hi-tech & politica

Boicottaggio online contro Uber, il Ceo lascia la squadra di Trump

di Pierangelo Soldavini

(REUTERS)

2' di lettura

Sarebbero almeno duecentomila gli utenti di Uber che nell’ultima settimana hanno dato la disdetta dall’applicazione per il trasporto alternativo ai taxi. Motivo: il management è troppo allineato alla nuova Casa Bianca, a tal punto da decidere di non partecipare allo sciopero indetto dai tassisti di New York contro il provvedimento anti-immigrati di Donald Trump. L’ondata di polemiche che ne è seguita, e soprattutto la marea di disdette, ha convinto il Ceo a ritornare sui suoi passi.

Così nella tarda serata di ieri Travis Kalanick ha comunicato ai dipendenti di voler abbandonare con effetto immediato la squadra dei consiglieri economici del neopresidente. «Oggi ho parlato con il presidente sul suo decreto esecutivo relativo all’immigrazione e alle implicazione per la nostra community - ha scritto il Ceo in una mail -. Gli ho anche comunicato che non riesco a partecipare al suo consiglio economico. La mia partecipazione al gruppo non comportava l’appoggio del presidente o della sua politica, ma sfortunatamente è stato malinterpretato esattamente in questo senso».

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La vicenda è esplosa nel corso dell’ultima settimana. Lo scorso weekend i tassisti della New York Taxi Workers Alliance hanno deciso una sospensione del lavoro all’aeroporto Jfk di New York,nell’ambito delle proteste in tutto il paese contro il provvedimento della Casa Bianca che blocca l’ingresso negli Usa alle persone in arrivo da sette paesi a maggioranza musulmana. Immediatamente Uber ha fatto sapere con un tweet che la forte richiesta aveva provocato un balzo delle tariffe, lasciando intendere che il suo servizio proseguiva come se nulla fosse.

La reazione non si è fatta attendere e sui social network #DeleteUber è diventato in poche ore uno degli hashtag più popolari. Con la conseguenza che molti utenti sono passati all’azione e hanno davvero cancellato il loro abbonamento all’applicazione. Uber non ha rilasciato nessuna cifra ufficiale, ma i numeri circolati sono attorno alle duecentomila disdette. Comunque sufficienti perché la società introducesse un meccanismo automatico per la procedura.

In ogni caso l’ondata di cancellazioni è stata sufficiente per convincere Kalanick a uscire dalla squadra di consiglieri economici, prendendo le distanze da Trump. Tutti i Ceo dei grandi gruppi hi-tech - da Google a Facebook, da Microsoft ad Apple - hanno criticato apertamente il provvedimento del presidente, arrivando ad appoggiare iniziative di vario genere, anche legali, contro il bando.

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