Bollette, libri, trasporti: ecco quanto aumenterà il costo per le famiglie
I rincari della spesa che hanno seguito gli italiani in vacanza proseguono al rientro in città: consumatori in allarme e c’è la variabile manovra
di Eugenio Bruno, Marta Casadei, Margherita Ceci e Celestina Dominelli
I punti chiave
10' di lettura
Il caro prezzi non abbandona le famiglie italiane. Dopo averle accompagnate in vacanza con il prezzo dei carburanti ai massimi da quasi un anno e aver reso più dispendiosa la loro villeggiatura, complice la corsa senza freni della spesa per lettini, ombrelloni e ristorazione – con tanto di competizione sui social alla pubblicazione dello scontrino più assurdo, tra sovrapprezzi per toast divisi a metà o piattini condivisi, ndr –, i rincari su larga scala si preparano a rendere bollente anche il rientro in città.
Tra impennate tipiche del back to school (libri e corredi scolastici), aumenti già decisi (bus e metro) o imminenti (bollette e mutui), e rialzi imputabili in tutto o in parte al cambiamento climatico (dal carrello della spesa alle assicurazioni), l’autunno alle porte somiglia a uno stress test per i conti di lavoratori e pensionati.
Se è vero che le stime Istat di giovedì 31 agosto contengono una buona notizia sui dati di agosto, con l’inflazione in Italia che cresce dello 0,4% su base mensile e del 5,5% su base annua (dal +5,9% di luglio) lo stesso Istituto di statistica ha sottolineato come restino ancora alti i prezzi del carrello della spesa, il mix di generi alimentari, prodotti per la cura della persona e la casa, che segnano un +9,6% (anziché +10,2%) mentre quelli ad alta frequenza d’acquisto rincarano con un +7% dal 5,5% precedente. In questo contesto, la comunicazione dell’Arera sul prezzo del gas attesa per oggi (da cui dipende anche quello dell’elettricità), dato da più parti in aumento, rischia di complicare ancora di più il quadro. Anche perché, e in questo ultimo anno e mezzo lo abbiamo visto chiaramente, la salita della componente energia è solita portare con sé, a cascata, sia un aumento dei costi di produzione sia ulteriori rialzi dei prezzi su larga scala.
L’allarme dei consumatori
A mantenere alta l’attenzione sui continui aumenti del costo della vita quotidiana delle famiglie – che peraltro non hanno beneficiato di alcun “adeguamento Istat” degli stipendi – sono le associazioni dei consumatori. Assoutenti già a metà agosto aveva parlato di “stangata d’autunno” con le famiglie costrette a spendere tra settembre e dicembre 1.600 euro in più, rispetto allo stesso periodo del 2022, per far fronte alle spese relative a scuola, alimentazione, benzina, mutui, consumazioni in ristoranti e bar.
L’Unione nazionale consumatori, dopo l’ultimo aggiornamento Istat, ha stimato un aumento medio per famiglia pari a 1.109 euro, 570 per mangiare e bere, 601 euro per la spesa di tutti i giorni. Nonostante il rallentamento tendenziale della corsa dei prezzi, anche Federconsumatori ha posto l’attenzione su rincari d’autunno preoccupanti: l’Onf (Osservatorio nazionale Federconsumatori) stima «una stangata autunnale» di +2.924,70 euro, prendendo in esame le spese per il caro scuola/caro libri, per le bollette, per le visite mediche, per la Tari e il riscaldamento.
La situazione di difficoltà economica delle famiglie viene fotografata anche dall’altro lato della barricata, complice il calo dei consumi – specialmente nel settore alimentare dove i volumi sono calati notevolmente – che si riflette anche sui conti delle aziende. E sull’andamento dell’economia italiana che, come evidenziato dagli ultimi dati Istat, rallenta più del previsto (+0,7% nel 2023, complice una flessione nel secondo trimestre legata alla domanda interna).
Gli aiuti in essere
Mentre i prezzi rosicchiano i risparmi accantonati dalle famiglie durante la pandemia – tra aprile 2022 e aprile 2023 hanno eroso 30 miliardi di euro di liquidità sui conti correnti (si veda Il Sole 24 Ore del 17 luglio 2023), i sostegni alle famiglie sono limitati. L’esempio più recente è quello del bonus trasporti, un’agevolazione che sconta una quota fino a 60 euro sull’abbonamento a treni o autobus per persone con reddito entro i 20mila euro, è andato esaurito in solo un’ora dopo l’apertura del click day del 1° settembre.
