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Bmw nel mirino dell’Ue per l’export dalla Cina. «Rischio boomerang»

Da Bruxelles questionario su investimenti e capacità. Il cfo Mertl teme ritorsioni

di Alberto Annicchiarico

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2' di lettura

L’indagine della Commissione europea sui sussidi all’industria dell’auto in Cina, foriera di un’invasione di veicoli elettrici con prezzi molto più bassi (20% in media, secondo Bruxelles), potrebbe avere un effetto contrario a quanto immaginato. Suonano come un avvertimento le affermazioni del direttore finanziario della Bmw, Walter Mertl. In effetti, subito dopo il via ufficiale all’indagine, mercoledì 4 ottobre, la Cina ha protestato poiché i presupposti dell’indagine si baserebbero su prove insufficienti e la mossa europea non rispetterebbe le regole della Wto.

L’indagine della Commissione è spinta soprattutto da Parigi, anche se Dacia (gruppo Renault) produce l’elettrica Spring in Cina per l’Europa. Mertl ha espresso, invece, le preoccupazioni delle aziende europee con i maggiori interessi in Cina, ovvero le tre big tedesche, per le quali il Dragone rappresenta un terzo (e oltre) del mercato. Seppure accusando un calo di qualche punto percentuale, nel 2022 il gruppo Volkswagen ha venduto 3,2 milioni di veicoli, Mercedes-Benz 750mila, Bmw 792mila. Insieme fanno circa un quinto dei 24 milioni totali.

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Dazi europei più alti dell’attuale 10% o dazi doganali ambientali a carico di beni prodotti in prevalenza con combustibili fossili (non a caso l’80% del mix energetico in Cina, con il carbone poco sotto il 60%) e che garantiscono margini elevati, rappresenterebbero un duro colpo per i tedeschi. Ma anche un’ipotetica ritorsione cinese sull’operatività delle fabbriche si farebbe sentire, «come un boomerang», ha detto Mertl. Il cfo della Bmw ha riferito che la casa tedesca deve rispondere entro una settimana a un questionario di Bruxelles che verte su investimenti e capacità produttiva per gli Ev da spedire in Europa. A dimostrazione che l’indagine sui sussidi non riguarda solo produttori cinesi come Byd o Saic (che esporta con successo le MG). Da Renault nessuna comunicazione.

Bmw esporta dalla Cina all’Europa il suv elettrico iX3 (circa 20mila nel 2022, oltre 70mila euro a listino) ed esporterà la Mini a partire dal 2024. Mentre il 90% delle automobili della casa bavarese vendute in Cina sono prodotte dalla jv Bmw Brilliance a Shenyang, alcuni componenti vengono spediti dall’Europa. Riguardo al volume complessivo delle esportazioni dalla Cina in Europa la quota dei produttori domestici, secondo S&P Global Mobility, è salita dal 54% circa al 64% tra il 2021 e oggi.

Tra i non domestici i numeri più importanti sono quelli di Tesla (97mila vetture nei primi 7 mesi); seguono Bmw e Mercedes con numeri molto più bassi e poco significativi per il momento, considerando che il gioco si fa sull’elettrico. Minime le esportazioni di Volkswagen. A proposito di elettriche, in vista dei risultati del terzo trimestre, Mertl ha detto che la società sarà in grado di presentare «buoni numeri», in linea con le previsioni al rialzo di un margine Ebitda del 9-10,5 per cento. Bmw non ha registrato un calo della domanda di veicoli a batteria come Vw e quest’anno dovrebbe raggiungere l’obiettivo di vendite del 15 per cento.

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