Blumarine, 61 posti a rischio. La nuova proprietà: «Situazione insostenibile»
di Ilaria Vesentini
2' di lettura
Blumarine, il più importante marchio del distretto della moda di Carpi (Modena) apre la procedura di licenziamento collettivo per 61 dipendenti su 97. «Una sorpresa nei tempi e nell’entità, perché la situazione di difficoltà dell’azienda era nota, ma ci si aspettava che l’arrivo al timone della proprietà di Liu Jo (che lo scorso novembre ha acquisito il 100% del gruppo Blufin, ndr) portasse il rilancio, non una drastica riorganizzazione», commentano Filctem Cgil e Femca Cisl. I due sindacati presenti in Blumarine hanno reagito alla notizia dell’apertura della procedura di licenziamento collettivo chiedendo formalmente all'azienda un tavolo di confronto.
«Siamo entrati di fatto alla guida del gruppo Blufin a inizio dicembre, un’azienda che non naviga in acque tranquille da un decennio e ha performance sottodimensionate rispetto alle risorse in organico. In questi mesi il mio team – spiega Marco Marchi, fondatore e presidente di Liu Jo e alla guida di Au eccellenze italiane holding –ha svolto un grande lavoro per valutare con pragmatismo le attività da svolgere per rilanciare il brand. È evidente che non è un parametro sostenibile, per un’azienda industriale del nostro settore, avere circa 100 dipendenti ed esprimere un fatturato di 22-23 milioni, perché questo è l’ordine di grandezza dei ricavi 2019. A fronte di una perdita d’esercizio superiore ai 10 milioni di euro (i sindacati parlano di 14 milioni di rosso, ndr). Con senso di responsabilità ora avviamo un percorso con i sindacati per valutare come rimettere in sicurezza l’azienda e dare un futuro al marchio e ai lavoratori che resteranno».
Il presidente ricorda che in quanto imprenditore del mondo for profit che ha investito risorse proprie «ingenti» per rilevare Blumarine, senza leva finanziaria, deve rientrare dell’investimento e riuscire a fare margini «perché il mio obiettivo è immaginare un rilancio significativo per Blumarine. Ho ereditato una situazione complicata, tralasciando le ulteriori complicazioni delle ultime settimane per il Coronavirus, ma sono un imprenditore responsabile e cercherò di far rientrare una parte di esuberi nelle altre aziende del mio gruppo», anticipa.
«Non siamo disponibili ad accettare licenziamenti coatti che depauperano le competenze e vogliamo sapere sul piano industriale quali e quanti investimenti è pronta a fare la nuova proprietà, perché un conto è affrontare una situazione difficile con un progetto di rilancio, un conto risolverla dimezzando i costi del personale», ha detto Roberto Righi, segretario Filctem Cgil Modena.
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