Bollette, il governo studia l’impiego di 750 milioni di fondi europei per aiuti a famiglie e Pmi
Le risorse non ancora utilizzate del programma React-Eu possono coprire finanziare il bonus energia per le famiglie vulnerabili e interventi a sostegno delle piccole imprese
di Carmine Fotina
I punti chiave
2' di lettura
All’ombra del più dibattuto Piano nazionale di ripresa e resilienza c’è un’altra fonte di risorse europee alla quale l’Italia sta attingendo con estrema difficoltà. È il fondo React-Eu, ideato nel 2020 da Bruxelles per rispondere alle emergenze economiche e sociali innescate dal Covid-19, che per l’Italia presenta una disponibilità di 14,4 miliardi di cui 9,3 per il Mezzogiorno. Si tratta di un’extra-dote che ha incrementato il ciclo 2014-2020 del Fondo europeo sociale (Fse) e del Fondo europeo di sviluppo regionale (Fesr), ma ora rischiamo di perderne 1,3 miliardi.
Al 31 dicembre 2022, infatti, il totale delle spese certificate alla Commissione europea è pari a 1,8 miliardi, appena il 12,5% delle risorse programmate, con alcuni Programmi che registrano una certificazione pari a zero (Infrastrutture e Inclusione). E la stima di fondi a rischio disimpegno ammonta attualmente, appunto, a 1,36 miliardi. Di qui il lavoro per salvare il salvabile avviato dal governo con un’istruttoria del Dipartimento per le politiche di coesione che fa capo al ministro per gli Affari Ue, Pnrr e Sud, Raffaele Fitto. Sulla scorta dell’iniziativa europea «Safe» che consente flessibilità sui fondi Ue 2014-2020 si punta a dirottare almeno 750 milioni, provenienti dai Programmi più indietro, a copertura degli aiuti sull’energia alle famiglie più vulnerabili, cioè del bonus sociale per la fornitura di energia elettrica e gas destinato ai nuclei con Isee inferiore a 15mila euro, e in parte anche a supporto di misure per le Pmi.
Negoziati avanzati con almeno sette regioni
Lo schema in questo momento in discussione prevede di impiegare per gli aiuti sulla bolletta 500 milioni (stima rivedibile al rialzo) andando a definanziare per lo stesso importo i Programmi operativi nazionali Città metropolitane, Ricerca, Inclusione, Cultura e sviluppo, Governance. Il confronto con i ministeri responsabili dei singoli Pon viene considerato a buon punto. Almeno altri 200-250 milioni arriverebbero dai Programmi operativi regionali (Por) per i quali il negoziato con le Regioni è già in fase avanzata: Calabria, Basilicata, Campania, Liguria, Lombardia, Marche, Sicilia. Valutazioni in corso ci sono poi con Toscana e Puglia.
I dati e gli obiettivi del programma Safe sono stati illustrati nel corso della riunione annuale di riesame tra la Commissione europea e le Autorità di gestione dei Programmi operativi finanziati dai fondi Ue 2014-2020. Il travaso di risorse verso l’energia è consentito dal Regolamento Ue 435/2023 e una quota di risorse potrebbe andare anche alle imprese. Alcune Regioni in particolare, come Lombardia e Marche, grazie a questa riprogrammazione, valutano di emanare nuovi avvisi per finanziare il capitale circolante in favore delle piccole e medie imprese. Basilicata e Campania potrebbero coprire misure già attivate in favore di Pmi (oltre che di famiglie disagiate) per far fronte agli extra costi di energia e gas.
Per la fetta degli aiuti che potrebbe andare alle Pmi occorre però acquisire alcuni chiarimenti sul Regolamento Ue, ad esempio definire con certezza se l’iniziativa «Safe» si può applicare anche alle misure di aiuto concesse in regime «de minimis».
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