 17 iniziative dedicate al tema dell'ecosistema marino – commenta Leonardo Totaro, Chairman McKinsey Mediterraneo –. Ci siamo resi conto che target privilegiato di queste iniziative sono normalmente governi e investitori, ma non le imprese. Da qui, la necessità di uno strumento che le aiutasse a comprendere meglio il loro impatto sull'ecosistema marino e le responsabilizzasse maggiormente, al contempo aiutandole a orientarsi al meglio per migliorare il loro Esg rating».

Il coinvolgimento di banche e assicurazioni

La metodologia realizzata si propone di favorire una maggior trasparenza sul tema della qualità del mare per colmare il gap esistente, in termini di percepito comune, regolamentazione e iniziative di miglioramento, con il tema della qualità dell'aria.

«Le imprese prestano una crescente attenzione alle proprie emissioni, lo stesso deve essere fatto per l'impatto sul mare – aggiunge Totaro –. Per favorire l'adozione di questo modello da parte delle aziende puntiamo anche al coinvolgimento delle istituzioni finanziarie visto che le banche e le assicurazioni hanno grande interesse ad avere clienti attenti alla sostenibilità ambientale. Se lavoriamo bene, entro un paio d'anni potremmo realizzare un vero e proprio indice per misurare e gestire l'impronta delle realtà produttive sugli oceani».

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