Se ne riparla il 1° ottobre, a patto che alcuni dei fondi prenotati (100 milioni stanziati dal governo Meloni, contro i 190 del governo Draghi) non vengano utilizzati dagli utenti. Stesso discorso per il bonus libri di testo introdotto nel lontano 1999 che sconta sia i ritardi di alcune Regioni nell’erogazione sia l’inadeguatezza delle risorse (secondo l’associazione editori Aie solo per soddisfare i bisogni degli studenti in povertà assoluta bisognerebbe salire dagli attuali 103 a 174 milioni).
Il banco di prova della manovra
In un contesto del genere la seconda manovra del Governo Meloni si annuncia cruciale. Un elemento pare chiaro sin d’ora: le richieste sono tante e le risorse poche, per cui bisognerà fare delle scelte. Ogni comparto ha presentato o sta presentando le proprie istanze. Pensiamo agli editori e ai librai che hanno chiesto di rendere detraibili le spese per i libri di testo, incassando anche l’attenzione del ministro di turno (Giuseppe Valditara per il Mim).
Ma il confronto all’interno dell’esecutivo è appena iniziato. Per ora la parola d’ordine della premier, guardando al 2024, è di concentrare le risorse su taglio del cuneo, salari bassi e aiuti alle famiglie numerose.
Tant’è che al momento non sembra esserci spazio nemmeno per il ripristino del taglio alle accise sui carburanti invocato da più parti. E anche gli sconti sulle bollette per i nuclei a basso reddito, in scadenza al 30 settembre, non è detto che siano prorogati. In attesa che il trimestre a prezzi calmierati promesso dal titolare delle Imprese e del made in Italy, Adolfo Urso, parta realmente.
Entro il 10 settembre andrebbe definito il paniere dei beni interessati. Ma attualmente si sta ancora cercando di riportare i produttori al tavolo accanto ai distributori. E il tempo stringe.
LIBRI SCOLASTICI
Gli editori si difendono: aumenti del 3,43%
Il tam tam sul caro-libri è partito in pieno agosto. Dalla Sil di Confcommercio, che ha denunciato il rischio impennata dall’8 al 12% per il prezzo di copertina, a Federconsumatori che ha quantificato in 1.300 euro il costo per un intero corredo scolastico alle superiori. Passando per la nascita dell’Osservatorio anti-rincari del Codacons. In realtà, a sentire l’associazione editori (Aie) la crescita tra gennaio 2023 e gennaio 2022, listino su listino, è pari al 3,04%, per i testi delle medie e del 3,43% per le superiori a fronte di un incremento del 5,5% annuo dell’indice nazionale Istat dei prezzi al consumo per l’intera collettività (Nic).
A prescindere dalle stime, il problema esiste da anni e, in periodo di alta inflazione, è diventato ancora più sensibile. Le regole sull’adozione dei libri di testo sono immutate da dieci anni. Alla primaria il prezzo è imposto dallo Stato e la crescita rispetto al 2022/23 è stata del 4,3%: in prima servono 12,81 euro (anziché 12,28); per un sussidiario di quinta 24,01 euro (e non più 23,02).
Alle secondarie di primo e secondo grado la scelta dipende dai consigli di classe che dovrebbero rispettare il tetto ministeriale (fermo al 2013): 294 euro in prima media, 335 in prima liceo classico eccetera. O al massimo sforarlo del 10%. Certo, se fossero vere le rilevazioni di Fedeconsumatori (con un costo medio di 488 euro alle medie e 695 alle superiori) saremmo ben al di sopra. In attesa di eventuali detrazioni o aumenti del bonus per i meno abbienti (su cui veda articolo nell’altra pagina), forse una virata verso il digitale potrebbe aiutare. Scegliendo un’edizione tutta digitale lo sconto applicato sarebbe del 30% ma solo il 2,4% delle medie e superiore l’ha fatto.
Bollette luce e gas
L’incognita forniture incombe sui prezzi
Se sarà un autunno caldo per le bollette energetiche è ancora presto per dirlo. Anche se la risalita delle quotazioni del gas sull’hub europeo di riferimento (il cosiddetto Ttf, la Borsa di Amsterdam), tornate sopra i 30 euro per megawattora dopo mesi di cali, hanno fatto rizzare le antenne a operatori e analisti. Un primo snodo arriverà comunque già oggi perché l’Autorità per l’energia, le reti e l’ambiente (Arera) aggiornerà, come di consueto, la tariffa gas relativa ai consumi di agosto e dovrà quindi tirare una linea per le famiglie con un occhio a quello che succede sui mercati internazionali dove le incognite legate alle forniture gas (da cui dipende anche la produzione di energia elettrica) restano ancora tante dopo i tagli imposti dalla Russia all’Europa.
Di certo, per ora c’è che a fine settembre scadranno gli ultimi aiuti statali per calmierare il costo delle bollette varati nei mesi scorsi (il potenziamento del bonus sociale, vale a dire lo sconto destinato alle famiglie economicamente svantaggiate, il taglio degli oneri gas e la riduzione, sempre sul gas, dell’Iva al 5% per usi civili e industriali) e il Governo dovrà decidere se prorogarli. Per ora la linea è quella della prudenza davanti alle continue oscillazioni dei mercati dell’energia.
«Gli sgravi torneranno d’attualità nella misura in cui i prezzi di elettricità e gas lo consiglieranno», ha detto il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti lunedì scorso, in conferenza stampa, dopo il primo Cdm a valle della pausa estiva. Insomma, calma e gesso. In attesa di capire se il prezzo del gas tornerà davvero sull’ottovolante.
Alimentari
I raccolti scarsi fanno correre frutta e verdura
Tra gli aumenti che inevitabilmente pesano sulle tasche delle famiglie c’è quello degli alimentari. Che non accennano a diminuire, anche per ragioni climatiche e geopolitiche. Secondo Assoutenti i listini di questi prodotti ad agosto sono saliti in media del +10,1% su anno, un aumento che equivale a una “stangata” da +777 euro annui per un nucleo familiare. Secondo le ultime stime Coldiretti l’inflazione continua a pesare sulle famiglie con la frutta che registra al consumo un aumento del 9,4 % e addirittura un +20,2% registrato nei prezzi al consumo della verdura. Su questo scenario pesano una serie di incognite di tipo geopolitico per i trasformatori (basti pensare al tema degli accordi sul grano che vedono coinvolta la Russia) e, per quanto riguarda i produttori agricoli, soprattutto di tipo climatico: secondo Coldiretti l’andamento climatico anomalo che ha decimato i raccolti, con tagli della produzione per caldo, siccità e maltempo che quest’anno vanno dal 30% per pesche e nettarine al 63% per le pere. Le prospettive per l’autunno non sono rosee: «Quelli che verranno messi sul mercato nei prossimi mesi sono prodotti in fase di raccolta o coltivazione – spiega Lorenzo Bazzana, responsabile economico di Coldiretti – e questo ci fa ipotizzare che, visto l’alternarsi di situazioni climatiche estreme, ci troveremo di fronte a una riduzione dei raccolti e quindi a un aumento dei prezzi. Registriamo una contrazione dei consumi delle famiglie, che tentano di difendersi dall’inflazione, che però genera un problema a monte: l’impossibilità di far fronte ai costi di produzione»
Mutui
Incertezze della Bce, ma i variabili restano alti
A Jackson Hole, Christine Lagarde non ha fatto espliciti riferimenti a ulteriori rialzi della Banca centrale europea per il prossimo 14 settembre, pur sottolineando l’importanza di mantenere i tassi a un livello abbastanza restrittivo «per il tempo necessario». Una situazione di stallo, che tuttavia non cambia lo stato dei mutui. «In questo contesto incerto – spiega Nicoletta Papucci, direttore marketing di Mutuionline.it – gli aspiranti mutuatari non devono scoraggiarsi e devono puntare sui tassi fissi, che non risentono delle decisioni di politica monetaria. Infatti i fissi sono pressoché stabili da un anno, e sono a livelli storicamente molto competitivi: oggi il tasso fisso più vantaggioso su MutuiOnline.it è al 3,25 per cento.
Al contrario, rimandare l’acquisto di una casa sperando che si torni ai tassi sotto l’1% rischia di essere una decisione poco lungimirante». Dallo scenario sulle migliori offerte di mutui fissi e variabili per l’acquisto di una prima casa – fornito al Sole 24 Ore da Mutuionline.it – le variazioni sull’ultimo anno e le proiezioni al rialzo non lasciano dubbi: mentre il fisso, anche in caso di aumenti dalla Bce, dovrebbe rimanere stabile nel corso del quarto trimestre, il variabile subirebbe un aumento del 2,1% rispetto all’agosto di quest’anno. Nel caso in essere dunque – mutuo di 160mila euro per un immobile di 200mila –, la rata mensile del miglior variabile ammonterebbe a 999 euro (+43,9% rispetto a gennaio 2022), a fronte dei 932 del miglior fisso. Risultato dei continui rialzi che da gennaio hanno portato i valori del variabile a superare velocemente quelli del fisso (diminuiti invece ad agosto dello 0,2% rispetto a gennaio 2023).
Libri scolastici
Gli editori si difendono: aumenti del 3,43%
Il tam tam sul caro-libri è partito in pieno agosto. Dalla Sil di Confcommercio, che ha denunciato il rischio impennata dall’8 al 12% per il prezzo di copertina, a Federconsumatori che ha quantificato in 1.300 euro il costo per un intero corredo scolastico alle superiori. Passando per la nascita dell’Osservatorio anti-rincari del Codacons. In realtà, a sentire l’associazione editori (Aie) la crescita tra gennaio 2023 e gennaio 2022, listino su listino, è pari al 3,04%, per i testi delle medie e del 3,43% per le superiori a fronte di un incremento del 5,5% annuo dell’indice nazionale Istat dei prezzi al consumo per l’intera collettività (Nic).
A prescindere dalle stime, il problema esiste da anni e, in periodo di alta inflazione, è diventato ancora più sensibile. Le regole sull’adozione dei libri di testo sono immutate da dieci anni. Alla primaria il prezzo è imposto dallo Stato e la crescita rispetto al 2022/23 è stata del 4,3%: in prima servono 12,81 euro (anziché 12,28); per un sussidiario di quinta 24,01 euro (e non più 23,02).
Alle secondarie di primo e secondo grado la scelta dipende dai consigli di classe che dovrebbero rispettare il tetto ministeriale (fermo al 2013): 294 euro in prima media, 335 in prima liceo classico eccetera. O al massimo sforarlo del 10%. Certo, se fossero vere le rilevazioni di Fedeconsumatori (con un costo medio di 488 euro alle medie e 695 alle superiori) saremmo ben al di sopra. In attesa di eventuali detrazioni o aumenti del bonus per i meno abbienti (su cui veda articolo nell’altra pagina), forse una virata verso il digitale potrebbe aiutare. Scegliendo un’edizione tutta digitale lo sconto applicato sarebbe del 30% ma solo il 2,4% delle medie e superiore l’ha fatto.
Trasporti
Da Bergamo a Firenze ritocchi in su per i biglietti
I primi aumenti dei biglietti di autobus, tram e metropolitane li abbiamo visti già tra la fine dello scorso anno e l’inizio del 2023, con grandi città come Milano che, dopo aver tentato di resistere all’aumento dei costi e ai minori introiti post Covid, hanno aumentato il ticket da 2 a 2,20 euro.
Al ritorno dalle ferie, però, il costo del biglietto del trasporto pubblico (urbano e non) diventerà realtà in molte altre città: alcune Regioni, infatti, hanno deliberato una sorta di allineamento all’inflazione che i Comuni hanno recepito. Dopo la delibera della Regione Toscana, per esempio, è partito l’ “adeguamento Istat” delle tariffe del trasporto pubblico in alcune città toscane tra cui Prato e Firenze. Nel capoluogo toscano il prezzo del biglietto urbano - stabile dal 2018 - è salito da 1,50 a 1,70 euro e l’aumento si riflette anche sugli abbonamenti: l’annuale per gli studenti, per esempio, passa da 252 a 278,70 euro. Per tutelare le categorie più fragili e incentivare l’uso del trasporto pubblico, però, sono state varate una serie di misure come l’abbonamento gratis (a fronte di un’iscrizione da 50 euro) per gli studenti delle scuole superiori residenti a Firenze.
A Bergamo, invece, dove l’adeguamento è partito lo scorso 1° settembre, i rincari sono stati limitati al biglietto singolo, nel tentativo di pesare più sulle tasche dei visitatori (Bergamo è, insieme a Brescia, la Capitale italiana della cultura 2023) più che dei residenti. Nell’attesa che anche il Comune di Roma concretizzi il già annunciato aumento dei biglietti dei mezzi pubblici (da 1,50 a 2 euro: al momento dovrebbe partire il 1° gennaio 2024), a Torino si parte il 1° ottobre con i ticket che passeranno dagli attuali 1,70 euro a 1,90 euro.
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